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Prove tecniche di regime…. manganelli in piazza, militari in parata

Nemmeno davanti alla tragedia dei terremoti rinunciano alla parata militare del 2 giugno.
Nel 1976 persino il governo democristiano annullò la parata militare a seguito del terremoto in Friuli. Oggi invece Napolitano e Monti liquidano l’indignazione popolare con una vana promessa di “sobrietà” e, tra le proteste popolari, tra cui spicca quella dei pompieri (che l’hanno spuntata e non saranno alla parata ma ad aiutare i terremotati), spendono 3 MILIONI di € per far sfilare migliaia di soldati. Una vergognosa autocelebrazione del militarismo e della guerra in barba ai veri valori della Repubblica nata dalla Resistenza e dall’Antifascismo.

Se poi contiamo anche i 19 MILIARDI di € che intendono buttar via per l’inutile e devastante Tav (a cui si aggiungono i miliardi spesi per mantenere militarizzata la Val Susa per anni e anni), i 15 MILIARDI di € per i caccia da guerra F-35, le spese militari che superano i 20 MILIARDI di € ALL’ANNO e i 760 MILIONI di € ALL’ANNO per la guerra in Afghanistan, scopriamo che le spese dello Stato per la distruzione sono più di 1000 volte quelle per la ricostruzione (50 milioni stanziati per i terremoti degli scorsi giorni).
Solo pochi giorni fa a Brescia militi in camicia nera al comando del gerarca “La Carica” hanno massacrano “dissidenti politici”, “diversi” ed “antifascisti”

E’ accaduto lo scorso 28 maggio durante le iniziative per il 38° anniversario della strage fascista, di Stato e della Nato: coloro che chiedevano verità e giustizia per un brutale attentato ancora senza colpevoli e mandanti sono stati massacrati dai manganelli della polizia. “I servitori” di quello Stato che – per stessa ammissione del Presidente della Repubblica – ha deviato ed insabbiato tutte le indagini che si sono susseguite, hanno picchiato senza motivo e con inaudita ferocia giovani studenti, operai, funzionari sindacali ed antifascisti.

Il vicequestore “La Carica”, già zelante esecutore della strategia repressiva messa in atto in diverse occasioni a Brescia (ricordiamo il caso più emblematico: su indicazione del ministro degli interni Maroni, si era particolarmente distinto nell’utilizzo della macchina repressiva nei giorni dell’occupazione della gru di via S. Faustino), ha colpito ancora .

Siamo di nuovo di fronte ad una strategia della tensione che vuole creare paura e imporre repressione violenta nei confronti dei movimenti che lottano sui terreni sociali e politici, nei confronti di chiunque esprima dissenso.

Abbiamo assistito quest’anno ad una monopolizzazione della piazza, del ricordo, della memoria, che ha eliminato ogni contenuto conflittuale, di rivendicazione, di memoria non pacificata.

Esprimiamo solidarietà ai colpiti e alle colpite dalle denunce e dai manganelli.

Rete Antifa Brescia

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