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Stato d’emergenza in Turchia

Dopo le purghe, gli arresti, e i licenziamenti di massa arriva lo stato d’emergenza. Da oggi il parlamento non ha quasi più valore: tolte le riforme costituzionali il governo potrà, per tre mesi, legiferare per delega. Le forze di polizia saranno plenipotenziate.

Durante l’intervista televisiva, rilasciata ad Al Jazeera, da Erdogan ieri sera il presidente ha pubblicamente fatto riferimento al “modello francese” post attentati di novembre.

La gestione autoritaria del post golpe sta aprendo la strada alla “soluzione finale” nella lotta a Gulen, e ad ogni altra forma d’opposizione interna, tanto voluta e agita da Erdogan dal 2012 in poi e fattasi sempre più isterica dopo il 7 giugno 2015.

L’estensione della strategia della tensione apre si gli occhi ai media internazionali così come alla politica, ma questo non sembra bastare per mettere in discussione i rapporti con il paese. L’Europa è schiavo dell’accordo sui migranti mentre gli USA del ruolo della Turchia nella NATO. Erdogan sa bene che ha delle frecce al suo arco per rispondere alle pressioni di Unione Europea e Stati Uniti d’America in materia di diritti umani e democrazia.

La situazione resta molto tesa in tutto il paese, e ieri, dopo qualche giorno di tregua, sono riprese le azioni militari contro il PKK.

Parliamo del tutto con Murat Cinar, giornalista indipendente e con l’intervista realizzata il 20 luglio, giorno della ricorrenza dell’attentato a Suruc dove morirono 32 giovani solidali con la causa curda, ad Alessio Arconzo di Rete Kurdistan Italia

Ascolta o scarica l’intervento di Murat Cinar

Ascolta o scarica l’intervista con Arconzo

da Radio Onda d’Urto

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