8 marzo di sangue e stragi nella Siria mediterranea. Almeno 340 civili alawiti – ma il bilancio è destinato a salire – sono stati uccisi nelle violenze – diventate spesso veri e propri massacri contro la popolazione – delle forze jihadiste, al potere a Damasco, con rastrellamenti e scontri lungo tutta la costa mediterranea, tra villaggi e cittadine dove vive la parte più significativa di diverse minoranze.
L’ Ong siriana basata a Londra, Ondus denuncia “la morte di centinaia di civili alawiti nella regione costiera uccisi dalle forze di sicurezza e da alleati” ad Al Jolani. Con queste vittime, il numero totale dei morti negli scontri ha superato ampiamente quota 500. Vanno infatti conteggiati oltre 200 miliziani delle stesse forze di sicurezza al potere a Damasco, scontratisi in precedenza con milizie alawite, druse e fedeli all’ex autocrate siriano Assad, prima che le milizie pro Al Jolani dessero il via a massacri indiscriminati contro i civili, casa per casa, compiuti anche con l’ausilio di altre milizie jihadiste, come quelle del cosiddetto Sirian National Army, di fatto gruppi al soldo di Ankara, impegnate da 3 mesi anche a sfondare – senza esito – la resistenza delle Forze democratiche siriane nella Siria del Nord e dell’Est, controllata dall’Amministrazione autonoma rivoluzionaria (Rojava) ispirata ai principi del confederalismo democratico.
Proprio sul fronte del nord-est della Siria, la Turchia usa quotidianamente droni e aerei da guerra per bombardare la diga di Tishreen, le campagne di Manbij e il sud di Kobane. Sotto attacco in particolare la zona della diga, dove da due mesi è in corso anche un presidio popolare civile di autodifesa, è militarmente controllata dalle Forze democratiche siriane, che respingono gli assalti via terra lanciati dai mercenari turcojihadisti.
OCALAN E L’8 MARZO – Sullo sfondo dello scenario siriano e più in generale mediorientale ci sono inoltre i possibili sviluppi politici seguiti allo storico “Appello per la pace e la società democratica” effettuato una settimana fa dal leader del Pkk Abdullah Ocalan, che proprio oggi – 8 marzo – ha anche diffuso un messaggio nell’ambito della Giornata internazionale per i diritti delle donne: “la questione femminile – questa la fine del messaggio di Ocalan (qui il testo completo) – è un problema più profondo della questione curda. C’è una questione femminile più grande della questione curda. Abbiamo solo fatto un piccolo passo iniziale. La cultura della guerra e del conflitto è rivolta principalmente contro le donne. Respingere questa cultura in una certa misura è la dinamo della lotta.
Lo spirito dell’epoca è la politica democratica e il suo linguaggio è il linguaggio della pace. L’”Appello per la pace e la società democratica” è anche una rinascita per le donne….saluto quindi le donne che credono nella vita comune e ascoltano la mia chiamata e celebro l’8 marzo, Giornata internazionale delle donne lavoratrici“.
Di tutto questo Radio Onda d’Urto ha parlato nell’intervista di sabato 8 marzo 2025 con Tiziano Saccucci, compagno di Uiki Onlus. Ascolta o scarica
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