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USA: Niente grazia per Mumia Abu Jamal e Leonard Peltier. Cariche contro i No Dapl

Venerdì 20 gennaio 2017, alle 18, ora italiana, a Washington, l’insediamento del miliardario Donald Trump come 45esimo presidente degli Usa.

Gli otto anni di presidenza di Barack Obama si avviano così, definitivamente, ad andare in archivio. Tra gli ultimi atti del presidente uscente è arrivata la commutazione della pena a Chelsea Manning, 29 anni, analista dell’esercito Usa condannata a 35 anni di carcere militare come ‘gola profonda’ di Wikileaks nel 2010. Uscirà dal carcere il prossimo 17 maggio, anziché nel 2045, comunque dopo oltre sei anni di carcere.

Quella di Manning era una pena senza precedenti in casi analoghi nella storia Usa e il suo caso aveva contribuito a smascherare abusi e menzogne della guerra in Afghanistan e in Iraq. Non si tratta comunque di una grazia, ma di una sorta di maxiriduzione di pena: per la giustizia Usa, Manning rimane colpevole. Per questo motivo Julian Assange, fondatore di Wikileaks, ha annunciato che non si farà estradare negli Usa, dove rischia una pena pesantissima.

Il governo degli Stati Uniti ha poi annunciato la liberazione di Oscar Lopez Rivera, militante imprigionato nel paese da 36 anni per la sua lotta per l’indipendenza di Porto Rico. Per lui è arrivato l’indulto, uscirà a maggio. Veterano della Guerra del Vietnam, nel 1976 Lopez Rivera entrò nelle Forze Armate di Liberazione Nazionale di PortoRico. Nel 1981 fu catturato dall’FBI accusato di “cospirazione” e per la sua militanza nelle FALN, condannandolo a 70 anni di carcere, di cui 12 di isolamento totale.

Niente provvedimenti di grazia, indulto o riduzione di pena, invece, per almeno altri due importanti prigionieri politici. Il primo è Mumia Abu Jamal, pantera nera e compagno afroamericano, dal 1982 nel braccio della morte, dove si è anche ammalato di epatite C. Una malattia sempre più grave, anche a causa della mancanza di cure, non solo per Abu Jamal, ma per altre migliaia di prigionieri, di cui l’ex pantera nera è diventato, suo malgrado, portavoce.

Un aggiornamento direttamente dalla voce di Mumia Abu Jamal, in un audio inviato al sito di movimento Usa Prison Radio e tradotto dalla nostra redazione.

Ascolta o scarica qui.

Niente da fare, per ora, anche per Leonard Peltier, attivista nativoamericano, in carcere addirittura dal 1976. Il suo avvocato, attraverso il sito del Comitato di solidarietà internazionale per Leonard Peltier, ha diffuso la risposta della Casa Bianca alla richiesta di grazia, con la negazione decisa da Barack Obama solo ieri, mercoledì 18 gennaio (clicca qui per il documento ufficiale)

Proprio per Leonard Peltier oggi, giovedì, annunciati altri due nuovi presidi in Italia, a Firenze e, alle 17, sotto l’Ambasciata Usa di Roma.

Con noi Andrea, Comitato Free Leonard Peltier. Ascolta o scarica qui.

# Intanto nella notte tra mercoledì 18 e giovedì 19 gennaio nuove violenze nella riserva indiana di Standing Rock, nel North Dakota, dove attivisti, solidali e nativi americani si battono contro la costruizione del DAPL, un megaoleodotto da 1600 km che dovrebbe attraversare 4 stati oltre che le terre della riserva con il rischio concreto di inquinare e devastarne il territorio e la falda acquifera. La polizia ha attaccato il presidio di Backwater Ridge e al momento si contano diversi attivisti feriti, in particolare dai proiettili di gomma, compresi numerose-i mediattiviste-i (clicca qui).

Nei giorni scorsi il Corpo Militare degli Ingegneri dell’esercito aveva aperto un procedimento per una valutazione di impatto ambientale dell’opera, dopo già a dicembre aveva ritirato i permessi per la costruzione così come il presidente Obama aveva aperto alla possibilità di modificare il progetto. La situazione è però precipitata negli ultimi giorni a causa delle pressioni di politici e amministratori locali, da sempre favorevoli al megaoleodotto, oltre che dell’apparato militare e poliziesco dello Stato del North Dakota, che ha schierato contro i manifestanti addirittura dei sistemi missilistici (clicca qui). Chiaro il loro obiettivo: tenere viva l’opzione del megaoleodotto fino all’arrivo al potere di Donald Trump, da sempre favorevole all’opera.

L’aggiornamento sulla lotta #NoDapl e su quanto sta avvenendo in North Dakota è con Umberto Mazzantini, giornalista di Green Report che segue da mesi la vicenda. Ascolta o scarica qui.

da Radio Onda d’Urto

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