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Prato: Manganelli e arresti contro i lavoratori della Texprint in sciopero della fame

A Prato sgomberata la tenda dei lavoratori della Texprint Prato in sciopero della fame. Cariche e  arresti contro gli operai licenziati  e i solidali Si Cobas, che da mercoledì 1 settembre erano in presidio davanti al Comune dove avevano iniziato lo sciopero della fame. Quattro operai fermati in questura e un sindacalista Si Cobas picchiato dalla polizia.

prato texprint

La lingua batte dove il dente duole. Solo il sempreverde detto popolare può spiegare l’operazione di polizia che, alle prima luci dell’alba, ha portato allo sgombero coatto di una decina di operai licenziati dalla Texprint, «colpevoli» di star chiedendo da mesi e mesi il rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro – a partire dalle 40 ore settimanali – e ora doppiamente rei per aver iniziato mercoledì scorso uno sciopero della fame, con presidio davanti al duecentesco palazzo municipale.

QUELLA PICCOLA TENDA MONTATA davanti al Comune ha fatto saltare i nervi a molti, sindaco Biffoni compreso. Anche perché sul palco del “Settembre Pratese”, davanti a un migliaio di persone in piazza Duomo, il rapper torinese Willie Peyote poche ore prima si era schierato al fianco degli operai, indossando la maglietta con la scritta “8×5” e citando Gino Strada: «Quando i diritti non sono di tutti non si chiamano più diritti, si chiamano privilegi».

Così, dopo l’immediata multa per occupazione di suolo pubblico, sono intervenuti i poliziotti del reparto mobile insieme a finanzieri, vigili e carabinieri. Uno spiegamento di forze da blitz contro la criminalità organizzata: «Ci hanno malmenati e portati scalzi in questura», denunciano i Si Cobas, che con Luca Toscano e Sarah Caudiero partecipavano allo sciopero della fame. E non sono mancati gli arresti «per resistenza a pubblico ufficiale»: per primo l’operaio senegalese Abdou Khadre, e a ruota tre manifestanti arrivati davanti alla questura per organizzare un sit-in di protesta contro lo sgombero. Saranno processati oggi, per direttissima.

IL PRESIDIO era stato organizzato per sollecitare risposte da parte dell’Ispettorato del lavoro, che a gennaio aveva fatto dei controlli all’interno della stamperia a conduzione cinese, denunciata dal sindacato di base per turni di lavoro che arrivavano a dodici ore al giorno, sette giorni su sette. «Avevamo chiesto alla prefettura di convocare un tavolo con enti locali e Ispettorato del lavoro – spiega Luca Toscano – ci hanno risposto che il tavolo sarebbe stato convocato a patto che noi togliessimo il presidio. Ci è parsa una proposta indecente perché dimostra che il problema non è la situazione degli operai Texprint, il problema è che qui si racconta una realtà di cui non si deve parlare».

È una realtà, quella del formicaio di piccole e piccolissime aziende del Macrolotto, contoterziste o produttrici in proprio nel florido comparto del pronto moda, monopolizzate dalla spregiudicata imprenditoria della folta comunità cinese in città, dove chiedere tutele e rispettare i diritti del lavoro equivale a una bestemmia. «Questa volta però qualcosa si è mosso – racconta ancora Toscano – in sei fabbriche del Macrolotto è partito uno sciopero di solidarietà con questi operai licenziati, che hanno avuto il coraggio di raccontare la schiavitù del distretto tessile pratese».

Agli sgomberati è arrivato il sostegno, fra i tanti, del Collettivo di fabbrica Gkn: «Ma veramente credete di poter fermare così questa vertenza? Veramente insistete ad attaccare lavoratori che chiedono banalmente il rispetto del contratto nazionale? I lavoratori Texprint erano qua proprio ieri sera a spiegarci la loro situazione. Consideriamo un attacco a loro come un attacco a tutti noi».
Immediata la reazione anche di Potere al popolo, e del Prc toscano: «Altro che problema ordine pubblico, come continua a dire il sindaco Biffoni. Il punto vero è il patto non scritto fra padronato e tutti i poteri locali e regionali, visto che la Regione non ha ancora fatto nulla nonostante le promesse, per non vedere una sorta di extra territorialità all’interno del distretto pratese in cui, nel nome della competitività al massimo ribasso, si può derogare ad ogni minimo diritto. A questo punto non solo del lavoro, anche umano».

DAL SI COBAS È PARTITO un appello a Cgil, Arci e Anpi: «Questa non è una battaglia di bandiera, non è mai troppo tardi per sostenere la lotta dei lavoratori». E la consigliera comunale pentastellata Silvia La Vita ricorda: «Ad aprile abbiamo depositato un’interpellanza, per coinvolgere il consiglio nella problematica dello sfruttamento del lavoro, che riguarda purtroppo tantissime imprese del nostro territorio. Ma da cinque mesi stiamo aspettando che qualcuno ci risponda».

Riccardo Chiari

da il manifesto

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I lavoratori in sciopero della fame e i sindacalisti del Si Cobas  presenti sono stati sgomberati  e poi portati in Questura. 4 le persone in stato di arresto: Abdou, lavoratore Texprint, oltre a tre solidali, Arturo, Milly e Lapo.Sono stati aggrediti – denunciano i Si Cobas – dalla polizia davanti alla Questura, che ora li ha arrestati inventandosi accuse di resistenza a pubblico ufficiale. Domattina (oggi 4 settembre ) presidio solidale fuori dal Tribunale di Prato alle ore 9 in occasione dell’udienza della direttissima.

Le voci della diretta di Radio Onda d’Urto con le compagne e compagni Si Cobas durante il primo presidio di protesta a Prato venerdì 3 settembre. Ascolta o scarica

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Fanno tanta paura questi operai che parlano e raccontano la realtà della schiavitù del distretto tessile. Così paura da doverli sgomberare come ladri durante la notte.

Ieri sera i dieci operai Texprint in sciopero della fame erano andati a chiedere spiegazioni al sindaco di Prato Biffoni che stava facendo aperitivo a 50 metri dal presidio rispetto al ripetuto rifiuto di incontrarli. Come riportato dalla pagina dei SI Cobas Prato e Firenze:

Avevamo finito da dieci minuti di leggere le dichiarazioni mezzo stampa del sindaco di Prato, Matteo Biffoni, in cui invoca una soluzione militare e uno sgombero coatto del “problema” posto dai 10 operai Texprint che da 48 ore sono in sciopero della fame e da 229 giorni scioperano contro lo sfruttamento nel distretto tessile. In cui afferma che le loro parole e quelle dell’azienda Texprint hanno “la stessa valenza”.

Avevamo finito da dieci minuti… quando abbiamo visto il sindaco Biffoni al tavolino di uno dei tanti bar della movida cittadina a fare aperitivo, a nemmeno cinquanta metri da questi 10 operai che da 48 ore sono in sciopero della fame.

Un sindaco per cui le parole di 18 operai in sciopero della fame, e quelle di padroni multimilionari con comprovati rapporti con la ndrangheta, hanno la stessa valenza, si commenta da solo.

Un sindaco che degli operai che denunciano illegalità, criminalità organizzata e schiavitù sul lavoro riescono a incontrare solo per caso al bar e all’aperitivo, si commenta da solo.

Un sindaco che decide di mangiare stuzzichini e bersi un bicchiere a meno di cinquanta metri da uno sciopero della fame che si è rifiutato di incontrare e ha chiesto di sgomberare con la forza, si commenta da solo.

Lo sgombero arriva dopo ripetute provocazioni nei confronti dei lavoratori in sciopero della fame a cui alcuni giorni fa era stata persino fatta una multa per occupazione di suolo pubblico.

Di seguito alleghiamo la testimonianza di ieri (quindi di prima dello sgombero del presidio) di Luca Toscano coordinatore dei Si Cobas ai microfoni di Radio Onda d’UrtoAscolta o scarica

da InfoAut

 aggiornamenti

Procura sconfitta: lavoratori liberi

Procura bocciata e nessuna restrizione per i lavoratori e sindacalisti della Texprint. Il giudice del tribunale di Prato ha convalidato i quattro arresti – tre uomini e una donna – per resistenza di venerdì durante lo sgombero del presidio Si Cobas in sciopero della fame dalla piazza del Comune e poi di fronte alla questura, dove lavoratori migranti e sindacalisti protestavano per l’accaduto. La procura chiedeva invece il divieto di dimora a Prato o il Daspo. Il processo è invece slittato al 3 marzo.

Una volta liberati, i quattro hanno festeggiato con i duecento che manifestavano sotto il tribunale. La battaglia va avanti: gli operai pakistani chiedono il rispetto del contratto nazionale e di poter lavorare «8 ore per 5 giorni sono stati licenziati dalla stamperia tessile a conduzione cinese Texprint.

Intanto il Si Cobas rilancia la mobilitazione. «Lunedì 6, giorno della Liberazione di Prato, torneremo in piazza del Comune assieme alle associazioni e realtà del territorio, a partire dai lavoratori della Gkn, che vogliono sostenere questa battaglia – dichiara Luca Toscano – . Lo slogan sarà: “Non c’è libertà senza diritti umani. Non c’è libertà senza diritti e e dignità del lavoro”. Al Comune chiederemo atti concreti a partire dal riconoscimento delle residenze ai lavoratori sfruttati che oggi sono esclusi da assistenza medica, welfare, cittadinanza», chiude Toscano.

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