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Sguardo da vicinato? No grazie!

Gli “assistenti civici” parlano la stessa lingua dei “controllori di vicinato”. Boccia e Bonaccini la stessa lingua delle destre. 

Lo sguardo da vicinato rappresenta un sistema sbagliato e fuorviante di partecipazione alla vita di una comunità perché si basa essenzialmente sulla delazione. Esistono innumerevoli strumenti partecipativi e di coinvolgimento dei cittadini, dalle consulte alle assemblee di quartiere, passando attraverso iniziative a tema organizzate da associazioni, partiti, consiglieri o più semplicemente da gruppi di cittadini riuniti attorno ad alcune tematiche. Perfino le comunità religiose si attivano attorno a dei progetti sociali, lo sguardo da vicinato invece nasce proprio dal rifiuto delle forme di partecipazione attiva dei cittadini. Sarebbe sufficiente coinvolgere i cittadini e ascoltarli mettendo in pratica le loro osservazioni per restituire i quartieri a esistenze più dignitose e umane.

Lo sguardo da vicinato scaturisce invece da altri presupposti, dal fatto che esistano innumerevoli illeciti o comportamenti illegali da segnalare, con o senza anonimato, alle autorità locali  e soprattutto alle forze di polizia.

E così capita sovente che le segnalazioni entrino nella vita dei vicini, segnalino comportamenti giudicati lesivi del pubblico pudore, gran parte delle denunce sono frutto di paure coltivate ad arte o della mancanza di socialità e condivisione. Le lettere anonime sono sempre esistite ma quando diventano strumento di controllo della vita di una comunità iniziano i problemi oltre a percorsi di involuzione democratica.

Centinaia e migliaia di segnalazioni si sono dimostrate del tutto infondate , il paradosso è che siano gli Enti locali e le istituzioni a perorare le cause delle delazioni di massa , un po’ come accadeva in epoca fascista quando si intimava il silenzio per non fornire al nemico informazioni utili.

Taci, il nemico ti ascolta, oggi invece scrivi e denuncia che sarai considerato un bravo e onesto cittadino. La delazione diventa paradossalmente strumento di cittadinanza attiva partendo dal presupposto che esistano comportamenti da sorvegliare e punire, una idea di società non basata sulla partecipazione attiva alle decisioni più importanti per una comunità ma costruito artificiosamente sulla cultura del sospetto. Eppure per segnalare una rissa, fenomeni di spaccio non servirebbe lo sguardo da vicinato ma solo digitare il numero delle forze dell’ordine, allora perché tanta enfasi alla delazione di massa? In Italia esiste uno dei più alti rapporti tra forze dell’ordine e cittadinanza, eppure numerosi sindacati non disdegnano di utilizzare i nostri cittadini per pagare ronde armate per i quartieri, per la sorveglianza dei locali pubblici. Anche statisticamente i reati sono in calo ma nell’immaginario collettivo la microcriminalità sembra essersi impossessata del territorio quando invece il vero pericolo è dato dalla criminalità organizzata che allunga i propri tentacoli sugli appalti pubblici

Vogliono costruire una società basata non sulla partecipazione democratica, sui processi decisionali attorno alle varianti urbanistiche e alle scelte dirimenti per una comunità, intendono solo utilizzare i cittadini per dare forza a un modello sociale securitario che con la difesa della democrazia e della legalità non ha niente a che spartire, anzi è una involuzione dei nostri tempi, figlia del degrado urbano, dei pacchetti sicurezza costruiti contro gli ultimi, i migranti, gli occupanti di casa o i senza fissa dimora, mai invece per restituire dignità e forza ai processi decisionali delle comunità locali.

Abbiamo quindi bisogno dello sguardo da vicinato? Certo che no, anzi  si sta facendo strada un nuovo e pessimo modello di concepire la cittadinanza attiva attraverso comitati nati attorno allo sguardo, la democrazia e la partecipazione non si costruiscono sulla cultura del sospetto, sulla nozione di degrado urbano ad occultare  politiche urbanistiche e sociali sbagliate, la comunità non si costruisce sulle delazioni ma sul confronto,. quel confronto che da sempre fa paura alle istanze autoritarie.

a cura del blog delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com/

No Comments

  • leon rosario

    l’assessore alla sicurezza ,ex assessore ,di Sesto San Giovanni ha risposto alla lettera di un cittadino a nordmilanotizie l’anno passatp
    parlando di ” collaborazione con le forze di polizia come fattore di coesione e aggregazione sociale.
    Bisognerebbe attaccarli su due punti
    a) se sono volontari chi li finanzia? Nascono come associazione volontaria di controllo territoriale (video fonino ronde)della destra da forza Italia a Casa pound .Comunicano tra loro via What’s up. Chi gli paga le ricariche? Se sono soldi pubblici devono essere in bilancio comunale. I controllori vicinali sono una costante di tutte le giunte leghiste.
    b) Non sono pubblici ufficiali. Potrebbero solo chiamare la polizia o i cc,cosa che si può fare comunque senza bisogno di dare potere a questi intermediari. Li ha “legalizzati” un decreto Salvini. Prima erano “sommersi”. Non è che hanno filmato,schedato in qualche modo i cittadini sulla base della propria personale paranoia e/o antipatia politica. Filmare per gente così è una tentazione quasi libidica.
    Se sì si sono scambiati messaggi sui cittadini? Sarebbe grave. Dov’è la banca dati? Attaccarli su sti cavilli,al capone l’hanno fregato per cose da niente. Bisognerebbe lavorare a che siano messi fuori legge. Molte cose non tornano: ad esempio non sono riconoscibili, non gli viene chiesta la fedina penale ecc…..sono l’ovra 3.0.

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