Le ragioni per adesso sono confuse e fumose, ma ci pare di poter azzardare alcune considerazioni.
Da anni ci confrontiamo con le giunte leghista dei vari comuni della provincia comprese Voghera e Pavia.
Conosciamo qual è la considerazione nella quale tengono le vite di uomini, donne, bambin*, anzian*, invalid* migranti.
Questo omicidio è solo la punta dell’iceberg di una violenza istituzionale che viene esercitata sulle persone migranti su questo territorio.
Una giunta, quella vogherese, al centro di pesanti indagini su corruzione elettorale che questi ultimi giorni, per mascherare corruzione e inefficenza e incapacità politica, ha messo in campo rigidi dispositivi securitari quali il divieto di vendita di birre fredde tutto il giorno e il vetro dopo le 17 elaborate proprio dall’assessore assassino.
Non ci interessa la cortina fumogena volta a giustificare quest’omicudio e a criminalizzare il morto.
Perché sappiamo che l’assessore Adriatici teorizzava l’uso delle armi in caso di aggressione e quindi non ci stupisce che in qualche modo abbia voluto dare il buon esempio. Abbiamo tante domande a cui vorremmo venissero date risposte degne di una vita stroncata in questo modo in primo perché Adriatici era al bar con la pistola in una normale sera afosa di luglio.
Per noi le vite nere valgono e lo dimostriamo ogni giorno che ci confrontiamo con i tangheri della lega e di Fdi subendo la loro arroganza e la loro violenza.
Siamo stanch* di subire.
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Lo sceriffo di Voghera e le sentenze di Salvini
Il capo della Lega sale sul tetto a difendere l’assessore del suo partito coinvolto ieri sera nell’omicidio di un uomo. «Si fa strada la legittima difesa», insinua il leader-giudice-avvocato difensore
Dopo alcuni giorni con il camice di virologo a dispensare consigli non richiesti (e non corretti) sui vaccini, Salvini è ricomparso in cima a un tetto a dispensare sentenze da magistrato. Altro che processo breve: sui fatti di Voghera, che non riguardano la famosa casalinga ma uno sceriffo fino a ieri sconosciuto, la pistola è ancora fumante.
Un assessore alla sicurezza leghista se ne andava in giro con una calibro 22, regolare no? Qualcuno parla di Far West, qualcun altro dice «siamo mica in Texas qui». Ma Salvini è sempre un passo avanti e azzarda: «si fa strada l’ipotesi della legittima difesa». Magari faticosamente, perché ancora non è stato interrogato l’assessore leghista e latitano i testimoni, questi maledetti cinesi del bar, tutti uguali che non aprono bocca.
Salvini è un po’ seccato e deve improvvisare, cominciando a lodare lo sparatore: «È un docente di diritto penale, funzionario di polizia, avvocato penalista noto e stimato in questa bella città della provincia di Pavia». Ringraziatelo, anzi, se la sera va in giro a tutelare il decoro urbano. Infatti la vittima, oltre a essere un «marocchino» – e non dico altro – «è un cittadino straniero già noto purtroppo in città, secondo quanto trapela, per violenze, aggressioni e addirittura atti osceni in luogo pubblico». “Noto” non sembra condannato, ma il garantismo in bocca a chi invoca carcere e manette, si sa, prende un po’ il senso che vuole. Poi, insomma, noto a lui che a Voghera bazzica tutti i giorni e avverto quanto “trapela”.
«Vittima di un’aggressione», «avrebbe reagito» e «accidentalmente è partito un colpo». Bell’acrobazia, è intervenuto in una situazione difficile, l’eroico assessore, pistola in pugno e armata appositamente con il colpo in canna, poi è scivolato (mai che questi cinesi puliscano per terra davanti al bancone) ed è partito un colpo. Preciso preciso al cuore, che disdetta e che mira, ma che bravo assessore, ops, il colpo era accidentale.
Certo, Salvini aspetta una ricostruzione ufficiale dei fatti, ma comunque «la difesa è sempre legittima come estrema ratio di fronte a una aggressione», soprattutto quando la vittima «purtroppo morta» (di cui quindi è alquanto difficile sentire la versione) era tristemente «nota ai cittadini, ai commercianti, alle forze dell’ordine» (dal che torna a dedursi che era ignoto al casellario giudiziario). Mica dentro casa, mica dentro il negozio, mica sul marciapiedi di fronte, al bar dei cinesi, senz’altro. I commercianti applaudono, esoneriamoli dal Green Pass.
Altri e più zelanti politici seguaci del Capitano hanno ipotizzato che l’assessore-sceriffo sia intervenuto a difesa di una povera ragazza aggredita (purtroppo al momento ignota) evitando così il compimento di ulteriori femminicidi. Roba da lasciare a bocca aperta Ph.K. Dick e Spielberg di Minority Report.
Se non ci fosse un “clandestino” ucciso a freddo, ci sarebbe da ridere. Ma non è proprio il caso, è morto un uomo. Si chiamava Youns El Boussetaoui. Aveva 39 anni.
da DINAMOpress
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