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Anche in Polonia si è aperta la stagione di caccia al curdo

Una serie di arresti (circa una cinquantina) ha recentemente colpito la diaspora curda in Polonia

di Gianni Sartori

Nessun stupore. I precedenti non mancano (rileggersi “MAUS”…). E poi da tempo la classe dirigente locale e una parte della popolazione (la “Polonia profonda” diciamo) sembra volersi rappresentare nei suoi aspetti peggiori: bigotta, conservatrice, reazionaria, ostile ai diritti delle donne, agli immigrati (a meno che non siano ucraini), filo-Nato, educatamente allineata con Washington…

Niente di strano quindi se a farne le spese stavolta sono i curdi.

Una serie di arresti (circa una cinquantina) ha recentemente colpito la diaspora curda in Polonia. Stando a quanto dichiarato da uno degli arrestati (Harûn Jirkî, per ora l’unico in grado di informare l’opinione pubblica) la polizia che lo aveva prelevato avrebbe agito in collaborazione con agenti che tra loro parlavano in turco. Per cui è lecito sospettare, intravedere la manina del MIT, i servizi segreti turchi.

Il 4 ottobre diversi negozi di kebab sono stati perquisiti alla ricerca di prove incriminanti (come qualche foto di Abdullah Ocalan!), molti telefoni sono stati sequestrati e appunto circa 50 persone tratte in arresto.

Uno di loro, Harûn Jirkî arrestato a Poznan, ne ha parlato con Yeni Özgür Politika dichiarando che una celebrazione del Capodanno curdo risalente al 2018 avrebbe fornito il pretesto ufficiale per la retata. In quanto nell’occasione venivano esposte alcune bandiere del PKK e qualche foto del “Mandela curdo”. In aggiunta, l’accusa per alcuni degli arrestati di aver finanziato il PKK.

Sempre stando alla testimonianza di Harûn Jirkî , gli agenti intenti alle perquisizioni, oltre a parlare tra loro in turco, avrebbero esplicitamente dichiarato di appartenere al MIT (o era forse un modo per intimidire ulteriormente ?).

Vedendo poi sulla spalla di uno degli arrestati a Varsavia un tatuaggio raffigurante Mahsum Korkmaz (il comandante Egîd, uno dei fondatori del PKK) i poliziotti avevano commentato dicendo “Lo vedi? E’ Mahsum Korkmaz”.

Difficile pensare che in Polonia il personaggio sia così conosciuto. Per cui è lecito sospettare che tra Varsavia e Ankara vi siano precisi accordi di collaborazione per contrastare il movimento curdo.

La retata ha interessato anche alcuni militanti della sinistra turca che in passato avevano partecipato a iniziative curde. E ovviamente anche i loro telefoni e computer sono stati confiscati.

Da segnalare che l’operazione, evidentemente avvolta nel segreto, pare essere quasi completamente sfuggita alla stampa e ai media polacchi e soltanto fronda.pl (un sito ultra-conservatore: contraddizione nella contraddizione?) ha denunciato l’evento come “scandaloso”.

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