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Viaggio nelle carceri di Alta sicurezza, dove prevale il rischio discriminazioni

Il rapporto del Garante nazionale rivela la diversità dei ristretti nelle sezioni di Alta sicurezza: dagli integralisti islamici fino ad antagonisti e anarchici.

Può accadere che un detenuto appartenente all’area dell’antagonismo di tipo anarchico, si ritrova ad essere l’unica presenza della sezione dell’Alta sicurezza ( as2) in un contesto di stretta osservanza religiosa e culturale di matrice islamica. Inevitabile l’impossibilità concreta di qualsiasi attività diversa dal rimanere chiusa nella propria stanza. Al contrario è accaduto che una detenuta di religione islamica è stata reclusa con giovani donne che rendevano continuamente manifesto il proprio rifiuto di ogni forma religiosa anche nel linguaggio. La vivibilità complessiva, per ovvie ragioni, era impossibile. In tali sezioni As2 ‘‘ miste’’, in pratica, vi sono persone con matrici culturali, contesti di riferimento, posizioni giuridiche profondamente diverse, inclusa la provenienza da Paesi profondamente differenti anche sotto il profilo della espressione religiosa. Un coacervo di situazioni estremamente diversificate che ben poco hanno in comune.

Il problema, ai nostri giorni, è diventato ancora più palpabile. Lo rivela il rapporto tematico del garante nazionale delle persone private della libertà dedicato alle sezioni di Alta Sicurezza 2 ( AS2). Il collegio del Garante ha visitato tutte quelle Sezioni del sotto- circuito di As2 che sono attualmente caratterizzate dalla diversità delle categorie delle persone ristrette, relativamente al contesto del reato commesso. In particolare, nelle sezioni oggetto di visita sono compresenti persone detenute per reati commessi nel contesto delle azioni armate degli anni Settanta e Ottanta, persone detenute perché imputate o condannate per reati inquadrabili nel complessivo fenomeno del terrorismo internazionale legato a integralismo religioso e persone prevalentemente imputate e in alcuni casi condannate per recenti azioni di antagonismo politico anche di tipo anarchico. Come premette il rapporto, com’è noto le sezioni del circuito di Alta sicurezza sono state istituite con il «compito di gestire i detenuti e gli internati di spiccata pericolosità, prevedendo al proprio interno, tre differenti sotto- circuiti con medesime garanzie di sicurezza e opportunità trattamentali». Esse sono definite con un Atto amministrativo e non con una norma di carattere primario. La decisione di prevedere tre sotto- circuiti nasce, nel 2009, dall’esigenza, specificata nella citata circolare, di rispondere alla eterogeneità dovuta alle differenti connotazioni di natura criminale alla base della presenza delle persone nell’allora circuito “Elevato indice di vigilanza” ( Eiv), da quel momento sostituito dal circuito As. La previsione di ben tre sotto- circuiti, pertanto, originariamente risponde proprio all’esigenza di differenziazione, «garantendo che la popolazione carceraria sia suddivisa per categorie omogenee».

Tale differenziazione consente di finalizzare meglio il percorso rieducativo sulla base di un’azione mirata per ciascuna categoria. Ma questo sulla carta. In realtà il Garante denuncia che ciò è stato ignorato «da chi ha di fatto determinato, con successivi trasferimenti, la costituzione di un sotto- circuito solo formalmente omogeneo, ma in realtà caratterizzato da differenze del profilo criminale delle azioni compiute, del loro contesto e dei tempi di attuazione che rendono inesistente non solo un trattamento orientato, ma anche la stessa ipotesi trattamentale». In particolare, le persone detenute nel sotto- circuito As2, nei quattro casi esaminati a Roma- Rebibbia Femminile, Rossano Calabro, Terni e Ferrara, sono detenute in relazione a reati legati a tre diversi macro- fenomeni: quello del radicalismo violento di matrice islamica, quello dell’antagonismo politico anche di tipo anarchico e quello residuale dei movimenti armati degli anni Settanta e Ottanta. «Tale disomogeneità rende vago ogni riferimento a possibili percorsi di reinserimento», osserva il Garante nel rapporto.

Ma per capire bisogna fare degli esempi. Il rapporto tematico parla della situazione a Rossano Calabro dove una persona è stata nei mesi scorsi assegnata a una sezione del sotto- circuito As2 a connotazione quasi esclusiva di radicalismo islamico, senza alcuna attenzione alla possibilità di un percorso trattamentale, al proseguimento di esperienza avviata nel precedente Istituto e in ben scarsa considerazione di problemi di incolumità personale.

Altre volte la compresenza di persone appartenenti a contesti così distanti è inopportuna dal punto di vista della complessiva costruzione di una responsabilità rispetto al reato: in un altro Istituto, accanto a sette protagonisti della lotta armata di un tempo erano stati collocati un giovane antagonista contemporaneo e un militante di conflitti armati nel contesto balcanico. Secondo il Garante la vivibilità in questo caso era buona, l’inopportunità era evidente. Tutti esempi che evidenziano come si determini un microcosmo detentivo ( le sezioni visitate dal Garante Nazionale ospitavano da un minimo di 6 a un massimo di 17 persone), separato dal resto dell’Istituto e da ogni praticabilità di obiettivi diversi dal trascorrere il tempo, segnando oltretutto una disparità di trattamento rispetto alle altre sezioni. Per il Garante, sono sostanzialmente tre i rischi che comporta tale situazione: la discriminazione, la mancanza di prospettive trattamentali e la penalizzazione delle minoranze.

Damiano Aliprandi

da il dubbio

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