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USA: referendum di Minneapolis verso il defunding the police ?

Martedì scorso negli USA si sono tenute diverse elezioni e anche alcuni referendum, tra questi il più famoso era il referendum sull’abolizione della polizia a Minneapolis, uno dei risultati dei movimenti facenti riferimento a Black Lives Matter.

In realtà, seppur a livello mediatico si parlasse molto superficialmente di “abolizione della polizia” dando per scontato che ci fossero le possibilità reali perché si potesse parlare di questo, il referendum aveva caratteri molto tecnici e non così radicali.

La proposta messa al voto prevedeva di rinominare il Dipartimento di Polizia di Minneapolis chiamandolo Dipartimento di Sicurezza, di porlo sotto il controllo comunale e di togliere il pronto intervento dello stesso in casi di disagi psichici, dipendenze, situazioni nelle quali è solito che sia la polizia ad intervenire e molto spesso a usare la forza e le armi con drammatiche conseguenze.

Un referendum moderato alla luce di ciò che è successo l’anno scorso a seguito della morte di George Floyd. In precedenza la risoluzione non vincolante sullo scioglimento del dipartimento venne osteggiata da ogni lato dell’establishment ma passò, fino a quando a settembre il consiglio comunale di Minneapolis si rimangiò quel voto.

Alcuni attivisti per i diritti civili hanno poi portato avanti l’opzione votata nel referendum, che ha visto voti favorevoli solamente nelle zone in cui la composizione sociale è nera o latina, voti che non sono stati sufficienti a scalzare la posizione contraria.

Sarebbe riduttivo considerare questo passaggio come risolutivo di un processo che ha visto la massima espansione del movimento BLM durante il 2020 ma che affonda le sue radici in una storia meno recente degli Stati uniti, fatta di razzismo e sfruttamento come fenomeni strutturali della società.

Oggi assistiamo inoltre alla più grande ondata di scioperi dei lavoratori dell’ultimo secolo, tenendo conto del fatto che il diritto sindacale in America è quasi inesistente nei settori della logistica di grandi aziende e nel settore sanitario gli scioperi sono importanti e continuativi nel tempo.

Qui l’intervista di Radio Blackout  con Nicola Carella, attivista che si occupa di Stati Uniti.

 

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