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Usa: “mani in alto non sparare” le mamme di Portland in corteo contro la violenza della polizia

Prosegue l’ennesimo scontro istituzionale negli Usa. Da una parte i governatori e sindaci democratici di quegli Stati e città dove le mobilitazioni del movimento Black Lives Matter hanno avuto maggiore risonanza, dall’altra il presidente Trump, che minaccia di dispiegare altri agenti federali in quelle aree nelle quali, a suo dire, la criminalità dilaga per colpa delle autorità cittadine. “Li invierò con o senza la cooperazione dei leader cittadini”, ha tuonato il tycoon, che nei giorni scorsi aveva già schierato duemila agenti federali su Portland, Seattle e Washington D.C. Si tratta di agenti speciali del Dipartimento degli Interni (DHS), agenti della polizia di frontiera (Border Patrol) e i Marshalls. Raramente corpi di questo tipo, che non rispondono alla Polizia locale, sono stati usati per le manifestazioni di piazza.

I manifestanti denunciano violenze e sequestri di persona. La governatrice dell’Oregon Kate Brown ha definito l’invio delle truppe «uno sfacciato abuso di potere». Per il sindaco di Portland è «un attacco alla democrazia». Trump sempre più in difficoltà, sia nella gestione della crisi Covid che nel dilagare delle proteste, precipita anche nei sondaggi in vista delle presidenziali di novembre.

Le mamme di Portland in corteo  cantavano la ninna nanna “mani in alto, non sparare” per protestare contro i comportamenti violenti degli agenti federali.

Martino Mazzonis americanista Ascolta o scarica

La testimonianza di Jousha compagno della sinistra radicale da Portland Ascolta o scarica

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