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Taranto: Rinvio a giudizio per 19 attivisti

Il 10/06/08, il giudice per l’udienza preliminare Ingenito, ha rinviato a giudizio 19 imputati per il reato contestato di associazione sovversiva. il processo s’innaugurerà davanti alla corte di assise del Tribunale di Taranto il 15/10/2008.
Nonostante alcuni degli imputati nel processo jonico siano già passati in giudizio presso la procura di Cosenza ed assolti con formula piena in primo grado di sentenza( perché il fatto non sussiste ) , la magistratura tarantina continua ad accanirsi contro questi strenui difensori dei diritti proprii e di tutti e contro quelle strutture che da anni esprimono sul territorio la loro idea di un altro mondo possibile in maniera assolutamente trasparente e legittima.
Non vogliamo e non possiamo rassegnarci a questo assurdo sistema giudiziario, che alla giustizia non somiglia neppure vagamente. Un sistema giudiziario secondo il quale la divisa non si processa, non si toccano gli aguzzini di Bolzaneto e della DIAZ, non si vuole fare chiarezza sull’omicidio Giuliani. Un sistema giudiziario che sembra avere come unico fine l’annullamento del diritto al dissenso.
Il PM Perrone ha montato il fantasioso teorema di associazione sovversiva locale tarantina su una serie di reati fini. Un teorema in cui poco hanno a che vedere i capi di imputazione con quello che è successo realmente.
Un esempio tra tanti: una manifestazione di protesta contro i movimenti anticostituzionali neofascisti si è trasformato addirittura in sequestro di persona solo perché si manifestava davanti alla sede di forza nuova.
È preoccupante che, con la continua manipolazione della realtà, si cerchi di criminalizzare i movimenti, allontanando la gente comune da una sacrosanta protesta per un mondo più vivibile.
Riteniamo assurde le accuse moss e verso gli imputati del processo di Taranto. La vera associazione sovversiva che ha turbato l’ordinamento economico e sociale di questa città si è consumata in un altro luogo: il palazzo di città, dove il malaffare e la malapolitica hanno portato la città al fallimento. un debito di 900 milioni di euro ed un baratro sociale, oltre che economico i cui responsabili sono a piede libero, talvolta investiti, ma solo marginalmente, da processi penali.
I cittadini pagano invece il conto per i furti altrui.
Questa democrazia in agonia ci preoccupa.Ci chiediamo dunque quale sarà il futuro di questo paese.
Nel 2001 si contestava il G8 e l’idea stessa che 8 persone si arroghino il diritto di rappresentare il mondo intero, non certo tutelandolo ma derubandolo di terre, risorse, ambiente.
Le denunce di allora continuano a cadere nel vuoto. Il predominio del profitto di pochi sulla pelle di tutti si manifesta in maniera sempre più palese. Scelte scellerate e trasversali coinvolgono l’intero arco parlamentare negli affari illeciti delle cosiddette “grandi opere”: inceneritori, basi, alta velocità e discariche e rigassificatori in territori già devastati dai monarchi del denaro.
I manganelli in val di susa, in campania a melfi… non sono altro che la conferma di ciò che è avvenuto a Genova nel 2001. Le ragioni vengono annullate con la repressione; i diritti calpestati con la prepotenza; la gente annichilita e ridotta al silenzio ed al timore.Per le classi dirigenti la democrazia non è partecipazione né condivisione delle scelte.
Chiunque per qualunque motivo si opponga a questa logica a senso unico, subisce immediatamente l’ondata repressiva. E ciò che accadde a Genova fu solo il preludio di questa deriva autoritaria sempre più evidente.
La nos tra sta diventando una democrazia di facciata, che si impoverisce sempre più grazie anche ai mezzi di informazione, complici o co-protagonisti di questa continua criminalizzazione delle lotte.
Un esempio recente sta nelle cariche di Chiaiano; cariche nelle quali una donna incinta di otto mesi ha perso il bambino, due ragazzi sono stati deliberatamente spinti giù da un parapetto spezzandosi tutte e due le gambe (uno rischia di rimanere zoppo) e una bambina di 15 anni, per cercare di difendere sua nonna dalle manganellate, si è rotta il braccio. Anche in questo caso, la stampa ha fatto passare i cittadini, che manifestavano in maniera pacifica, per un branco di guerra fondai e camorristi, dimenticando di dire che chi ha veramente interessi nel proliferare di discariche e inceneritori è proprio quella lobby politico-economica, questa sì fortemente collusa con la camorra e con la malavita organizzata.Chi, da anni, si batte per il d iritto alla salute, al lavoro e all’integrazione sociale dei cosiddetti ‘quartieri ghetto’, viene coinvolto in processi pesantissimi.
Il comitato di quartiere esprime la sua più totale solidarietà a chiunque subisca le persecuzioni giudiziarie di uno stato sempre meno democratico sempre più autoritario ed arrogante, perché impegnato a difendere il diritto alla salute come a Vicenza a Napoli a Torino ed anche qui da noi a Grottaglie e San Marzano..
Tutta la nostra solidarietà a chi è vittima della repressione
Contro chi, all’estero, esporta la democrazia con i missili, e qui parla di democrazia attentando alla libertà……

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