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Coppa Italia insanguinata, la polizia nega l’evidenza

Dopo Fiorentina-Napoli. Per la Questura nessuno scontro tra tifoserie e nessuna trattativa. Il governo pensa al daspo a vita per i violenti. De Santis, il tifoso della Roma accusato di aver sparato a Ciro Esposito: una vita tra curva ed estrema destra

Qua­ran­totto ore dopo la finale di Coppa Ita­lia tra Napoli e Fio­ren­tina, dispu­ta­tasi sabato scorso all’Olimpico, non si fer­mano le pole­mi­che. La Que­stura di Roma e il mini­stero dell’Interno negano la trat­ta­tiva con la curva del Napoli, biso­gne­rebbe allora solo capire di cosa discu­te­vano prima che arri­vasse l’ok per gio­care un gruppo di diri­genti di poli­zia scor­tati dalla digos con l’ormai famoso capo ultrà «Jenny ‘a Caro­gna». Non si capi­sce cosa ci sarebbe di male nel discu­tere con la curva, nel mediare e nel disin­ne­scare le ten­sioni, d’altronde i tifosi napo­le­tani sanno di tre ragazzi, uno dei quali in fin di vita, col­piti da un’arma da fuoco. Non è forse que­sto il com­pito di chi deve garan­tire l’ordine pubblico?

In ogni caso il governo invoca la linea dura: dal Vimi­nale Ange­lino Alfano chiede il «Daspo a vita» e di appe­san­tire le san­zioni per i reati con­nessi all’ordine pub­blico, più pru­dente il mini­stro della Giu­sti­zia Orlando che prende tempo, men­tre applaude alla pro­po­sta il sin­daco di Roma, Igna­zio Marino.

Ciro Espo­sito, il ragazzo tren­tenne di Napoli col­pito da un pro­iet­tile che ha rag­giunto la colonna ver­te­brale, è stato ope­rato al Gemelli e le sue con­di­zioni sono ancora cri­ti­che. I medici non sono certi del recu­pero totale della «capa­cità moto­ria degli arti infe­riori», d’altronde il pro­iet­tile gli ha tra­pas­sato il pol­mone, spez­zato la quinta ver­te­bra e si è fer­mato alla colonna ver­te­brale. Ciro rischia di rima­nere para­liz­zato, ma intanto è pian­to­nato dalla poli­zia: per lui la denun­cia di rissa aggra­vata e violenze.

La car­riera di Gastone

Pian­to­nato in ospe­dale rimane anche Daniele De San­tis, accu­sato di aver esploso i colpi di una Beretta cali­bro 7,65, anche se lui nega di aver spa­rato. De San­tis è noto per essere una figura limi­nale tra estrema destra e curva. Comin­cia la sua car­riera con un Brescia-Roma del 1994 dove gli ultrà roma­ni­sti aggre­di­rono la poli­zia con armi bian­che, tra i fer­mati anche Mau­ri­zio Boc­cacci, irri­du­ci­bile neo­fa­sci­sta attual­mente lea­der di Mili­tia, e viene poi coin­volto in un’altra serie di arre­sti con­tro la curva sud per aver ricat­tato l’allora pre­si­dente Franco Sensi. Con lui figu­rano l’ex estre­mi­sta nero degli anni ’70 Mario Corsi e il ram­pante Giu­liano Castel­lino, con cui lo accu­mu­nerà oltre la fede cal­ci­stica anche la mili­tanza poli­tica, che li farà ritro­vare assieme nel Movi­mento Sociale Euro­peo gui­dato pro­prio da Castel­lino. Nel 2008 Gastone (così è sopran­no­mi­nato De San­tis) sarà anche can­di­dato nella lista del «Tri­fo­glio – Movi­mento per la vita», una lista che sostiene Gianni Ale­manno e il cui lea­der è Alfredo Iorio, attual­mente vicino alla Destra di Storace.

Pro­prio a Iorio e al Tri­fo­glio sono ricon­du­ci­bili i campi spor­tivi e i locali occu­pati in via di Tor di Quinto 57 da dove sarebbe par­tita l’aggressione e dove avrebbe poi ten­tato di rifu­giarsi Gastone inse­guito dai tifosi napo­le­tani. Da quanto risulta, De San­tis lavo­re­rebbe pro­prio come custode dei campi spor­tivi. Eppure non è dalla mili­tanza poli­tica che Gastone riceve noto­rietà, ma dal famoso derby del 2004 in cui si dif­fuse all’Olimpico la voce — falsa — di un bam­bino morto fuori lo sta­dio durante gli scon­tri con le forze dell’ordine: De San­tis e altri lea­der sce­sero in campo per chie­dere a Totti e ai gio­ca­tori di non giocare.

06pol3  spalla tifo ultras de santis

In que­sta foto scat­tata all’interno della sede del quar­tiere Prati del Movi­mento sociale euro­peo, l’uomo die­tro la scri­va­nia sarebbe pro­prio De Santis.

Una rico­stru­zione che fa acqua

A fare acqua da tutte le parti è soprat­tutto la rico­stru­zione della Que­stura di Roma che sostiene, pro­muo­vendo il suo ope­rato, che non ci sarebbe stato nes­suno scon­tro tra tifo­se­rie e che si trat­te­rebbe di un caso iso­lato, un folle forse? Una ver­sione utile per chi evi­den­te­mente non ha saputo gestire l’ordine pub­blico e pre­ve­nire quello che è accaduto.

La realtà che sta emer­gendo è molto più arti­co­lata della ver­sione della Que­stura, che all’inizio ha pro­vato anche a negare la riva­lità cal­ci­stica come movente e la pos­si­bi­lità che ci fos­sero state ten­sioni tra tifosi di gruppi avversi.

Invece dovrebbe essere andata all’incirca così: un gruppo di tifosi romani aggre­di­sce e pro­voca i napo­le­tani diretti allo sta­dio (adia­cente ai campi di cal­cetto di via di Tor di Quinto), hanno le facce coperte da pas­sa­mon­ta­gna o caschi inte­grali. Poi scap­pano e lan­ciano petardi e fumo­geni ripa­rando pro­prio verso l’area dei campi spor­tivi dove lavora De San­tis e il Ciak Vil­lage, che però corre in una dire­zione diversa rispetto agli altri autori della pro­vo­ca­zione. Gastone inciampa e vedendo arri­vare i sup­por­ter del Napoli spara quat­tro colpi. A quel punto viene pra­ti­ca­mente lin­ciato fino all’arrivo delle forze dell’ordine. La sua pistola, natu­ral­mente con la matri­cola abrasa, verrà poi rac­colta e but­tata in un cestino da una donna, una delle gestrici del Ciak Vil­lage dove De San­tis è stato soccorso.

Valerio Renzi da il manifesto

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