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7 maggio 1970: Università americane in rivolta

Il 7 maggio 1970 la polizia riesce, bloccando gli accessi all’isola di Manhattan, a fermare più di 20000 studenti che cercavano di raggiungere l’isola per paralizzare le attività di Manhattan, Wall Street e gli aeroporti. Lo stesso giorno un gruppo di militanti neri, insieme a centinaia di studenti bianchi, occupa l’Istituto Superiore di Matematica all’università di New York, sequestrando il computer, il cui riscatto ammonta a 60 milioni di lire da devolvere alla difesa legale delle Pantere Nere.

Il 1 maggio gli aerei americani avevano iniziato a bombardare la Cambogia. Contemporaneamente elicotteri armati e mezzi corazzati avevano trasportato più di 10’000 uomini all’interno del territorio cambogiano.

Nelle università americane esplode la protesta. A New Haven, nell’università di Yale, è in corso da alcuni giorni una mobilitazione in solidarietà con le Pantere Nere. La cittadina è in stato d’assedio: 3’000 guardie nazionali, 4’000 soldati ed elicotteri. La polizia si scontra con più di 15’000 manifestanti.

All’università statale del Maryland migliaia di studenti occupano un deposito militare ed un centro di reclutamento dell’esercito, il massiccio intervento della polizia provocherà arresti e feriti. Manifestazioni si svolgono ovunque. L’università statale dell’Ohio è in stato d’assedio, il rettore ottiene l’invio di 1’800 poliziotti, il risultato sarà di 500 arresti.

Nei giorni successivi continuano le manifestazioni, il 2 maggio viene distrutto l’edificio per l’addestramento degli allievi ufficiali.

Il 4 maggio alla Kent State University scendono in piazza 3’000 studenti. Nel corso della manifestazione i poliziotti lanciano centinaia di lacrimogeni. La risposta studentesca non si fa attendere: gli studenti reagiscono con lanci di pietre e bottiglie. La Guardia Nazionale inizia ad arretrare, giunti su una collinetta una trentina di soldati si volta ed apre il fuoco: vengono uccisi 4 studenti (tutti tra i 19 e i 20 anni) e ne rimangono feriti 9.

La sparatoria provoca le reazioni di tutte le università americane: 9 milioni di studenti scendono in sciopero, in molte università le autorità impongono il coprifuoco e lo stato di emergenza. In numerose città vengono incendiati e rasi al suolo i centri di reclutamento.

All’università di Berkeley gli studenti ribaltano e incendiano un camion dell’esercito che attraversava il campus. Le bandiere degli Usa e delle California vengono ammainate e issate in fiamme sulle loro aste. Scontri e occupazioni avvengono in numerose altre città (San Francisco, San Diego, New York, Cleveland…)

L’8 maggio 337 college sono chiusi per sciopero o occupati.

Nei giorni successivi continueranno ovunque le manifestazioni che culmineranno spesso in scontri con le forze dell’ordine.

Il 14 maggio in Mississipi due studenti di colore della Jackson State University vengono uccisi dalla polizia nel corso di una manifestazione. (da InfoAut)

Guarda “Sit in presso l’università di Berkeley“:

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