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Alle denunce dei familiari il ministero risponde con trasferimenti!

Nella giornata di ieri tre dei detenuti del carcere di Opera che hanno sporto denuncia per gli abusi subiti durante, e dopo, le rivolte dello scorso marzo sono stati trasferiti in altre carceri e al momento non è dato sapere, neanche agli avvocati, dove siano stati trasferiti. E non si tratta di tre detenuti a caso. Sono i detenuti le cui familiari hanno rilasciato una intervista a Maria Elena Scandaliato per il tg3 Lombardia nelle scorse settimane, denunciando pubblicamente quanto avvenuto nel carcere di Opera. Un dispositivo che stiamo registrando sistematicamente per tutti i detenuti che non si lasciano intimidire dalle “minacce” di essere trasferiti in Sardegna! La Sardegna, si sa, per la popolazione detenuta e per i familiari rappresenta la “Cayenne”, un’isola-prigione dove i collegamenti diventano quasi impossibili per la maggior parte sia per difficoltà logistiche, specialmente in inverno, sia per i costi di viaggio e pernottamento, proibitivi per i più. Ma i trasferimenti che si stanno attuando (in violazione al divieto di spostamento che investe la popolazione italiana ) rappresentano una doppia punizione per i detenuti. L’allontanamento dalla residenza dei familiari anche se non avrà conseguenze immediate, comincerà a pesare nel momento in cui verranno riaperti (?) i colloqui; inoltre, i detenuti trasferiti, dopo aver già subito l’isolamento disciplinare di 15 giorni all’indomani delle rivolte, dovranno essere sottoposti ad un nuovo isolamento, questa volta sanitario, nelle carceri di arrivo. Stessa sorte sta toccando ai detenuti trasferiti da Foggia nel cuore della notte del 12 marzo che più voci, raccolte in un esposto depositato presso la Procura della Repubblica di Foggia, narrano essere avvenuti con modalità particolarmente violente e del tutto ingiustificate. Su alcuni detenuti poi, le vessazioni e l’isolamento, sarebbero proseguite anche nelle carceri di destinazione, ed ora nuovamente trasferiti.

Stesso copione anche su Voghera. Con tutto che è uno dei carceri più colpiti dal contagio, con un morto e diversi detenuti ed operatori positivi, alcuni ricoverati e tutti gli altri in isolamento all’interno del carcere stesso, pur non avendo partecipato alle “rivolte”, i detenuti hanno attuato una protesta pacifica per avere la disponibilità di guanti, mascherine e dispositivi di protezione dopo che i compagni di sezione risultarono positivi. La risposta è stata repressiva ed in seguito alcuni (quelli che avrebbero fatto uscire le notizie) sono stati trasferiti.

Quella che segue è la lettera di Federica Rinaldi e Alfonsina Pastoriello

Ieri ho appreso la notizia del trasferimento dal carcere di opera di mio fratello e di altre 3 detenuti .

Ad oggi non sappiamo dove siano stati trasferiti ..

Questo scelta di  trasferirli  è solo il  frutto di un ignobile ritorsione nei confronti di chi dopo il 9 marzo ci ha messo la faccia denunciando ai giornalisti, alle associazioni ed ora anche in procura, il trattamento subito dai nostri fratelli, mariti, figli …

Dopo botte, umiliazioni, pressioni psicologiche continue  e la sospensione del vitto…

Dopo avergli tolto acqua, ciabatte, fornelli, tv; dopo avergli tolto quel poco che gli rimaneva, hanno deciso che non bastava, volevano di più togliendoli il diritto, già in parte negato, della salute mettendo a rischio loro e altri detenuti che incontreranno nel nuovo carcere ..

In questo triste momento che l’intera Italia sta passando per il covid, ci sono famiglie lasciate sole nello sconforto che stanno aspettando una semplice chiamata o messaggio per sapere dove siano finiti perché casualmente hanno aspettato il venerdì …

Ho chiamato 10 carceri dove mi rispondono che non si può sapere se non tramite mail pec di un legale, ma sanno bene che passeranno giorni con feste di mezzo.

Cosa vuole dimostrarci il direttore di Opera? Che comandano loro? Questa è la giustizia in Italia? Bene, sappia pure che ci troverà sempre qui a lottare per la vita e la dignità dei nostri fratelli, mariti, figli, compagni detenuti.

Caro direttore il messaggio mio le è arrivato tramite telegiornale, il suo è arrivato tramite una moglie di un altro detenuto …

Io ci ho messo la faccia, lo faccia anche lei.

Ricordiamo a chiunque volesse segnalare abusi che può usare l’indirizzo email della Rete Emergenza Carcere: emergenzacarcere@gmail.com

Associazione Yairaiha Onlus

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