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Vicenza: Avviso di garanzia per i No dal Molin

E’ il momento degli avvisi di garanzia, è il momento della repressione. A poco più di un mese dai fatti – il 16 gennaio scorso c’è stata l’ultima mobilitazione contro il raddoppio della base Usa – la procura di Vicenza ha inviato una serie di avvisi di garanzia a 4 esponenti del movimento “No dal Molin”. Le accuse vanno dall’interruzione di pubblico ufficio, alla violazione di domicilio fino a quella di danneggiamenti della Prefettura della città Veneta “occupata” simbolicamente dai manifestanti. I quattro destinatari sarebbero Cinzia Bottene, Olon Jackson, Francesco Pavin e Marco Palma. Raggiunta al telefono Cinzia Bottene si dice serena ma stupita dalla velocità del provvedimento giudiziario. In effetti a pochi giorni dalle parole con cui il presidente della Cassazione denuciava la drammatica lentezza del sistema giustizia, stupisce non poco che la temepestività di questo provvedimento.Le prima parole di solidarietà arrivano da Rifondazione comunista: «Sta diventando una consuetudine il ricorso alla preventiva repressione giudiziaria per intimidire i movimenti di lotta. Strano Paese l’Italia che non può far niente contro i responsabili della strage del Cermis (ieri è stato il decimo anniversario di quell’eccidio) e che invece si accanisce verso chi vuole evitare che la propria città, patrimonio Unesco dell’umanità, sia trasformata in un avamposto di guerra».«Noi – dichiara Cinzia Bottene – ci siamo esposti a rischi e conseguenze. Devo dire che siamo di fronte ad una svolta. Evidentemente le pressioni politiche che chiedevano maggior durezza e repressione hanno funzionato. E’ un modo per intimidirci ma io sono serena e tranquilla».Serena e tranquilla perchè Cinzia Bottene non si sente affatto una criminale, e rivendica un’iniziativa del tutto simbolica – «ci siamo soffermati qualche minuto sulle scale» – che aveva un’unico obiettivo: «Difendere il futuro dei nostri figli, un futuro di pace e di rispetto ambientale. Sel’hanno fatto per intimoririci – continua Bottene – sappiano si sbagliano di grosso. «E’ curioso che venga punito chi non si muove per interessi politici o di portafoglio ma per un grande interesse generale che riguarda tutti, il futuro di tutti noi».Le ipotesi di reato per i quattro sono: interruzione di pubblico servizio, manifestazione non autorizzata, violazione di domicilio, danneggiamenti e resistenza a pubblico ufficiale. In quell’occasione, sotto una pioggia battente, un centinaio di rappresentanti si radunò davanti alla Prefettura. Alcuni di loro si incatenarono all’ingresso per rendere ancora più forte il gesto di dissenso verso le istituzioni. L’arrivo di un reparto celere della polizia, guidato dal neo-questore Giovanni Sarlo, convinse i manifestanti a lasciare il palazzo, che si erano già volontariamente e pacificamente liberati dalle catene.Il tutto dopo due anni di proteste, cortei, sit-in da parte dei comitati e dei tanti cittadini che si battono contro la nuova base americana a Vicenza . Ed il 16 gennaio scorso sanciva il primo «anniversario» da quel «non mi oppongo» di Romano Prodi che segnò il via libera dell’Italia al progetto del Pentagono. Senza contare che il provvedimento arriva nel giorno in cui a Cosenza sfilavano migliaia di persone per dare solidarietà in favore degli imputati del processo contro il “Sud Ribelle” per Napoli e Genova del 2001.

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