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Ondata di arresti e feriti da proiettili di gomma in Catalogna

Il bilancio provvisorio delle proteste per la sentenza per il “Procés” è di 209 persone arrestate e 623 ferite, quattro delle quali con gli occhi distrutti dai proiettili di gomma sparati dalla polizia nazionale.

Lunedì 14 ottobre, primo giorno successivo alla pronuncia della sentenza della Corte suprema per gli accusati per il  “Procés”: tre arresti e 131 persone aggredite dai mossos d’esquadra e  dalla polizia nazionale – una delle quali con un occhio distrutto dai proiettili di gomma, il cui uso è stato vietato cinque anni fa dal parlamento catalano. Martedì 15 ottobre, secondo giorno successivo alla condanna: 30 persone arrestate e altre 125 ferite dalle cariche della polizia. Il giorno seguente, altre 33 persone arrestate e altre 80 ferite … E così via fino ad oggi, il bilancio delle proteste seguite alla sentenza del “Procés” è stato di 209 persone arrestate e 623 ferite, quattro delle quali con gli occhi distrutti dai proiettili di gomma lanciati dalla polizia nazionale. Tra gli arrestati, 28 persone sono state oggetto di detenzione preventiva. Le accuse: turbamento dell’ordine pubblico, danneggiamenti e resistenza e aggressione a pubblico ufficiale.

«Nella gestione dell’ordine pubblico, i due corpi – mossos e polizia – stanno usando metodi molto estremi e violenti», spiega Benet Salellas, avvocato di tre persone sottoposte a detenzione preventiva. «Ma nel trattamento degli arrestati, sembra che il fatto che (le aggressioni) siano compiute degli agenti della polizia nazionale faciliti l’impunità», aggiunge.

Molti degli arrestati hanno riferito di essere stati accusati di trasportare oggetti mai apparsi come palle da biliardo. Sono stati anche ricevuti alla stazione di polizia da agenti in passamontagna e, in alcuni casi, hanno subito abusi e molestie da parte della polizia durante l’arresto e il loro passaggio nella stazione di polizia. Una delle arrestate ha spiegato come gli ufficiali le abbiano messo un coltello sul collo, minacciando di ucciderla. In altri casi, sono stati messi faccia al muro per ore. «C’è stata una regressione assoluta in termini di diritti a cui non siamo abituati», afferma Salellas.

Nei procedimenti contro le persone in carcere si ripete la stessa dinamica. «Sono persone che si trovano in detenzione preventiva solo per via delle testimonianze della polizia, in assenza di altri elementi come registrazioni che supportino le accuse a loro carico», spiega Salellas. Sono «informative poliziesche molto stereotipate e molto generiche, che si riproducono quasi uguali in tutte le testimonianze», afferma l’avvocato.

«Sono ostaggi dello stato», afferma Eduardo Cadice, avvocato di Solidarity Alert, organizzazione anti-repressiva della sinistra indipendentista catalana. L’obbiettivo di questa forma di organizzazione è che con l’entrata in prigione di queste persone «si evitino ulteriori manifestazioni».

«È chiaro che siamo in un contesto eccezionale», afferma Salellas, che sottolinea come nelle stesse decisioni giudiziarie viene riportato il «contesto socio-politico» che la Catalogna attualmente vive come giustificazione per le misure detentive.

L’avvocato spiega che le varie persone che, alla fine di questa udienza, restano in carcere preventivo sono accusate solo di resistenza o aggressione a pubblico ufficiale. Altre devono far fronte a  richieste di pena da parte del procuratore per un massimo di dieci anni per turbamento dell’ordine pubblico e  resistenza o aggressione a pubblico ufficiale.

Fino al 2015, per le accuse di resistenza o aggressione e per disordini era prevista una pena massima di tre o quattro anni. Ciò che si sta applicando ora, spiega Salellas, è la riforma del delitto di turbamento dell’ordine pubblico nel codice penale approvato dal governo di Mariano Rajoy nel 2015, una delle riforme della cosiddetta Legge Bavaglio. «Uno dei capitoli che è stato maggiormente modificato è stato quello dei crimini contro l’ordine pubblico e in particolare il crimine di turbamento dell’ordine pubblico», spiega l’avvocato.

La riforma contemplava una nuova forma aggravata di turbamento dell’ordine pubblico che consente, «in astratto», secondo Salellas, condanne fino a sei anni di carcere. Anche il crimine di resistenza o aggressione a pubblico ufficiale ha contemplato vari casi per cui è possibile una condanna con sanzioni fino a sei anni, uno dei quali il lancio di oggetti contundenti.

«Siamo sempre stati molto critici nei confronti del funzionamento della Corte nazionale e della Corte suprema in merito all’uso delle misure eccezionali del diritto, ora verrà messo alla prova il sistema giudiziario ordinario si vedrà se le istanze provinciali correggeranno questi tribunali del riesame che hanno agito in modo così severo o se generalizzerà l’eccezionalità giudiziaria anche nei tribunali ordinari», conclude Salellas.

Ter García

Articolo apparso su El Salto

Traduzione italiana di Elisa Gigliarelli per DINAMOpress.

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