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Rosarno Calabro: agguato contro due stranieri, rivolta degli immigrati

Sembra una nuova Castel Volturno. Prima la sparatoria, poi la rivolta dei cittadini immigrati. Questa volta siamo a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria. Venerdì pomeriggio due cittadini immigrati, la cui nazionalità non è stata ancora resa nota, sono stati feriti a colpi di pistola in contrada Focolì, lungo la strada che conduce a San Ferdinando. E in men che non si dica, sul luogo della sparatoria sono accorsi tra i tre e i quattrocento immigrati a fronteggiarsi con la polizia. Da una parte gli stranieri, infuriati per l’agguato contro due di loro, che lanciano oggetti e bloccano le strade. Dall’altra decine di carabinieri e poliziotti in tenuta antisommossa.A prima vista, potrebbe trattarsi di una storia di caporalato, di lavoro nero sfruttato dalla criminalità. La sparatoria infatti è avvenuta nelle vicinanze di una vecchia fabbrica abbandonata, che in questa stagione diventa un dormitorio per molti immigrati che arrivano in Calabria per lavorare alla raccolta degli agrumi nella piana di Gioia Tauro. Gente sfruttata e mal pagata, spesso serbatoio da cui la malavita organizzata recluta manovalanza.Ma la notizia assume una luce ancora più torbida per il fatto che, nemmeno ventiquattr’ore fa, il Comune di Rosarno è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Lo scorso 18 ottobre il sindaco, Carlo Martelli, era stato arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa, nell’ambito di una indagine della Dda di Reggio Calabria sulla cosca dei Piromalli.Rosarno e le sue storie di caporalato l’anno scorso sono finite addirittura in un rapporto di Medici senza Frontiere (Una stagione all’Inferno – clicca qui per scaricarlo) in cui la situazione nella Piana di Gioia Tauro viene inserita in un «contesto di crisi umanitaria»: «Si tratta – scrive Msf nel Rapporto – di fabbriche non più in uso o di cascinali disabitati sprovvisti di riscaldamento, elettricità, acqua corrente e servizi igienici. In alcuni casi i migranti sono costretti a pagare un affitto, come nel caso di una struttura in cemento costruita sotto un ponte e affittata per 500 Euro al mese. Nel corso dell’indagine è emerso che le autorità locali sono consapevoli dello stato di emergenza igienico sanitaria delle comunità di lavoratori stagionali. Tuttavia, nonostante le pressanti richieste da parte di MSF non è stato possibile realizzare interventi strutturali per garantire condizioni minime di accoglienza, con la motivazione che si trattava di lavoratori stranieri irregolari». E soprattutto, utili alle cosche.
fonte: L’Unità

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