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Turchia: Accanimento giudiziario contro la femminista Pinar Selek

Una storia infinita. E’ dal 1998 che – senza prove – la giustizia turca si accanisce contro la sociologa e femminista Pinar Selek, attualmente rifugiata in Francia

di Gianni Sartori

Qualcuno ha parlato di “coazione a ripetere”.

Direi impropriamente in quanto in genere si tratta di un meccanismo inconscio (mentre in questo caso la “giustizia” turca è ben consapevole di quel che fa intenzionalmente).

Inoltre – sempre in genere – si riferisce a meccanismi autodistruttivi mentre qui l’intenzione è quella di colpire ulteriormente chi è già stato perseguitato, la vittima.

Diciamo allora che si tratta di “semplice accanimento giudiziario” (rende l’idea). Da ormai un quarto di secolo.

Comunque sia, Pinar Selek (già quattro volte processata per presunti rapporti con il PKK e altrettante assolta) è stata nuovamente sottoposta a giudizio (in contumacia, dato che non rientra in Turchia dal 2009) il 25 aprile a Istanbul.

Inseguita dall’ennesimo mandato d’arresto internazionale, attualmente insegna sociologia e scienze politiche come ricercatrice all’università Côte d’Azur di Nizza.

La prima volta era stata arrestata in Turchia nel 1998. Interrogata e torturata per i suoi studi e ricerche sulla questione curda, la polizia esigeva che lei fornisse i nominativi di chi aveva incontrato per approfondire le problematiche. E lei si era rifiutata di parlarne. Le veniva allora attribuito una qualche coinvolgimento in una esplosione che aveva causato numerose vittime (sette morti e 120 feriti)in un mercato il 9 luglio 1998. Accuse del tutto infondate, senza ombra di prove. Tanto che era stata sempre assolta. Ma il procuratore aveva fatto appello e laCorte di cassazione aveva annullato le assoluzionie ora, se venisse estradata, rischia l’ergastolo.

Un ripasso:

All’epoca dell’accidentale esplosione del 9 luglio1998, la polizia aveva arrestato Abdülmecit Öztürk (sospettato di legami con il PKK).

Torturato, aveva fatto il nome della sociologa e femminista Pinar Selek. Arrestata e torturata a sua volta, nonostante nel frattempo due inchieste di esperti avessero attribuito l’esplosione a un incidente (una fuga di gas dalla bombola di un kebab).

Pinar Selek veniva rimessa in libertà nel novembre 2000 e assolta dalla dodicesima corte penale di Istanbul nel 2006.

Ma poi, come abbiamo visto, su richiesta del procuratore la Corte di cassazione rendeva invalido il verdetto. Quindi nuovamente processata e nuovamente assolta, per due volte di seguito

E così una terza volta nel febbraio 2011.

Dopo un nuovo ricorso del procuratore, nel dicembre 2013 la Corte di cassazione invalidava il suo stesso verdetto precedente e condannava Pinar Selek (all’epoca già rifugiata in Francia, a Strasburgo) all’ergastolo.

Ora ci risiamo evidentemente (vi risparmio lo scontato usque tandem?).

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