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Repressione e persecuzioni in Birmania

Tra la fine del 2016 e l’inizio di questo 2017 si sono intensificate le notizie provenienti dalla Birmania a proposito della persecuzione della popolazione di minoranza mussulmana dei Rohingya, situati nel nord – est del paese: secondo un rapporto delle Nazioni Unite, a causa di una dura repressione organizzata dall’esercito birmano, solo nella prima settimana del 2017 22 mila profughi hanno raggiunto il Bangladesh.

In un paese a larga maggioranza buddista, i Rohingya vivono emarginati, esposti a discriminazioni e violenze; non mancano le critiche nei confronti di Aung San Suu Kyi, ministro degli esteri e leader de facto del paese, premio nobel per la pace dopo anni di impegno per il riconoscimento dei diritti umani nel suo paese, a guida di un governo vinto dal suo partito (Lega Nazionale per la Democrazia) nelle elezioni del 2015, prime elezioni libere dal 1962.

Organizzazioni come Onu ed Amnesty International, insieme alle voci di intellettuali provenienti da tutto il mondo, hanno sollecitato la leader birmana ad esprimersi direttamente sul massaco dei Rohingya, in un contesto dove sembra emergere il suo colpevole silenzio.

Nel paese i militari, benché sconfitti nelle elezioni del 2015 dopo anni di regime dispotico, sono ancora molto influenti, mentre i gruppi religiosi vivono di un fondamentalismo discriminatorio e razzista: per capire meglio questa situazione di seguito un’intervista ad Aung Kaung Myat: originario di Yangon, la maggiore città birmana, studia giornalismo presso l’università di Hong Kong ed è membro dell’organizzazione antifascista “Yangon Antifa”. 

In Myanmar si assiste ad un escalation crescente di una politica fascista, quali sono le sue forme contro cui deve fare i conti l’organizzazione “Yangon Antifa”?

ll fascismo in Birmania è mimetizzato: una miscela di fondamentalismo buddista ed etno-nazionalismo del Bamar, maggiore gruppo etnico del Myanmar. Essi si vedono come i “padroni” della terra, cercano  la completa eliminazione delle minoranze religiose, in particolare i Mussulmani, ma non solo, mantengono le donne in una posizione di subordinazione e relegandole al ruolo di oggetto appartenenti al gruppo etnico Bamar. Basta guardare all’insieme di leggi cui fanno seguito, comunemente  chiamato “Race and Religion Protection Law”. Si tratta di quattro leggi che nel settembre 2015 sono state adottate dal parlamento del Myanmar, contro cui Amnesty International si è schierata definendole contrarie alla libertà di pensiero, di espressione, coscienza e religione. Sono leggi particolarmente discriminatorie e con una funzione repressiva nei confronti delle donne o di chi volesse cambiare religione. 

Qual è il peso dei militari oggi attualmente in Myanmar?

Per quanto riguarda i militari, essi detengono ancora un quarto del Parlamento, sufficiente a mantenere il veto militare su eventuali modifiche costituzionali e il sistema giuridico. Con una prassi da organizzazione più razzista e fascista (questo può essere spiegato con il fatto che tutti gli ufficiali di alto rango nelle forze armate sono Buddisti Bamars), i militari invadono le terre abitate da etnie diverse, tra cui Rohingya, e mantengono le popolazioni locali nella paura costante attraverso la sistematica esecuzione di torture, oltre che omicidi e stupri.

Come vedi l’influenza invece del gruppo religioso ed identitario “Ma Ba Tha” – Associazione Patriottica del Myanmar?
Mabatha ha una sua influenza sui militari ed i membri dell’ LND in quanto sono composti da monaci buddisti che sono in cima alla scala gerarchica nella nostra società. I suoi dirigenti e membri si impegnano a molestare e minacciare i musulmani. 

Qual è la situazione generale della libertà di espressione in Myanmar? 

La libertà di parola in Birmania è molto preoccupante. La sezione 66 D della Legge sulle Telecomunicazioni viene utilizzata per citare in giudizio le persone ed i giornalisti sui loro messaggi via Facebook e gli articoli online che presentano delle critiche o facciano satira nei confronti delle persone al potere tra cui il Presidente (da NLD), il comandante in capo delle forze armate e così via. Secondo il team di ricerca di modificare la sezione 66 (D), ci sono 40 casi archiviati con 5 imprigionati e 9 detenuti sotto l’amministrazione del governo NLD.

Quali sono le responsabilità, dirette o indirette del governo Birmano guidato dal partito National League for Democracy del suo leader Aung San Suu Kyi per quanto riguarda il massacro della popolazione Rohingya?

Sono pienamente responsabili per i crimini commessi dalle forze di sicurezza sulla popolazione Rohingya. Mentre i militari e le forze di polizia non sono controllate dall’autorità dell’amministrazione NLD a causa della nomina del capo della polizia fatta dal comandante in capo delle forze armate e non da parte del Presidente, il Presidente NLD può ancora dare indicazioni nei confronti del capo della polizia e ha il potere di licenziarlo. Inoltre, il rifiuto di Aung San Suu Kyi di esprimersi contro le esecuzioni extragiudiziali delle persone Rohingya e dell’appiccamento di fuochi nei loro villaggi; la volontà di sdrammatizzare la quantità di atrocità commesse dalle forze di sicurezza e la tendenza ad accusare palesemente le accuse di stupro e l’omicidio come “falso” attraverso le sue pagine di Facebook, mostrano quanto il premio Nobel sta cooperando con i militari nel loro sforzo di bonificare la popolazione Rohingya popolazione dalla terra .

da GlobalProject

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