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Rojava senza pace

Nemmeno il tempo di celebrare la conclusione dell’Akitu che nella serata del 3 aprile un drone turco colpiva un veicolo siriaco a Tell Tamer (Rojava, nord della Siria). All’interno del mezzo si trovava quello che presumibilmente era l’obiettivo principale, Orom Maruki, membro del comando generale del Consiglio militare siriaco (Syriac Military Council – MFS). Fortunosamente rimasto solo ferito così come un traduttore che viaggiava con lui. In quel momento stavano scortando un convoglio russo verso la centrale elettrica della città.

Il MFS è parte integrante delle Forze Democratiche Siriane (FDS), la coalizione politico-militare costituita da curdi, arabi, armeni, siriaci…

Quanto alla festa dell’Akitu, le origini in Mesopotamia risalgono almeno al quarto millennio avanti Cristo (con i Sumeri che i Curdi considerano i loro principali antenati) se non addirittura al Neolitico. Anticamente veniva celebrata in diverse città come Uruk, così come altre festività legate ai cicli agricoli annuali.

L’Akitu inizia il 21 marzo e si conclude il 1 aprile, data tradizionale per la semina dell’orzo. Stando alle testimonianze storiche, almeno fino alla fine del secondo millennio avanti Cristo, sia nei giorni della semina che in quelli successivi del raccolto dell’orzo, si svolgevano lunghe e partecipate processioni e vari rituali religiosi. Attualmente, perso in parte il carattere religioso, la festa ha assunto un carattere prevalentemente culturale e politico.

In Rojava l’Akitu viene celebrato soprattutto a Tall Arbush, villaggio assiro nella valle del Khabur, a una ventina di chilometri a sud-est di Tell Tamer (cantone di Hassakê). Anche quest’anno vi hanno preso parte centinaia e centinaia di persone. Tra cui gli esponenti del Partito dell’Unità assira e dell’Organizzazione democratica assira. Oltre ad alcuni membri delle FDS come la comandante Newroz Ehmed (Unità di protezione delle donne, le YPJ), il portavoce delle FDS Aram Hanna, l’addetto stampa della federazione dei combattenti Ferhad Şami e Matay Hanna del Consiglio militare siriano (MFS).

Dopo un doveroso minuto di silenzio per i caduti, sono stati letti alcuni messaggi delle associazioni presenti. Auspicando che “l’inizio del nuovo anno coincida con quello della Pace, dell’amore e della serenità”.

Matay Hanna ha augurato buon anno a tutti i popoli cristiani della regione e ha ribadito che l’Akitu è “un momento di rinascita dello Spirito, della natura, dell’armonia e della civiltà”.

Newroz Ehmed ha reso omaggio alla “cultura comune” che si è venuta a formare tra i popoli della regione definiti un “mosaico fraterno”. Ricordando poi che è solo grazie al sacrificio di chi ha lottato ed è caduto se oggi si possono celebrare liberamente feste tradizionali come l’Akitu e il Newroz.

Entrambe tali ricorrenze, su decisione dell’Amministrazione autonoma del Nord e dell’est della Siria (AANES), sono diventate giorno festivo nella regione.

Per cui è lecito sospettare che l’attacco turco avvenuto dopo nemmeno 48 ore non lontano da qui avesse anche un valore simbolico. Sia di intimidazione contro la minoranza siriaca, sia di disprezzo per le sue tradizioni.

L’Unione siriaca europea (European Syriac Union – ESU) ha poi criticato duramente l’attentato contro il Consiglio militare siriaco invitando l’opinione pubblica mondiale a condannare tali azioni di Ankara contro le minoranze del Nord della Siria.

Gianni Sartori

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