Rexhino Abazaj, «Gino» per i suoi amici. compagno antifà è stato arrestato in Francia, a Parigi, con un mandato d´arresto europeo. Lo accusano di essere coinvolto nei fatti avvenuti a Budapest nel febbraio 2023, in occasione delle proteste antifasciste che si contrapponevano alla cosiddetta “Giornata dell’Onore” neonazista.
“Abbiamo appreso che questa settimana il nostro amico e compagno Gino è stato arrestato in Francia, a Parigi, con un mandato d´arresto europeo.
A richiedere la sua estradizione sono le autorità ungheresi, che lo accusano di essere coinvolto nei fatti avvenuti a Budapest nel febbraio 2023, in occasione delle proteste antifasciste che si contrapponevano alla cosiddetta “Giornata dell’Onore” neonazista.
Attualmente si trova detenuto nel carcere di Fresnes ed è in attesa della decisione del giudice francese sulla sua estradizione.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Gino e invitiamo tutti a mobilitarsi per impedire che un altro compagno antifascista finisca nelle mani di Orban.
Nessuna estradizione verso l’Ungheria!
Gino libero! Free all antifas!
I suoi compagni e compagne”
Dopo aver trascorso un periodo in Finlandia, Gino si era infine trasferito a Parigi, dove era attivo con il Menilmontant Fc, una polisportiva popolare e antifascista impegnata a garantire il diritto allo sport e combattere «ogni discriminazione, nel terreno di gioco e oltre». Al momento il ragazzo si trova recluso nel penitenziario di Fresnes, comune della Valle della Marna a sud della capitale, dove ieri ha ricevuto la visita dell’avvocato Youri Krassoulia, che sostiene la sua difesa per conto dello studio di Laurent Pasquet-Marinacce.
Mercoledi 20 novembre si terrà l’udienza preliminare. In questa sede gli verrà domandato se è sua intenzione accettare o meno l’estradizione in Ungheria. In caso di risposta negativa, le autorità francesi dovranno chiedere a quelle di Budapest un mandato d’arresto europeo con l’elenco dei capi d’accusa, al momento ignoti.
Da quel momento il caso verrà discusso davanti alla Corte d’Appello di Parigi, la stessa che nel luglio del 2022 aveva negato la consegna all’Italia di dieci ex militanti degli anni della lotta armata. Più recente, ma con esito analogo, la vicenda di un altro italiano finito davanti alla giustizia francese per la richiesta di trasferimento nelle patrie galere. Vincenzo Vecchi, uno dei dieci manifestanti condannati per gli scontri del G8 di Genova di inizio millennio, è stato protagonista di una lunga battaglia legale conclusa a marzo 2023 con il terzo No all’estradizione verso l’Italia pronunciato dalla Corte d’appello di Lione.
Vedremo se l’orientamento garantista dei giudici transalpini sarà confermato anche in questa storia, che in caso contrario potrebbe costare oltre 20 anni di carcere al giovane arrestato. Corre il medesimo pericolo Maja T, che ad agosto è stata estradata in Ungheria dalla polizia tedesca in fretta e furia, prima che la Corte costituzionale federale potesse pronunciarsi. Anche per lei le accuse riguardano i fatti relativi al Giorno dell’onore 2023.
Intanto in Germania continuano le manovre giudiziarie contro gli antifascisti. Gli inquirenti parlano ormai diffusamente dell’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere paneuropea che negli anni si sarebbe resa responsabile di decine di azioni contro militanti e gruppi neonazisti. Quando nel giugno del 2023 la giovane Lina Engel venne condannata dal tribunale di Dresda, il giudice, dopo aver detto che farsi giustizia da soli è senza dubbio illegale, non mancò di sottolineare come le inchieste sulle nuove camicie brune siano per lo più caratterizzate da «deplorevoli carenze».
Nei giorni scorsi la polizia della Sassonia ha arrestato su un treno regionale a Weimar Johann Guntermann, considerato uno dei leader del gruppo che gli investigatori tedeschi hanno soprannominato Hammer Gang, «la banda del martello». Guntermann, 31 anni, dopo aver scontato 19 mesi di carcere per alcune aggressioni, era latitante dal 2020. Su di lui era stata messa addirittura una taglia da 10mila euro.
DICHIARAZIONE DI ILARIA SALIS
“Gino libero, no all’estradizione! Ho appreso, con grande preoccupazione, che la settimana scorsa è stato arrestato in Francia il mio amico e compagno Gino.
A quanto pare, è l’Ungheria di Orban a richiedere la sua estradizione, accusando pure lui di essere coinvolto in fatti avvenuti a margine delle contro-manifestazioni antifasciste alla “Giornata dell’Onore” neonazista a Budapest, in quel famigerato febbraio del 2023, quando anche io fui arrestata.
Gino è arrivato in Italia quando aveva tre anni, dove ha avuto residenza regolare e continuativa per più di vent’anni. Eppure, per colpa del razzismo sistemico del nostro paese, gli è stata negata la cittadinanza, con il pretesto di alcune segnalazioni di polizia per il suo generoso impegno come attivista nei movimenti.
Gino per me è un compagno, un amico e un fratello. Tuttavia, la solidarietà non è solo una questione umana e personale, ma anche e soprattutto politica. Ancora una volta il tiranno Orban prova a calpestare i valori dell’antifascismo e dello stato di diritto.
La mia vicenda dimostra chiaramente che, per Gino e per tutti gli antifascisti, in Ungheria non è possibile aspettarsi né un processo giusto né una detenzione che rispetti i diritti fondamentali.
Auspico che la stessa energia collettiva che è stata in grado di liberarmi e riportarmi a casa possa incidere sulla realtà anche questa volta”.
Gino è stato arrestato in Francia, a Parigi, con un mandato d´arresto europeo. A richiedere la sua estradizione sono le autorità ungheresi, che lo accusano di essere coinvolto nei fatti avvenuti a Budapest nel febbraio 2023, in occasione delle proteste antifasciste che si contrapponevano alla cosiddetta “Giornata dell’Onore” neonazista. Attualmente si trova detenuto nel carcere di Fresnes ed è in attesa della decisione del giudice francese sulla sua estradizione.Mercoledi ci sara’ l’udienza di convalida dell’arresto.
Radio Onda d’Urto ha sentito l’avvocato Eugenio Losco che sta seguendo la vicenda giudiziaria legata ai fatti di Budapest Ascolta o scarica
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