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Una nuova ed inquietante tappa nell’escalation repressiva a Napoli

Da tempo andiamo sostenendo che nell’area metropolitana napoletana è in atto una vera e propria Emergenza Democratica la quale segnala la diffusione di un crescente autoritarismo sul versante delle relazioni sociali, sindacali e della gestione dei conflitti.
E’ oramai prassi consolidata da parte della polizia e della Procura della Repubblica – con il pieno avallo delle varie istituzioni locali – l’utilizzo di una brutale modalità di governance delle variegate forme del conflitto.
Una abusata prassi che prevede, esclusivamente, la terapia del manganello per le manifestazioni di piazza e una pioggia di provvedimenti giudiziari che punta all’azzeramento dei movimenti di lotta, all’intimidazione degli attivisti politici e sindacali ed all’opacizzazione delle ragioni costitutive che stanno alla base dell’effervescenza sociale che attraversa il territorio partenopeo.
Dalle pagine di Contropiano, ma anche da altre testate giornalistiche indipendenti ed autonome, abbiamo, nel corso degli anni documentato e denunciato, in sintonia con la pratica dei movimenti di lotta, questo corso repressivo ed antisociale che assegna alla Procura della Repubblica napoletana il primato italiano nei numeri degli attivisti coinvolti in inchieste e provvedimenti coercitivi attinenti alle lotte sociali.
Torniamo ora sul tema dell’Emergenza Democratica a Napoli per segnalare una nuova ed inquietante tappa di questa escalation repressiva consumatasi nei giorni scorsi ai danni di due compagni dei Precari BROS.

A seguito di una protesta svoltasi nel porto di Napoli, per evidenziare il cronico criminale ritardo della Regione Campania circa lo sblocco dei finanziamenti attinenti la Vertenza dei Precari BROS, che ha comportato il blocco di alcune ore dell’ingresso delle navi nella rada del porto, la polizia ha denunciato alcune decine di precari arrestandone due (Luigi e Ciccio).
Non che questo episodio, identico, purtroppo, a tanti altri che si consumano quotidianamente costituisca una novità ma, questa volta, ci tocca evidenziare la vendetta giudiziaria e i caratteri di evidente cattiveria antiproletaria che la Procura della Repubblica ha squadernato contro i due compagni.

Dopo due giorni di carcere ai due compagni, al momento della concessione della libertà, la Procura ha imposto loro il divieto di soggiorno, con effetto immediato dal momento dell’avvenuta scarcerazione, nel comune di Napoli.

I due compagni (Luigi e Ciccio) sono stati descritti, nel dispositivo giudiziario, come due pericolosi agitatori i quali non possono vivere a Napoli in quanto la loro sola presenza in città sarebbe un fattore di turbamento dell’ordine pubblico e di innesco di proteste violente.
I due compagni, disoccupati e padri di famiglia, subito dopo l’uscita dal carcere di Poggioreale hanno dovuto coattivamente lasciare la città, chiedere solidarietà umana e materiale a compagni ed amici che non abitano a Napoli ed hanno lasciato la città con tutto il triste corollario di problemi personali, di relazioni e di vera e propria sopravvivenza che attanaglia i loro congiunti e le loro vite.
Di fronte a questa nuova accelerata delle dinamiche repressive, che segue di poco la passata vicenda delle contestazioni contro Equitalia dove pure è stato messo in atto tutto l’armamentario della scientifica dis/informazione contro le ragioni sociali di quelle proteste, non abbiamo colto quel sussulto di indignazione e di rabbia che necessiterebbe per porre un deciso stop a questa operazione di mortificazione e di annientamento del conflitto sociale metropolitano.

E’ noto che a Napoli, anche in virtù delle peculiari caratteristiche con cui si manifesta il conflitto sociale, agisce uno specifico pool di magistrati (coordinato dal giudice Giovanni Melillo) che inchiesta le lotte sociali, monitora i protagonisti e i soggetti che danno vita alle varie mobilitazioni e, soprattutto, si sforza di dimostrare, attraverso vari filoni di inchiesta, l’esistenza di una fantomatica associazione a delinquere che opererebbe a ridosso delle mobilitazioni con l’esplicito obiettivo di estorcere posti di lavoro e garanzie sociali.

Questo pool – di fatto – sta assumendo la funzione di tribunale speciale contro le lotte attraverso, non solo l’elargizione di anni di carcere e di provvedimenti restrittivi e limitanti la libertà, ma anche mediante l’utilizzo di norme e codicilli del Testo Unico di Pubblica Sicurezza che mai erano stati applicati ai protagonisti del conflitto.
Si tratta, secondo chi scrive, di una allucinante trasposizione di una modalità investigativa programmata contro le organizzazioni camorristiche e trasferita, meccanicamente, contro il conflitto sociale e le sue manifestazioni di piazza. Del resto i reati che vengono puntualmente proposti da parte di questo pool di magistrati hanno una storia giurisdizionale ed una prassi concreta ed attuativa tutta afferente la criminalità organizzata ed alle sue forme di azione e di organizzazione tipica del moderno crimine organizzato.
Il moltiplicarsi degli avvenimenti repressivi, la generalizzazione delle inchieste, la loro centralizzazione in un unico contenitore processuale e il perverso intreccio tra azione penale e gestione mistificante ad opera dei media costituisce una pericolosa soglia politica e materiale su cui occorrerà rilanciare la denuncia politica di questa pericolosa tendenza in corso nella nostra città.
In questo contesto – anche alla luce delle oggettive difficoltà in cui sono immersi i movimenti sociali e le diverse forme della soggettività antagonista agente – assumono, ai fini di una auspicabile campagna di lotta e di organizzazione contro l’intensificarsi delle forme della repressione statale, alcuni appuntamenti già fissati nelle prossime settimane.

Lo Sciopero Generale del prossimo 22 giugno, con manifestazioni a Roma e Milano, contro la politica economica e sociale del governo Monti, la manifestazione in programma a Napoli, il prossimo 30 giugno (Rivoltiamo il paese/Ripartiamo dal Sud) potranno essere utili momenti di possibile connessione tra il complesso delle contraddizioni sociali e la sacrosanta denuncia di queste derive autoritarie e criminalizzanti che si stanno palesando nell’area napoletana.

Su tale versante contribuiremo a questa auspicabile sinergia consapevoli che per contrastare, per davvero l’Emergenza Democratica che pesantemente avvertiamo, sarà necessario il massimo sforzo di unità, articolazione e generalizzazione di questa campagna politica.



Michele Franco –  Rete dei Comunisti – Napoli


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