Presto potrebbe concretizzarsi in Israele la realtà distopica raccontata dalla vecchia serie tv Person of Interest in cui Jim Caviezel, Michael Emerson e Amy Acker, grazie a un’intelligenza artificiale collegata a una fitta rete di telecamere di sorveglianza, tengono sotto controllo l’intero territorio degli Stati uniti.
di Michele Giorgio
Nei giorni scorsi il comitato ministeriale per la legislazione ha approvato un disegno di legge che autorizza l’uso da parte delle forze di sicurezza della tecnologia di riconoscimento facciale sui filmati delle telecamere di sorveglianza. Un primo via libera, che se confermato dal voto della Knesset, fornirà alla polizia la possibilitàdi creare un database biometrico. «Quando si tratta di tenere a freno il terrore, prendo la violazione della privacy con le pinze», ha replicato alle critiche il ministro della giustizia Gideon Saar, annunciando «qualche modifica» al testo.
Obiettivo del disegno di legge è «codificare l’utilizzo delle reti di telecamere negli spazi pubblici da parte della polizia». Il sistema sarebbe in grado di mettere a fuoco oggetti e individui, di fotografarli e confrontarli con le immagini trovate nel database, consentendo così l’identificazione dell’oggetto o della persona» allo scopo di «prevenire, contrastare o scoprire reati a danno di persone, della sicurezza pubblica e dello Stato». La polizia, aggiunge il testo approvato, proteggerà i dati raccolti dagli hacker e la privacy di coloro a cui si riferiscono le informazioni.
Rassicurazioni che non convincono la ministra dell’immigrazione Pnina Tamano-Shata, di origine etiope. «Quando la polizia può posizionare telecamere biometriche in ogni quartiere con il semplice gesto di un dito, ciò porta ad abusi per determinate popolazioni», ha detto al giornale Haaretz Tamano-Shata ricordando che questa tecnologia si è rivelata problematica nell’identificazione delle persone con la pelle scura. Ha perciò chiesto l’istituzione di un comitato per la supervisione dell’uso della fotocamera e invocato il coinvolgimento dei giudici. Dalla sua parte c’è l’Associazione per i diritti civili in Israele (Acri). «Questo progetto di legge – spiega Acri – consente alla polizia di raccogliere e archiviare informazioni personali di cittadini innocenti, senza l’autorizzazione di un tribunale. Mette in pericolo le libertà civili e il diritto a non essere vigilati». Forti le preoccupazioni tra i cittadini arabi israeliani che temono di diventare il primo obiettivo della raccolta dati.
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