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22 maggio 1975 – Roma

Il Parlamento approva definitivamente la legge Reale sull’ordine pubblico che reintroduce il ‘fermo di polizia’, aumenta i termini di carcerazione preventiva e permette alla polizia di sparare se “ciò sia necessario per impedire la consumazione di attentati o altri eventi nefasti”

La cosiddetta legge Reale, cioè la numero 152 del 22 maggio 1975, ha come titolo “Disposizioni a tutela dell’ordine pubblico” e deve il nome con cui è ricordata al suo principale promotore, il parlamentare del Partito Repubblicano,  Oronzo Reale.

La legge di fatto sanciva il diritto delle forze dell’ordine a utilizzare armi da fuoco quando strettamente necessario anche per mantenere l’ordine pubblico. Il ricorso alla custodia preventiva – misura prevista in caso di pericolo di fuga, possibile reiterazione del reato o turbamento delle indagini – veniva esteso anche in assenza di flagranza di reato. C’era quindi la possibilità di effettuare un fermo preventivo di quattro giorni, entro i quali il giudice doveva poi decretare una convalida da parte dell’autorità giudiziaria. Infine, veniva ribadito che non si potevano utilizzare caschi o altri elementi che rendessero non riconoscibili i cittadini, salvo specifiche eccezioni.

I provvedimenti previsti dalla legge Reale, modificati nel 1977 dalla legge 533, furono contestati da molti, che li ritenevano eccessivi, e sottoposti a referendum abrogativo: si votò nel giugno del 1978 e il 76,5 per cento dei votanti decise di non abrogare la legge.

Nel corso degli anni la legge Reale subì alcune modifiche e in parte fu “depotenziata”. Nel 2005, con l’entrata in vigore della cosiddetta legge Pisanu con “misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale”, furono introdotte ulteriori modifiche alla Reale in tema di riconoscibilità nei luoghi pubblici delle persone ed espulsioni all’estero.

Dalla sua entrata in vigore, la legge Reale è stata spesso al centro di critiche e polemiche per l’aumento notevole dei poteri per le forze di polizia.

Nel 1990 fu pubblicata una ricerca sui casi di uccisione e ferimenti riconducibili all’introduzione della legge, a cura del Centro di documentazione Luca Rossi. Dal giugno del 1975 a metà 1989 furono uccise 254 persone e 371 rimasero ferite, nel 90 per cento dei casi le vittime non possedevano nemmeno un’arma da fuoco al momento del confronto con le forze dell’ordine.

 

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