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Il Regno Unito limita il diritto alla protesta: cortei vietati

Nel Regno Unito è stato approvato il “Police, Crime, Sentencing and Courts Act 2022”, una legge che, tra le altre cose, limiterà il diritto alla protesta nel paese.

di Salvatore Toscano

Dopo i dubbi iniziali, sia la Camera dei Comuni sia la Camera dei Lord hanno deciso di accettare il provvedimento, conferendo alla polizia maggiori strumenti per fermare le proteste. Si pensi, ad esempio, all’introduzione della possibilità di limitare una manifestazione se considerata troppo rumorosa, previa valutazione dello chief constable (grado maggiore della polizia britannica) nel caso di una protesta imminente o dell’ufficiale più anziano presente sul luogo se la manifestazione sarà già in corso.

“La polizia potrà imporre delle condizioni soltanto alle proteste ingiustificatamente rumorose che possono avere un impatto significativo sugli altri o possono causare gravi interruzioni alle attività delle organizzazioni nelle vicinanze” si legge sul sito del governo britannico. “Questa misura non ha nulla a che fare con il contenuto del rumore generato da una protesta, ma soltanto con il suo livello”, scrivono sulla pagina dedicata alle domande frequenti, specificando l’importanza del lavoro di valutazione “caso per caso” della polizia, visto che una “protesta rumorosa in un centro città potrebbe non raggiungere la soglia”, ma potrebbe farlo “nei pressi di una scuola, di una casa di cura per anziani, di un piccolo ambulatorio medico o di piccole attività commerciali”. In riferimento agli scenari in cui la polizia potrebbe applicare le limitazioni alle proteste, sul sito del governo britannico vengono citati gli “effetti dannosi e dirompenti che il rumore eclatante generato dalle proteste del Freedom Convoy ha causato ai residenti di Ottawa in Canada” e la successiva azione giudiziaria di un tribunale canadese, che ha imposto un’ingiunzione di dieci giorni per vietare azioni analoghe. “In circostanze simili, questi nuovi poteri sarebbero estremamente utili“.

Il limite sonoro, lasciato alla discrezionalità dei funzionari, si aggiunge ad altre tre circostanze già in vigore che giustificano l’intervento della polizia tramite “decisioni proporzionali”¹, quindi imponendo delle condizioni soltanto quando il rischio (danni) supera il beneficio (diritto a manifestare). Nello specifico, la possibilità di intervenire è riservata nei casi in cui la protesta possa causare gravi disordini pubblici, gravi danni alla proprietà o gravi interruzioni della vita della comunità. La nuova legge non modificherà la natura delle disposizioni precedenti e quindi non sarà necessario un permesso preventivo per organizzare o partecipare a una protesta. Allo stesso tempo, resterà in vigore l’obbligo di fornire alle autorità un preavviso di sei giorni (a meno che ciò non sia impossibile) in caso di corteo. In base alle citate circostanze, la polizia potrà optare per delle limitazioni, la cui violazione comporterà la commissione di un reato. In tal senso, è interessante soffermarsi su una modifica apportata dalla nuova legge approvata dal parlamento britannico riguardante il Crown Prosecution Service (CPS), un’istituzione che funge da pubblico ministero nel Regno Unito. Secondo le norme precedenti, ai fini dell’accertamento del reato, era necessario dimostrare che l’indiziato fosse a conoscenza delle condizioni imposte dalle autorità nei confronti della protesta. Con la nuova legge, al CPS basterà dimostrare che il manifestante avrebbe dovuto sapere delle limitazioni.

¹Human Rights Act 1998

da L’Indipendente

 

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