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Kurdistan: La Turchia invade la Siria. Obiettivo: la resistenza popolare curda

I carri armati della Turchia, ottenuto il beneplacito di Usa e Russia, sono entrati in Rojava, il territorio nel Nord della Siria strappato agli jihadisti di Daesh dalla resistenza popolare di Ypg e Ypj, le milizie a maggioranza curda (ma non solo curde, vista la presenza di milizie arabe e di altre componenti, riunite nelle Forze Democratiche Siriane) capaci di dare vita, nel dramma della guerra siriana, a un progetto politico rivoluzionario come quello del confederalismo democratico.

La “scusa” della volontà di liberare Jarablus da Daesh non è nemmeno stata usata con troppa enfasi da Erdogan.

L’obiettivo ufficioso dell’operazione turca “Scudo dell’Eufrate” lanciata mercoledì 24 agosto nel giro di poche ore è diventato quello ufficiale: impedire l’unificazione delle aree (oggi non ancora tutte collegate tra loro) liberate dalla resistenza curda, ricacciando YPG e YPJ a est del fiume Eufrate, come richiesto anche dal vicepresidente Usa Joe Biden, volato a Istanbul per siglare la rinnovata intesa con la Turchia, sulla testa dei curdi: “Abbiamo detto chiaramente alle Forze siriane democratiche e al Pyd (il riferimento politico dei curdi siriani) che dopo l’operazione di Manbij devono tornare a est dell’Eufrate e, se non lo faranno, non avranno il supporto degli Stati Uniti”, ha detto Biden incontrando a Istanbul il premier turco,  Binali Yildirim.

Tra carri armati e raid aerei, stragi di civili (come le almeno 40 vittime civili vicino a Jarablus) e azioni di resistenza curda, anche nel territorio del sudest della Turchia, come quella contro l’aeroporto di Dyarbakir, le operazioni militari proseguono, anche se al momento senza scontri diretti sul terreno, tra Turchia e milizie curde.

L’operazione di Erdogan rientra in quella che la resistenza definisce la “nuova concezione” del conflitto in corso da parte dei governi di Turchia, ma pure Siria e Iran. Erdogan infatti ha fretta: la liberazione di Manbji aveva fatto mettere nel mirino della resistenza curda Jarablus, la cui eventuale conquista da parte di YPG e YPJ avrebbe significato, come scrive Luigi D’Alife in un suo dettagliato articolo pubblicato pochi giorni fa (clicca qui) “la scacciata di Daesh da quel pezzo di confine… e l’unione dei 3 cantoni del Rojava e la continuità territoriale finora mai realizzata dall’inizio della rivoluzione nel 2012. Si tratterebbe inoltre di mettere i bastoni tra le ruote a un progetto più ampio, che non riguarda solo i curdi, ma tutte le popolazioni e le etnie che vivono nel nord della Siria. Con la conquista dei territori a ovest dell’Eufrate si realizzerebbe di fatto il progetto della “Federazione del nord della Siria”. Un progetto politico ufficializzato con il congresso tenutosi a Rmeilan il 16 marzo 2016, che esprime la volontà di autogoverno nel solco del confederalismo democratico, da parte delle popolazioni del nord della Siria. Proprio della nuovo sistema federale farebbe parte il 4° cantone, quello di Shahba, che geograficamente va proprio da Jarablus fino al cantone di Afrin a ovest di Aleppo, e che vede Manbij come capitale”.

Da , nella Siria liberata da compagne e compagni curdi (e non solo), abbiamo raggiunto l’inviato di Radio Onda d’Urto (clicca qui per l’archivio con tutti gli audio) e Infoaut, che nel corso dell’ultimo fine settimana di agosto ci ha mandato diversi aggiornamenti audio sia per quanto riguarda la situazione sul terreno che alcune prime analisi di carattere politico.

Le proponiamo di seguito, divise per argomento

Audio da Kobane sul contesto internazionale dell’attacco da parte della Turchia

Audio da Kobane sulla reazione di compagne e compagni di YPG e YPJ all’attacco e alla posizione degli Usa

Audio da Kobane sulle strategie mediatiche in atto in merito all’attacco della Turchia

Audio da Kobane sulla situazione tra Jarablus e Manbji, la zona più calda (prima parte)

Audio da Kobane sulla situazione tra Jarablus e Manbji, la zona più calda (seconda parte)

da Radio Onda d’Urto

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