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Libertà per Leonard Peltier

Jean Roach, Lona Knight, Carol Goeke: sono le tre donne e compagne native americane che sono arrivate lo scorso 12 settembre in Europa. Obiettivo: portare anche nel Vecchio Continente il Rise Up Tour for Leonard Peltier, ovvero “L’Insorgiamo Tour per Leonard Peltier”. Si tratta di un percorso tra Francia, Austria, Svizzera, Germania e Italia, per ribadire una volta di più la richiesta di clemenza per Leonard Peltier, compagno e attivista dell’American Indian Movement, da quasi mezzo secolo detenuto per un crimine che non può essergli imputato, come hanno concluso le svariate indagini e processi nel corso degli anni.

Dopo il tour europeo, torneranno negli Usa, dove è in corso una marcia di migliaia di chilometri che a novembre porterà tutto il movimento a Washington, per chiedere al presidente Biden di fare quello che è in suo potere e dovere: concedere la grazia a Peltier.

In Europa, il Rise Up Tour è rappresentato da tre compagne di primo piano del Comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier: tutte e tre, native americane, hanno infatti una lunga storia di lotta alle spalle.

Jean Roach, Sioux, attivista storica dell’American Indian Movement è una sopravvissuta dei fatti di Oglala (l’uccisione di due agenti del FBI, oltre a un compagno nativo, nel 1975) per i quali venne poi incarcerato Leonard Peltier; Lona Knight, della tribù dei Lakota è erede diretta di Jackson Whiteman, tra i pochi sopravvissuti al massacro di Wounded Knee, dove nel 1890 il Settimo cavalleggeri delle truppe Usa sterminò 300 nativi americani; Carol Goeke, nativa Anishinabe, coordinatrice del Rise Up Tour, è da decenni impegnata contro devastazione ambientale, sfruttamento da parte delle multinazionali, espulsione forzata dalle proprie terre: gli storici problemi di gran parte delle popolazioni native nel mondo, non solo negli Usa.

Proprio Carol Goeke è stata intervistata da Radio Onda d’Urto durante la prima tappa italiana del Rise Up Tour, avvenuto non a caso nella Valle italiana che resiste e insorge ormai da un trentennio, la Valle di Susa, culla del movimento No Tav.

Di seguito la traduzione in italiano dell’intervista, condotta dal nostro collaboratore Andrea De Lotto a San Didero, Val di Susa. Ascolta o scarica

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