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Taci il nemico ti ascolta!! All’orizzonte la contrazione delle libertà collettive. Inizia la lotta alla cosiddetta disinformazione

Nel 2022 svilupperemo un pacchetto di strumenti contro la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri, rafforzando così la nostra capacità di individuare, analizzare e rispondere alla minaccia, anche imponendo costi ai responsabili di tali attività. Miglioreremo ulteriormente le capacità dell’UE in materia di comunicazione strategica e contrasto della disinformazione. Entro il 2023 creeremo un meccanismo appropriato per raccogliere sistematicamente i dati sugli incidenti occorsi, facilitato da un apposito spazio di dati, al fine di definire una comune comprensione della manipolazione delle informazioni e delle ingerenze da parte di attori stranieri. Entro il 2024 la totalità delle missioni e operazioni PSDC sarà dotata di tutte le capacità e risorse necessarie per mobilitare gli strumenti pertinenti di questo pacchetto.

https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-7371-2022-INIT/it/pdf

Lo troviamo scritto nel documento della Ue , la cosiddetta Bussola europea e siamo assai preoccupati per gli scenari futuri

I media italiani sono controllati dai principali gruppi economici del paese, i pochi indipendenti hanno ben pochi fondi e opportunità per fornire una informazione alternativa a quella ufficiale.

La Ue si vede minacciata da informazioni manipolate che, lo scrivono loro, potrebbero essere dettate da ingerenze straniere. Sembra di tornare ai tempi del ventennio fascista quando cartelli affissi per le strade imponevano ai cittadini di tacere e non parlare perchè “il nemico ” avrebbe potuto ascoltarli e carpire informazioni pericolose per la sicurezza nazionale, quella sicurezza invocata per chiudere la bocca ad intellettuali e giornalisti.

Nel giornalismo italiano lo studio delle fonti o la loro pubblicazione integrale è merce rara, gran parte degli articoli si basano sulle informazioni ufficiali adeguandosi al loro indirizzo.

Così facendo si è costruita la informazione mainstream e gli spazi di libera discussione sono stati ridotti ai minimi termini.

Immaginiamoci cosa potrebbe succedere in caso di guerra, informazioni provenienti da una sola parte, notizie parziali e finalizzate a costruire una opinione pubblica già schierata.

E in nome della lotta alla disinformazione, siti e riviste di opposizione potrebbero essere chiuse o represse per avere diffuso informazioni scomode. E poi ci sarà il controllo dei dati ancora più stringente, siamo allora ancora certi di vivere in un paese democratico disposto a tollerare punti di vista diversi dalla vulgata ufficiale?

Federico Giusti

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