Oggi alle 14 nell’aula magna dello storico liceo Virgilio di Roma cominceranno a sfilare, per essere interrogati dal consiglio disciplinare, i 286 studenti e studentesse che la dirigenza dell’istituto ha individuato come responsabili dell’occupazione dello scorso dicembre. Di questi 239 sono minorenni e saranno accompagnati dai genitori. Comincia quindi il «grande processo collettivo» agli occupanti: centinaia di consigli disciplinari per gruppetti di due o tre studenti, una manciata di minuti a volta.

«Se fosse un vero processo, potremmo portare delle prove – dice un ragazzo del collettivo della scuola – invece abbiamo tutti gli elementi ma nessuno che ci ascolta». Per loro si tratta di «un procedimento senza presunzione di innocenza ma anzi con presunzione di colpevolezza». La modalità di gestione delle sanzioni adottata dalla dirigenza dell’istituto ha suscitato in questi giorni un acceso dibattito.

L’«Atto d’incolpazione d’addebito disciplinare» arrivato alle famiglie era parso subito contestabile, a partire dalla scelta di indicare in chiaro i nomi dei presunti responsabili. Una «inaccettabile violazione della privacy», secondo quanto si legge in entrambe le lettere inviate alla preside da collettivo e famiglie nel tentativo di rispondere punto per punto al bizzarro impianto accusatorio.

Le studentesse e gli studenti del collettivo, premesso che si faranno «carico della totalità delle spese volte a riparare i danni all’edificio ed agli oggetti» e che rivendicano l’occupazione e se ne assumono «le responsabilità», specificano: «non è l’erogazione delle sanzioni che contestiamo, quanto il carattere sproporzionato ed arbitrario dei criteri scelti nella differenziazione».

Il documento della dirigenza indica infatti tre gradi di colpevolezza: «recidivi», «organizzatori», «iscritti al primo anno». E di conseguenza diverse sanzioni. Per gli ultimi, giudicati incapaci per la giovane età di rendersi «conto delle conseguenze del proprio comportamento», solo una nota mentre si minacciano conseguenze molto più serie per gli altri che, a causa della riforma della condotta del ministro all’Istruzione (e merito) Valditara, potrebbero arrivare alla bocciatura.

Gli studenti contestano inoltre il concetto di «recidiva», in contrasto, secondo quanto scrivono alla preside Isabella Palagi, con lo stesso regolamento di istituto: «Si applica solo per reiterate violazioni dei doveri che ricorrono nello stesso anno scolastico, non per atti e comportamenti realizzati in quello precedente».

Anche i genitori (oltre cento i firmatari) scrivono alla dirigenza di aver rilevato «diverse criticità» nell’atto. Denunciano la «modalità di comunicazione, intimidatoria» e chiedono di «evitare uno scontro frontale tra scuola, studenti e famiglie» e di uscire da «una logica di rappresaglia, fatalmente destinata a lasciare strascichi e a minare il rapporto di fiducia necessario tra tutti i membri della comunità scolastica».

Intanto gli studenti dei licei capitolini in cui la dirigenza ha seguito con solerzia le indicazioni del ministro leghista, già in rete da tempo, stanno organizzando anche una risposta collettiva. «C’è solidarietà tra le scuole che stanno subendo questa repressione – spiegano – sono tutte conseguenze della stessa linea politica di destra e frutto dello stesso atteggiamento».