Il coraggio delle decine di donne che hanno raccontato le molestie subite ha ottenuto un primo effetto: infrangere l’unanime celebrazione nazionale, e spesso nazionalista, della 93ª adunata degli alpini che si è svolta a Rimini e San Marino tra il 5 e l’8 maggio. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Pd) ha parlato di «comportamenti gravissimi». Invitando a non generalizzare ha detto che «molestie e violenze non devono mai e in nessun caso trovare giustificazioni». Il deputato Pd Matteo Orfini e il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni hanno definito quanto avvenuto «schifoso». Per Laura Boldrini: «È inaccettabile che incontri di uomini diventino occasione per dare sfogo a violenza e istinti più beceri».

DI ALTRO GENERE le dichiarazioni del centro-sinistra locale. La Conferenza delle donne Pd di Rimini si è voluta dissociare «da toni accusatori, tesi a incrementare un clima di polemica generalista e qualunquista, che getta un inaccettabile discredito verso un corpo dal valore riconosciuto e indiscusso». Quattro giorni dopo le prime segnalazioni di abusi e molestie anche il sindaco Jamil Sadegholvaad, sempre Pd, ha condannato questi episodi invitando a non attribuirli a tutti gli alpini. Del resto il mega evento è stato sostenuto dall’amministrazione comunale e ha creato, secondo una stima di Trademark Italia, un indotto di 168 milioni di euro. Un modello di «turismo mordi e fuggi» che Non Una Di Meno ha criticato insieme alla «dinamica da branco» che l’adunata ha portato in città.

EVITANDO GENERALIZZAZIONI, il movimento femminista respinge la retorica delle mele marce. Le segnalazioni di molestie, violenze fisiche e verbali sono salite a 160. La maggior parte per più episodi, spesso compiuti da gruppi di uomini. Ieri il giornalista di Fanpage Saverio Tommasi ha diffuso le immagini girate durante una delle notti del raduno. Lo scenario è quello di un assedio alle donne con testimonianze e scene in diretta di continui palpeggiamenti, insulti e offerte sessuali. Anche a minorenni. «Stasera devi essere tollerante» dice a una ragazza un uomo con in testa il copricapo degli alpini, quasi che le avances facciano parte del rito collettivo maschile.

INTERPRETAZIONE RESPINTA dalle rappresentanze ufficiali. «Nella mia esperienza non ho mai visto gli alpini avvicinare le ragazze tanto da arrivare alla molestia sessuale», ha detto il generale degli alpini Giorgio Battisti del Comitato atlantico italiano. In realtà anche in edizioni passate ci sono state segnalazioni di comportamenti sessisti. Lo ha ricordato lo stesso presidente dell’Associazione nazionale alpini (Ana) Sebastiano Favero per quella di Trento del 2018. Favero, però, ha ribadito anche ieri che a Rimini come a Trento non ci sono state denunce formali. Invece in serata una ragazza, di 26 anni, è andata per prima in questura e almeno un’altra decina sarebbero pronte a seguirla.

LA DIFFICOLTÀ DELLE DONNE a denunciare le violenze è un fatto strutturale. Perfino nei casi più gravi. La Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio presieduta dalla senatrice Pd Valeria Valente ha rilevato che nel biennio 2017-18 solo il 15% delle donne uccise aveva denunciato l’uomo che le avrebbe ammazzate. «In un evento in cui si concentrano migliaia di uomini, militari, che consumano alcol e sostanze è ancora più difficile. Come fa una ragazzina da sola a denunciare un branco di adulti che l’hanno molestata? O una lavoratrice che rischia il posto?», dice Manila, attivista di Nudm. Il movimento femminista ha offerto assistenza legale e sostegno a tutte le donne vittime di abusi.

NELLA DIFESA a spada tratta degli alpini si è cimentata la destra. Per il cofondatore di FdI Guido Crosetto «andrebbe chiesta un’aggravante» per «quegli esseri indegni che hanno portato discredito agli alpini» e infangato un simbolo. Mentre secondo il leghista Matteo Salvini è giusto «condannare episodi di molestie o maleducazione» ma vanno evitate generalizzazioni. Una prospettiva diversa rispetto a quella espressa dopo le violenze sessiste dello scorso Capodanno in piazza Duomo a Milano. In quell’occasione aveva twittato: «In arabo “taharrush gamea” significa “molestia collettiva”. Troppe aggressioni contro ragazze e donne, le ultime a Milano, per mano di stranieri che si sentono impuniti. Altro che integrazione».

da il manifesto