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Stati Uniti, esecuzioni al via

Dopo oltre 10 anni l’Arkansas giustizia un detenuto. Altri ne seguiranno: il farmaco letale sta per scadere. Inutili le proteste di associazioni e cittadini

Ignorando le proteste e le critiche per la determinazione nel voler applicare la pena di morte su troppi prigionieri e troppo in fretta, probabilmente perché i farmaci per le iniezioni letali sono in scadenza, lo Stato dell’Arkansas giovedì sera ha effettuato la sua prima esecuzione dopo più di un decennio e se ne prevedono altre tre entro la fine del mese.

LE DIFFICOLTÀ che hanno dovuto affrontare per riuscire a condannare a morte il detenuto, stando al New York Times, illustrano la crescente opposizione nei riguardi della pena di morte, ma a quanto pare questa non è sufficiente: secondo gli ultimi studi in Arkansas il numero di persone favorevoli alla pena di morte è tuttora superiore a quello dei contrari.

L’Arkansas usa un farmaco che è stato oggetto di un forte dibattito costituzionale. Le altre esecuzioni sono previste entro il 30 aprile, prima che scada la fornitura della sostanza chimica incriminata, i cui produttori sono stati in prima fila per impedirne l’utilizzo.

LE ESECUZIONI ERANO STATE bloccate proprio grazie all’intervento della ditta produttrice che si era opposta sostenendo che quelli «sono farmaci creati per far vivere meglio le persone non per ucciderle». Inizialmente la Corte suprema dell’Arkansas aveva fermato le esecuzioni ma poi lo zelante attorney general ha annunciato di aver fatto appello, poi vinto.

L’UOMO UCCISO giovedì è Ledell Lee, condannato a morte per l’omicidio per percosse della 26enne Debra Reese, più di 20 anni fa. Lee fu arrestato un’ora dopo la morte della donna con l’accusa di aver speso 300 dollari che le aveva rubato, ma si è sempre dichiarato innocente e i suoi avvocati speravano ancora di poter riaprire il processo.

Fuori la casa del governatore dell’Arkansas per tutta la notte si sono tenute veglie e manifestazioni di protesta. Sui social foto e video hanno mostrato manifestanti che pregavano, accendevano candele.

Anche Amnesty International e Human Rights Watch sono intervenuti mentre John Grisham, scrittore nato in Arkansas, ha scritto un articolo durissimo: «Siamo di fronte ad uno spettacolare deragliamento della legge». Ma non è servito a nulla.

L’INTERVENTO DI AMNESTY è dovuto anche al fatto che uno dei condannati a morte non sarebbe stato esaminato da psichiatri indipendenti, mentre un altro è ritenuto mentalmente malato, nemmeno consapevole della propria identità.

«Stasera è stata portata a compimento una sentenza legittima che era stata assegnata da una giuria e poi accolta dai tribunali – ha dichiarato l’attorney general Rutledge – La famiglia di Debra Reese, uccisa brutalmente mentre era a casa da sola, che ha aspettato più di 24 anni vede finalmente compiersi giustizia e ora prego che questa legittima esecuzione aiuti la famiglia a trovare la pace».

«La decisione di affrettare l’esecuzione del signor Lee solo perché la fornitura di droghe letali scade alla fine del mese gli ha negato l’opportunità di condurre test del Dna che avrebbero potuto dimostrare la sua innocenza – ha affermato Nina Morrison, avvocato di Lee – Se persone ragionevoli possono essere d’accordo sul fatto che la morte sia una forma di punizione adeguata, nessuno dovrebbe essere giustiziato quando c’è la possibilità di dimostrare che è innocente».

La Casa bianca non si è espressa, impegnata nell’ennesimo sforzo per cancellare l’Obamacare. Desiderosa di dimostrare progressi riguardo la promessa di abrogare l’affordable care, l’amministrazione sta spingendo per resuscitare un disegno di legge repubblicano, prima del centesimo giorno in presidenza, che cade alla fine della prossima settimana.

TRUMP AVEVA PROMESSO di sistemare tutto nei primi 100 giorni, ma il Congresso pare avere una priorità più urgente, il potenziale arresto del lavoro del governo. I legislatori, infatti, arrivano da una vacanza di due settimane e hanno pochi giorni per impedire al governo federale di esaurire il budget. L’assistenza sanitaria potrebbe dover aspettare.

Marina Catucci

da il manifesto

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