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Sassari: detenuto muore soffocato, è omicidio o suicidio?

L’hanno trovato con un lenzuolo intorno al collo e in parte conficcato in bocca. Marco Erittu, sassarese, 40 anni, era agonizzante ma è stato impossibile salvarlo. Inizialmente si è pensato a un suicidio ma col passare delle ore sono aumentati i dubbi: è un delitto? Nella cella hanno lavorato per ore i militari del Ris alla ricerca di tracce. La Procura ha disposto l’autopsia.
È un mistero la morte di un detenuto nel carcere di San Sebastiano a Sassari. Marco Erittu, sassarese di 40 anni, in prigione per reati di piccolo conto, è stato trovato agonizzante sul proprio letto con un lenzuolo intorno al collo e in parte conficcato in bocca. In un primo momento gli inquirenti hanno pensato a un suicidio, ma con il passare delle ore sono emersi i primi dubbi sulla dinamica. L’episodio risale alle 18 di domenica.
Gli agenti della polizia penitenziaria trovano l’uomo moribondo in cella. Sul posto giungono i medici del 118 che non possono far altro che constatare il decesso per soffocamento. Si pensa a un suicidio, a una morte per impiccagione. Ma alcuni aspetti sulla dinamica fanno sorgere dei dubbi. Ieri il medico legale Stefano Lorenzoni ha fatto una prima ricognizione del cadavere. Non è emerso al momento alcun elemento che possa chiarire la dinamica. Una incertezza che alimenta i dubbi sulla morte avvenuta nel braccio detenuti comuni di San Sebastiano. Un vero e proprio giallo.
Le perplessità. Nessuno parla di omicidio, ma le perplessità sulla tragica fine di Marco Erittu dopo 48 ore sono ancora in piedi. Per tutto il giorno nella cella della vittima hanno lavorato i militari del Sis, la scientifica dei carabinieri. Rilevate le impronte, repertato materiale biologico. I militari e il sostituto procuratore Giuseppe Porcheddu ieri hanno sentito alcuni testimoni, cercando di ricostruire le ultime ore da vivo di Marco Erittu.
Trovato nella sua cella, riverso sul letto, da un agente penitenziario. Poco prima delle 18 la guardia ha sentito degli strani rumori provenire dalla prigione di Erittu. Sembravano lamenti. La guardia si è precipitata nella cella, ma ormai era troppo tardi. Marco aveva il lenzuolo attorcigliato attorno al collo e sulla faccia. Immediatamente è stata chiamata un’ambulanza del 118, ma l’équipe medica, al suo arrivo nel penitenziario di via Roma, non ha potuto far altro che constare la morte del detenuto. Per stabilire con esattezza le cause del decesso, la procura di Sassari ha disposto l’autopsia sul corpo di Marco Erittu.
Nessuno ci crede. Da diversi giorni chi divideva la vita da recluso con Marco, aveva notato un brusco cambiamento nel suo umore. Era più cupo e silenzioso del solito, ma nessuno poteva immaginare che stesse addirittura pensando di togliersi la vita. E nessuno ancora sembra crederci. La morte di Marco Erittu rialimenta la triste scia di tragedie nel carcere di San Sebastiano. Una catena che sembrava essersi interrotta per sempre: due morti nel 2002, uno nel 2003, un tentativo per fortuna sventato nel 2004. Ora la morte di Marco Erittu.
Ora che il vecchio carcere di San Sebastiano, con tutti i suoi problemi di organico e di inadeguatezza della strutture ha già preso la strada della pensione: fra quattro anni è previsto il trasloco nella nuova sede di Bancali. Lì, nella borgata alle porte della città sono già iniziati i lavori per dotare Sassari di un carcere in cui i detenuti possano vivere come uomini e non come topi. La spesa prevista è di cinquantotto milioni di euro, ma al momento solo quarantanove sono già stati finanziati.

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