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I soldati israeliani uccidono un tredicenne palestinese

Circa una settimana fa, nella notte tra il 2 e il 3 ottobre, i soldati israeliani avevano aperto il fuoco contro manifestanti palestinesi a Nablus (nord della Cisgiordania) ferendone alcuni.

Un gran numero di mezzi militari aveva scortato nella notte un folto gruppo di decine di coloni sionisti intenzionati a visitare la presunta Tomba di Giuseppe, situata nella parte orientale della città. Una zona, particolare non insignificante, sottoposta, almeno in teoria, esclusivamente all’ Autorità Palestinese.

Ma i soldati israeliani non si sono nemmeno posti il problema e hanno occupato sia le case, sia i tetti con i tiratori scelti. Un’operazione di controllo, sorveglianza e – se del caso – repressione da manuale.

Provocando – com’era da aspettarsi – le proteste degli abitanti. A cui i soldati avrebbero risposto anche con “fuego real”. Oltre al solito armamentario costituito da pallottole d’acciaio ricoperte di gomma e granate lacrimogene.

Causando appunto diversi feriti,

Quasi contemporaneamente, nella tarda serata del 2 ottobre, a Jenin (a seguito di altre proteste) veniva prelevato da casa sua un ex prigioniero politico e arrestati sei membri di una stessa famiglia di contadini.

Intanto anche a Hebron veniva arrestato un giovane palestinese dopo che contro di lui i soldati avevano esploso colpi di arma da fuoco.

Peggior sorte invece quella toccata a un giovanissimo palestinese, un ragazzino di tredici anni, ammazzato dai militari israeliani il 5 ottobre a Dei al-Hatab, non lontano da Nablus.

Invano Mohammed Daadas, mortalmente ferito allo stomaco e già in arresto cardiaco, era stato trasportato all’ospedale. I soldati avevano aperto il fuoco durante una manifestazione che si svolgeva sulla strada adiacente alla colonia israeliana di Elon Moreh, a nord-est di Nablus.

Una delle numerose manifestazioni che contemporaneamente si svolgevano in diverse località della Cisgiordania contro l’ulteriore espansione delle colonie sioniste israeliane. Così anche a Beita, in analoghe circostanze, altri due palestinesi riportavano ferite per essere stati colpiti dalle pallottole d’acciaio ricoperte di gomma sparate dai militari.

Tutto questo avveniva mentre a Gerusalemme non sembra al momento sospesa la vergognosa “liquidazione” (così si era espresso il tribunale)di un antico cimitero musulmano a Gerusalemme. Ruspe e bulldozer già da qualche giorno avevano iniziato un lavoro di “livellamento” che si teme sia propedeutico alla distruzione delle tombe con riesumazione dei corpi. Al fine di realizzare entro l’anno prossimo un “parco tematico” (si parla di “Sentiero biblico”). Si tratterebbe di un autentico oltraggio anche nei confronti dei familiari, palestinesi, delle persone qui sepolte

Gianni Sartori

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