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Torino 11 luglio 1998, muore Maria Soledad Rosas “Sole”

Maria Soledad Rosas (Sole) raggiunge l’Italia nel giugno 1997, a ventitre anni. Ben presto si unisce ai movimenti anarchici e squatter attivi in Val di Susa all’interno dei quali conosce il suo futuro compagno Edoardo Massari (Baleno).

Il 5 marzo 1998 Sole e Baleno vengono arrestati insieme ad un altro militante, Silvano Pellissero, con le accuse di banda armata e associazione eversiva (art. 270 bis). Come spesso accade, i media enfatizzano i toni già cupi dell’iter giudiziario – guidato dai pm Laudi e Tatangelo – declamando il fantomatico ritrovamento di prove inesistenti mai comparse in sede processuale (sull’esito giuridico cfr https://www.infoaut.org/storia-di-classe/11-luglio-1998-muore-maria-soledad-rosas)

Come ricorda il brano There Will Be Trouble In Town (ci saranno guai) (composto dal cantautore Andrea Sigona: https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=33933&lang=it) il 28 marzo, dopo nemmeno un mese di carcere, Edoardo Massari viene trovato impiccato alla sua branda nel carcere torinese delle Vallette. Dal giorno successivo fino al 7 aprile Torino e molte altre città italiane vedono un susseguirsi di  cortei organizzati per dimostrare solidarietà a Sole e a Silvano – entrambi ancora in carcere – che hanno immediatamente messo in atto uno sciopero della fame.

L’11 luglio Sole decide di togliersi la vita. In una lettera – ormai molto nota – Sole racconta di sé e del carcere, un’istituzione da cui – parafrasando un verso della canzone Solitudine, Hermana composta da Alessio Lega (https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=44115) – continua ancora a sgorgare troppo sangue.

Per abbracciare Sole, Baleno e tutt* coloro che in questi due giovani anarchici possono rispecchiare la propria esperienza carceraria, riportiamo di seguito quella lettera famosa che non sarà mai letta abbastanza:

«Compagni

la rabbia mi domina in questo momento. Io ho sempre pensato che ognuno è responsabile di quello che fa, però questa volta ci sono dei colpevoli e voglio dire a voce molto alta chi sono stati quelli che hanno ucciso Edo: lo Stato, i giudici, i magistrati, il giornalismo, il T.A.V., la Polizia, il carcere, tutte le leggi, le regole e tutta quella società  serva che accetta questo sistema.

Noi abbiamo lottato sempre contro queste imposizioni e’ per questo che siamo finiti in galera.

La galera e’ un posto di tortura fisica e psichica, qua non si dispone di assolutamente niente, non si può decidere a che ora alzarsi, che cosa mangiare, con chi parlare, chi incontrare, a che ora vedere il sole. Per tutto bisogna fare una “domandina”, anche per leggere un libro. Rumore di chiavi, di cancelli che si aprono e si chiudono, voci che non dicono niente, voci che fanno eco in questi corridoi freddi, scarpe di gomma per non fare rumore ed essere spiati nei momenti meno pensati, la luce di una pila che alla sera controlla il tuo sonno, posta controllata, parole vietate.

Tutto un caos, tutto un inferno, tutto la morte.

Così ti ammazzano tutti i giorni, piano piano per farti sentire più dolore, invece Edo ha voluto finire subito con questo male infernale. Almeno lui si e’ permesso di avere un ultimo gesto di minima libertà, di decidere lui quando finirla con questa tortura.

Intanto mi castigano e mi mettono in isolamento, questo non solo vuol dire non vedere nessuno, questo vuol dire non essere informata di niente, non avere nulla neanche una coperta, hanno paura che io mi uccida, secondo loro il mio e’ un isolamento cautelare, lo fanno per “salvaguardarmi” e così deresponsabilizzarsi se anche io decido di finire con questa tortura. Non mi lasciano piangere in pace, non mi lasciano avere un ultimo incontro con il mio Baleno.

Ho per 24 ore al giorno, un’agente di custodia a non più di 5 metri di distanza.

Dopo quello che e’ successo sono venuti i politici dei Verdi a farmi le condoglianze e per tranquillizzarmi non hanno avuto idea migliore che dirmi: “adesso sicuramente tutto si risolverà  più in fretta, dopo l’accaduto tutti staranno dietro al processo con maggiore attenzione, magari ti daranno anche gli arresti domiciliari”. Dopo questo discorso io ero senza parole, stupita, però ho potuto rispondere se c’è bisogno della morte di una persona per commuovere un pezzo di merda, in questo caso il giudice.

Insisto, in carcere hanno ammazzato altre persone e oggi hanno ucciso Edo, questi terroristi che hanno la licenza di ammazzare.

Io cercherò la forza da qualche parte, non lo so, sinceramente non ho più voglia, però devo continuare, lo farò per la mia dignità  e in nome di Edo.

L’unica cosa che mi tranquillizza sapere e’ che Edo non soffre più. Protesto, protesto con tanta rabbia e dolore.

Sole

P.S. Se mettermi in carcere vuol dire castigare una persona, mi hanno già  castigata con la morte o meglio con l’assassinio di Edo. Oggi ho iniziato lo sciopero della fame, chiedendo la mia libertà  e la distruzione di tutta l’istituzione carceraria. La condanna la pagherò tutti i giorni della mia vita.» (fonte: http://ita.anarchopedia.org/Sole,_Baleno_e_Pelissero#Il_suicidio_di_Soledad)

 

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