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#SeMiCacciNonVale – Campagna di solidarietà ai colpiti dalla repressione e contro la criminalizzazione delle lotte sociali a Bari

Alcuni giorni fa a quattro compagn* sono stati notificati altrettanti fogli di via dalla città di Bari, come parte del piano securitario in previsione del G7 finanziario di maggio. Ciò che viene imputato loro come prova della necessità di questo provvedimento è semplicemente ridicolo: il fatto che siano state denunciate per l’occupazione di Villa Roth, un’occupazione avvenuta ben sei anni fa, le cui indagini sono concluse da 3 anni.

[Breve storia di Villa Roth]

L’occupazione di Villa Roth, nel quartiere San Pasquale di Bari, è stata una esperienza politica e sociale molto positiva e dal forte portato simbolico, in quanto ha dato uno scopo sociale e abitativo ad uno spazio abbandonato da vent’anni. In quella villa non solo convivevano e cooperavano famiglie migranti e italiane, student* e precar*, ma lo spazio era stato aperto alla città e al quartiere grazie alle più svariate iniziative politiche, sociali e artistiche, riportando nella città di Bari discussioni e pratiche che sembravano dimenticate. (se volete saperne di più, potete scaricare il Dossier Villa Roth)

Il 14 Gennaio del 2014, l’allora presidente della provincia di Bari Francesco Schittulli, candidato alla presidenza della Regione Puglia e nel pieno della competizione con l’altro candidato Michele Emiliano, all’epoca ancora Sindaco di Bari, ordina lo sgombero di Villa Roth, millantando progetti di riqualificazione e diverse destinazioni d’uso dello spazio puntualmente disattesi. Fra i due inizia una polemica, messa in campo strumentalmente data la fase preelettorale, e sulla stampa Emiliano attacca violentemente Schittulli, definendo la sua azione “bestiale” e l’ex-presidente della Provincia in tutta risposta lo querela. Nel frattempo, il resto della città si mobilita in difesa degli occupanti di Villa Roth, sgomberati e denunciati in 15 per occupazione a fini di lucro e furto di acqua e luce. Le manifestazioni, le raccolte di firme e le dichiarazioni di solidarietà attivano dal basso quel processo che porterà centinaia di persone in corteo il 1°febbraio e all’occupazione dell’Ex-Caserma Rossani.

Mentre nell’Ex-Caserma oramai liberata gli occupanti iniziavano a segare tavole di legno per montare porte e finestre in uno luogo abbandonato da oltre 40 anni, gli operai comunali muravano le porte e le finestre di Villa Roth riportando indietro le lancette del tempo e riportando lo spazio all’abbandono.

Strano a dirsi ma a volte il tempo pare galantuomo e alla fine del 2015 le cose cambiano. L’ignavia del nuovo sindaco Antonio Decaro riguardo la situazione dell’Ex-Set, un capannone che ospitava una tendopoli con un centinaio di richiedenti asilo (sgomberati a loro volta dall’occupazione della Casa del Rifugiato) viene spezzata da una forte presa di posizione di Emergency, nella persona di Cecilia Strada, che denuncia le condizioni indegne nelle quali un centinaio di migranti erano costretti a vivere. Il sindaco, incapace di trovare soluzioni rapide, decide di trasferire una quindicina di richiedi all’interno di Villa Roth, che nel frattempo era stata già occupata silenziosamente da un paio di famiglie italiane.

All’inizio del 2016 Villa Roth comincia nuovamente a vivere, ma con una importante differenza: il Comune di Bari non si occupa in nessun modo dello spazio e dell’integrazione dei suoi abitanti, anzi costruisce un muro per dividere le famiglie italiane da quelle migranti. A conti fatti a Villa Roth è stata concessa la stessa destinazione d’uso data in passato dagli occupanti, ma questa volta, anziche essere gestita come un esempio di solidarietà e mutuo soccorso, giunta nelle mani del comune si è trasformata nell’espressione della mancanza e del razzismo istituzionale.

[Tutta colpa di Alfredo]

Se 4 compagn* dell’esperienza di Villa Roth hanno ricevuto un avviso di foglio di via (e pare secondo la velina della questura che otto saranno in tutto, senza fissa dimora compresi), la responsabilità è del questore di Bari che ha emesso il provvedimento. Facendo un ulteriore passo indietro si potrebbe individuare il mandante originario in Alfredo Rocco, esponente del Partito fascista che nel 1926 portò a compimento il progetto di riforma e sviluppo sia del nuovo codice penale (detto Codice Rocco) che del nuovo Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, il T.U.L.P.S., due degli strumenti più forti a disposizione del fascismo nel processo di consolidamento del potere e “fascistizzazione” della società.

Proprio il T.U.L.P.S. del ’26 dedicherà ampio spazio alle misure di prevenzione, che basano la loro natura solamente sulla base del sospetto e quindi ben più funzionali per la repressione del dissenso politico rispetto alla normale disciplina penale. Dopo l’approvazione delle leggi razziali fasciste del 1938, il confino e le relative misure di prevenzione furono applicate anche agli ebrei e agli omosessuali, accusati di “attentato alla dignità della razza”. Anche le prostitute e i transessuali ricadevano nelle categorie proposte per le misure di prevenzione di polizia. Dal 1956 in poi questi provvedimenti saranno sempre ampliati e modificati con nuovi dispositivi come l’Avviso Orale ed applicati sempre con maggiore diffusione prima contro capelloni, ribelli e disadattati, quindi contro militanti politici, ambientalisti, animalisti e sindacalisti. Lo stato italiano ha usato i fogli di via anche per costringere le popolazioni terremotate ad abbandonare le loro terre, Irpinia 1980 e l’Aquila 2009. L’uso delle misure preventive di polizia è aumentato drasticamente negli ultimi anni, colpendo i militanti e le militanti NOTAV e NOMUOS, coloro che lottano contro le carceri e CIE, sino ad arrivare al loro utilizzo per impedire la partecipazione a manifestazioni e cortei (oggi demonizzati dalla stampa come eventi “a rischio”) un esempio è il loro utilizzo a Roma il 25 Marzo, in occasione dei 60anni dei trattati europei, quando sono stati emessi una trentina di fogli di via, basati su pretesti inconsistenti come l’abbigliamento o ancor più grave indicando come motivazione del provvedimento la semplice appartenenza politica.

[#SeMiCacciNonVale]

Questi Fogli di via sembrano il frutto di una azione repressiva cieca, indiscriminata e spropositata, che non cela più quale sia la strategia messa in atto dal Ministro del terrore Minniti nei confronti dei movimenti sociali e di tutti coloro che intendono esprimere il proprio dissenso.

Una strategia che ha il sapore della minaccia, perfettamente coerente con il decreto in materia di sicurezza urbana “Minniti-Orlando”, scritto con l’entusiastica collaborazione del presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro.  Un decreto autoritario, e dunque di destra, che prevede la sistematizzazione del daspo Urbano e l’espulsione preventiva di qualsiasi tipo di indesiderato, dal writer all’occupante, dal mendicante alla prostituta, dai centri urbani e dalle zone turistiche. Ripulire le città e stroncare qualsiasi forma di dissenso è l’obiettivo finale, ancor di più in vista del prossimo G7 dei ministri economici. In questa prospettiva, il questore di Bari ha emanato questi provvedimenti: fare pulizia con qualunque mezzo possibile e con qualsiasi motivazione. Una denuncia per occupazione e furto di ben sei anni fa, senza che il processo sia mai iniziato pare essere una motivazione sufficiente per la questura di Bari per colpire indiscriminatamente, espellendo dalla metropoli attivisti, persone, compagn*, che vengono privati delle loro relazioni sociali, affettive e professionali ed insultando così l’intelligenza collettiva di questa città.

Alla luce di quanto detto, Non Solo Marange, collettivo di mutuo soccorso e cassa di resistenza, ha avviato la campagna di solidarietà #SeMiCacciNonVale, per denunciare e combattere la deriva repressiva a cui stiamo assistendo e per esprimere solidarietà politica e materiale a tutti e tutte coloro che sono colpiti dalla repressione. Una campagna che si articolerà nelle prossime settimane con presidi, iniziative politiche ed artistiche di solidarietà, un appello rivolto a tutta la città affinchè sia garantita la libertà di espressione e di dissenso e il diritto a vivere dove si desidera.

Le prossime iniziative della campagna #SeMiCacciNonVale 

Giovedì 13 Aprile, dalle ore 17:30 – Presidio di solidarietà a tutti e tutte – Piazza Libertà di fronte alla Prefettura

Martedì 18 Aprile, dalle ore 10:00 – Iniziativa pubblica e conferenza stampa in collaborazione con Osservatorio Repressione – A breve tutte le informazioni

#SeMiCacciNonVale

Campagna contro la repressione e la criminalizzazione delle lotte sociali

Non Solo Marange, Collettivo di Muto soccorso e cassa di resistenza – Bari
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