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Per il gip Massimo Ricciarelli Aldo Bianzino è morto per cause naturali.

Il gip Massimo Ricciarelli archivia il fascicolo per omicidio:
“Cause naturali in seguito ad aneurisma” E’ stata archiviata dal gip del tribunale di Perugia l’inchiesta per omicidio a carico di ignoti per la morte nel carcere del capoluogo umbro, nell’ottobre di due anni fa, di Aldo Bianzino, il falegname che era stato arrestato pochi giorni prima per la coltivazione di alcune piante di canapa indiana.
Secondo il giudice, il decesso avvenne per cause naturali in seguito ad un aneurisma cerebrale.
Il giudice ha accolto la seconda richiesta di archiviazione del fascicolo avanzata dal pm Giuseppe Petrazzini. Ad entrambe le istanze si erano invece opposti i familiari di Bianzino.
In base agli accertamenti svolti dai consulenti della procura, il giudice ha però ritenuto che la lesione riscontrata al fegato del falegname sia legata alle manovre di rianimazione dopo l’aneurisma. Ha quindi disposto l’archiviazione del fascicolo.
“Aldo Bianzino, è stato trovato morto nella cella di un carcere di Perugia. E’ stato ucciso senza lasciar tracce esterne sul corpo. La decisione del gip Massimo Ricciarelli, di archiviare il fascicolo per omicidio mette una pietra tombale alla verita. Oggi Aldo Bianzino è stato ucciso una seconda volta.” E’ questo il commento a caldo di Italo Di Sabato dell’Osservatorio sulla Repressione.
“Nonostante siano state riscontrate lesioni sul suo corpo con quattro commozioni cerebrali, lesioni al fegato e due costole rotte dopo il decesso, che dimostrano chiaramente la compatibilità con l’omicidio, e nonostante il medico legale abbia escluso la morte per infarto, la decisione del Gip Ricciarelli ci lascia esterefatti e dimostra come in Italia ci sia ormai una assoluta immunità verso coloro che compiono violelenze e purtroppo anche omicidi all’interno di careceri e caserme, cosi come è capitato ad Aldo Bianzino e ultimamente a Stefano Cucchi.” – continua Di Sabato – “Questi “omicidi” comincino a diventare normalità in un paese che fra giri di vite e pacchetti sicurezza sta lentamente scivolando verso una forma di autoritarismo di cui non si conosce la fine. Sembra quasi che stia (ri)nascendo una zona d’ombra nella nostra democrazia, generata dall’intreccio tra retoriche securitarie e piano simbolico, tra guerra al povero e disprezzo per la diversità. Ormai, sembra che la nostra società non sia più in grado di metabolizzare i fenomeni che l’attraversano, e che stia delegando all’apparato repressivo la risoluzione di tutte le sue contraddizioni; perchè questo avvenga è sicuramente il frutto di dinamiche complesse e multifattoriali, sulle quali occorre riflettere seriamente. Quello che è certo è che questa deriva va contrastata a fondo, senza cedimenti, e dopo archiviazione del caso Bianzino da parte del dott. Ricciarelli è difficile credere ancora nella giustizia. Per questo rivolgo – conclude Di Sabato – un’appello per organizzare al più presto, in una modalità tale da permettere la massima convergenza di tutte le forze che ritengono utile impegnarsi in questo senso, un grande appuntamento nazionale contro le leggi emergenzialiste e per un nuovo garantismo sociale, perché un paese intollerante è tutto tranne che un paese sicuro.

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