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USA: La svolta repressiva in Tennessee

Negli stati governati dai Repubblicani aumentano le ritorsioni verso chi si oppone. Il caso eclatante dei due parlamentari neri democratici espulsi dalla Camera per aver manifestato contro le armi

di Luca Celada

La deriva autoritaria negli stati rossi d’America, quelli amministrati da un partito repubblicano sempre più radicalizzato dall’esperienza trumpista, sta accelerando. Nell’ultima settimana la Florida ha autorizzato il porto d’armi generalizzato senza bisogno di licenza. Il Senato di quello stato ha anche ratificato nuovi limiti che vietano l’aborto dopo lei sei settimane di gravidanza, prima cioè di quando molte donne sappiano di essere incinte.

Il Kentucky ha introdotto sanzioni penali per medici che consultino con minori su eventuali terapie di riassegnazione del sesso e in Idaho è passata la legge che criminalizza oltre all’aborto anche chi lascia lo stato per sottoporsi alla procedura.

Nelle ultime 48 ore vi è stata un’ulteriore preoccupante escalation. Sempre nella Florida che il governatore italoamericano Ron DeSantis ama a definire il “cimitero del woke” la polizia ha fatto irruzione nella casa di Rebekah Jones ed ha arrestato il figlio tredicenne della donna per aver postato dei “meme minatori” su Snapchat.

La Florida, come ogni stato, è ad altro rischio di stragi da parte di squilibrati (o soggetti radicalizzati dalla sconsiderata retorica dell’estrema destra). Nel 2018, in una strage al liceo di Parkland, rimasero uccisi 14 adolescenti e tre adulti innescando un movimento studentesco nazionale per la riduzione delle armi da fuoco in circolazione che rese pubblico il livello di trauma generale diffuso fra i ragazzi americani.

Il figlio tredicenne di Jones è stato ammanettato e trascinato via da casa per aver postato su un gruppo privato Snapchat, dove compagni di scuola si scambiavano meme sarcastici attorno alla violenza traumatizzante costantemente riportata dai telegiornali.

Una delle immagini virali incriminate raffigura un uomo assopito con la didascalia: “poliziotto in macchina che aspetta che lo sparatore si suicidi prima di intervenire”. Durate una strage ad Uvalde, in Texas, l’anno scorso, la polizia locale attese per un’ora all’esterno prima di fare irruzione in una scuola elementare dove un folle armato uccise 19 bambini e due insegnanti.

L’arresto del ragazzo non è solo un “normale” caso di abuso poliziesco. Due anni fa, infatti, Rebekah Jones, allora impiegata del ministero della salute dello stato, aveva denunciato la mancanza di trasparenza e l’intenzionale distorsione delle statistiche Covid per occultare gli effetti negativi delle politiche negazioniste promosse dal governatore. Jones era stata licenziata e successivamente oggetto di una perquisizione in cui gli agenti avevano fatto irruzione nella sua abitazione con pistole spianate, confiscando il suo telefono e computer.

Denunciata per “interferenze indebite”, aveva patteggiato il processo e pagato un’ammenda di 20.000 dollari. Ieri l’arresto del figlio. “Io e a la mia famiglia non siamo più al sicuro qui”, ha scritto su. proprio canale Twitter, “mio figlio è stato rapito dalle autorità, mio marito e mia figlia hanno già lasciato lo stato e anch’io faro lo stesso appena potremo.” Dopo un giorno in un carcere minorile il bambino è stato rilasciato con dispositivo di monitoraggio elettronico. L’arresto sembra seguire un noto copione per DeSantis, abituato ad usare la prepotenza dello stato per intimidire e vendicarsi di avversari.

Ancora più gravi, se possibile, i fatti avvenuti in una convulsa giornata in Tennessee, un altro stato sudista amministrato dal Gop e funestato, due settimane fa, da un’ennesima strage, stavolta in una scuola cristiana, la Covenant School, dove a colpi di fucile a ripetizione sono stati uccisi tre adulti e tre bambini di nove anni. Anche questa tragedia ha provocato scalpore ed indignate proteste per la ripetuta incapacità dei politici di imporre pur minimi limiti all’accesso alle armi da guerra – l’attentatore di Nashville aveva regolarmente acquistato sette pistole e fucili, utilizzando un AR 15 e due 9mm per la strage.

Le proteste sono culminate in una manifestazione di circa 7000 persone di cui molti studenti ed insegnanti che martedì hanno dato vita ad una marcia sul parlamento dove rappresentanti della maggioranza repubblicana avevano bloccato ogni proposta di riforma. Mentre i manifestanti protestavano rumorosamente all’esterno e nel balcone riservato al pubblico, tre deputati democratici avevano raggiunto il podio per denunciare l’ostruzione dei repubblicani allineati con la lobby delle armi, pur dinnanzi all’ennesima strage di bambini.

Gloria Johnson, Justin Jones e Justin Pearson, questi ultimi due giovani deputati afroamericani, hanno inscenato la loro protesta assieme dietro al podio parlamentare, Pearson aveva un in mano un megafono. Affatto impensieriti dal paragone con la vera sommossa eversiva del 6 gennaio, i deputati repubblicani hanno qualificato la protesta dei colleghi in solidarietà coi loro elettori, come una “insurrezione” e aperto il procedimento di rimozione nei loro confronti per trasgressione del “decoro parlamentare.”

L’espulsione è un provvedimento eccezionale, adottato solo tre volte in precedenza nella storia dello stato e solo in casi di gravi condanne penali degli interessati. Il voto compatto dei repubblicani ha però puntualmente ratificato l’espulsione dei due deputati neri. La mozione non è stata adottata per un solo voto nel caso della collega bianca – giusto il necessario per rendere ancor più plateale la componente razzista dell’intera vicenda che ha riportato il Tennessee al sud segregato di 50 anni fa, quello del pugno di ferro contro la disubbidienza civile.

Questa ennesimo ed eccezionale esempio di involuzione reazionaria non ha mancato di fare scalpore a livello nazionale, provocando anche la condanna della Casa Bianca, anche se non è chiaro quale possibile ricorso legale possano avere i deputati. Chiara invece è l’indicazione di una nuova rinnovata e più estrema disponibilità da parte dei regini nazional populisti ad usare
la prepotenza istituzionale per silenziare l’opposizione.

Una volontà di adottare appieno il sopruso come strumento politico che male depone non solo per la coesione di una nazione sempre più divaricata ma anche per l’integrità dei prossimi turni elettorali. Oltre al passato segregazionista del sud, l’espulsione dei rappresentanti dell’opposizione ha inevitabilmente evocato i prodromi classici del totalitarismo. Un’evoluzione annunciata che, in mezzo paese, è sempre più difficile da ignorare.

da il manifesto

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