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La Corte d’Appello di Torino concede l’estradizione alla Francia di Emilio

Si sono espressi questa mattina i giudici della Corte d’Appello di Torino, in merito alla misura cautelare e al processo che si dovrebbe svolgere in territorio francese, specificando, invece, che l’eventuale condanna dovrà poi essere scontata in Italia.
Riteniamo questa decisione scorretta, anche i legali di Emilio si ritengono insoddisfatti, tant’è che ricorreranno in Cassazione con l’obiettivo di far revocare questo provvedimento.

Ci piacerebbe dire che questa notizia arriva come un fulmine a ciel sereno, ma purtroppo conosciamo fin troppo bene il modus operandi del Tribunale di Torino nei confronti di chi ogni giorno spende la sua vita a fianco di chi vive ai margini di questa società e di chi si spende nelle lotte territoriali per la salvaguardia e cura dell’ambiente.
Ci sembra veramente assurdo che Francia e Italia continuino a giocare a scacchi con le vite delle persone, semplicemente per mantenere “buoni rapporti” tra i due stati.

Non intendiamo accettare le ingiustizie portate avanti dai tanti tribunali nei confronti di tutte quelle persone che provano a dare un’alternativa allo status quo della mala gestione della situazione delle migrazioni, che i vari Stati Membri continuano a mantenere, in un’Europa sensibile e solidale solo di facciata.

Dall’indecente trattamento destinato a Lorena Fornasir e al suo compagno Gian Andrea Franchi accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a scopo di lucro, passando per l’infame sentenza a 13 anni e due mesi di reclusione per Mimmo Lucano, arrivando oggi alla concessione dell’estradizione per Emilio da parte della Corte d’Appello, sono tanti gli esempi che ancora si potrebbero elencare di vicende analoghe, dove si recrimina la solidarietà in nome di una giustizia che perde ogni giorno la sua dignità.

Noi continueremo a stare al fianco di Emilio, abbracciando tutte quelle battaglie contro chi vuole frontiere chiuse per le persone in cerca di una vita più dignitosa è lontana da guerre e miseria, ma aperte alle merci e alla devastazione dei territori.

Emilio Libero!

Libertà per i/le No Tav!

Da notav.info

ai microfoni di Radio Onda d’Urtol’avvocato difensore, Danilo Ghia. Ascolta o scarica

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Chi è Emilio Scalzo

Emilio Scalzo è un ex pescivendolo in pensione, già pugile dei medio massimi in gioventù, sulla cui vita da romanzo è stato scritto un libro che si intitola “A testa alta“, Edizioni Intra Moenia, a cura della scrittrice Chiara Sasso. Vive a Bussoleno, bassa val Susa, provincia di Torino.

Scalzo, sessantasei anni, verrà estradato in Francia perchè secondo l’accusa avrebbe usato violenza contro un gendarme appena al di là del confine, durante una manifestazione a favore dei migranti che valicano la frontiera lungo la cosiddetta “rotta delle Alpi”. Sono migliaia ogni anno gli uomini, le donne e i bambini che, in arrivo dall’Asia o dall’Africa, coprono a piedi i dodici chilometri di montagna a quasi duemila metri di quota che separano Claviere, ultimo paese italiano in val Susa, da Briancon, primo centro francese dove si trova un piccolo rifugio – a rischio di smantellamento – che funge da punto di approdo dopo una traversata che, soprattutto nei mesi invernali, sfida la morte.

Il cammino parte dal campo da golf estivo pista da fondo invernale, e si dipana dapprima in una foresta di larici e poi, lungo un sentiero molto ripido porta al fondo valle francese, dove una casetta sotto assedio politico – la gestione umana dei flussi migratori da parte del precedente sindaco socialista Gerard Fromm ha fatto vincere le destra – ha accolto migliaia di esseri umani spesso a un passo dall’assideramento.

Solo una settimana fa due afghani sono stati salvati a 2400 metri di quota, in Italia, in stato di ipotermia, dopo essere precipitati in un lago alpino: la presenza di migranti lungo questo asse è sostenuta, e i passaggi quotidiani raramente scendono sotto le cinquanta unità. Attualmente il flusso migratorio è in arrivo dall’est, Afghanistan in particolare, ed è atteso per l’inverno un ulteriore aumento delle famiglie, spesso con bambini e bambine di pochi anni: si tratta della prosecuzione della rotta dei Balcani che porta fino in Germania, dato che le frontiere con l’Austria sono sigillate.

In passato, soprattutto nel biennio 2018 – 2019, la rotta delle Alpi che passa dall’Italia alla Francia in val Susa è stata anche oggetto di una scomposta fuga “interna” da parte dei “destinatari” del “decreto sicurezza 1” che di fatto mise in mezzo alla strada migliaia di esseri umani, nonché di un clima di terrore che anti migranti che dilagava in Italia.

Emilio Scalzo è notoriamente uno degli attivisti più industriosi, forse il vero cuore della rete di solidarietà che si è formata su queste montagne, un uomo che con le sue mani ha cavato dalla neve uomini, donne e bambini, e molto altro. Con lui decine di altri, di ogni età e afferenti ad una miscellanea di appartenenze culturali, che da circa quattro anni operano lungo una frontiera interna e che, di fatto, con il loro operato hanno evitato che le Alpi occidentali fossero la tomba di un numero imprecisato di esseri umani che si perdevano nelle notti di gelo, spesso senza scarpe e vestiti, senza una meta precisa.

Scalzo è anche uno dei più noti attivisti No Tav. Le mani di quest’uomo avrebbero anche, questa l’accusa, usato violenza contro un gendarme durante una delle molte manifestazioni che si svolgono lungo la frontiera e per questa ragione la procura di Torino ha concesso l’estradizione in Francia di Scalzo. Non è chiaro cosa sia successo, ma un gendarme avrebbe riportato delle lesioni a seguito di una accesa discussione svoltasi lontano dal corteo che si stava svolgendo.

La procura di Gap, poche settimane fa, aveva emesso un “mandato di arresto europeo” e Scalzo era finito in carcere a Torino per dieci giorni. Danilo Ghia, avvocato di Scalzo commenta: “La sentenza prevede che Scalzo venga consegnato affinché partecipi al processo in Francia e nel momento in cui la sentenza diventasse esecutiva questa verrà scontata in Italia. Io credo che questa scelta dei giudici sia errata, Scalzo potrebbe essere processato in Italia perché non sussistono pericoli di fuga, inquinamento delle prove o reiterazione del reato.

L’imputato inoltre è sotto processo per occupazione abusiva di una ex casetta cantoniera, in cui veniva dato rifugio ai migranti in transito lungo la rotta alpina: processo che impedirebbe la sua estradizione, ma i giudici hanno scelto di consegnarlo ai francesi. Depositerò al più presto un ricorso Cassazione”.

Scalzo rischia che una misura cautelare gli venga comminata in Francia, oppure potrebbe essere rilasciato e tornare in Italia. Potrebbe essere condannato a sette anni di carcere, pena massima prevista. Il mandato di arresto europeo staccato dalla Francia nei confronti di Emilio Scalzo è usato raramente e per i reati più gravi: l’Italia ne ha emanato uno recentemente per Danish Hasnain, fratello di Samira Abbas, uccisa, secondo l’ipotesi degli investigatori italiani, dai suoi familiari che non accettavano la relazione sentimentale della ragazza con un giovane italiano. I tempi previsti per la sentenza della Cassazione sono molto brevi e fino a quel momento Emilio Scalzo rimarrà a casa sua, a Bussoleno.

Maurizio Pagliassotti

da Il Domani

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