Recensione del libro “Vietato Partecipare – G20 Amburgo. Storia di un processo”, di Jamila Baroni, madre di Fabio Vettorel
7-8 Luglio 2017. Ad Amburgo si tiene il G20, il dodicesimo summit dei rappresentanti dei leader, dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali. Di esso fanno parte i 19 paesi più industrializzati e l’Unione europea.
Durante il summit si susseguono manifestazioni di dissenso che spesso sfociano in violentissimi scontri con la polizia, incapace di arginare l’esuberanza e l’eccedenza delle realtà di movimento presenti ad Amburgo.
Le quattro giornate di proteste mettono sicuramente in evidenza un doppio fallimento: da una parte quello degli organi di polizia tedeschi nel gestire l’ordine pubblico, dall’altro quello della allora cancelliera Angela Merkel, chiamata a mediare tra le posizioni delle vecchie élite neoliberali e le nuove tendenze populiste.
In questo senso cascava a pennello la scelta di una città come Amburgo, città capace tradizionalmente di esprimere conflittualità: la buona riuscita del summit avrebbe dimostrato come fosse possibile per il potere garantire una certa forma di dissenso, rendendolo però opzione assolutamente compatibile.
E’ in questo contesto che Fabio Vettorel, poco più che diciottenne feltrino, viene arrestato all’alba del 7 luglio e rinchiuso in carcere dove rimarrà in stato di detenzione preventiva per più di 4 mesi, per essere finalmente rilasciato a novembre del 2017 (il suo processo è stato sospeso a gennaio 2018).
Ciò che gli viene imputato è una “compartecipazione morale”, ma fin da subito risulta evidente come la gestione del processo evidenziasse la volontà di utilizzare Fabio come capro espiatorio punendolo per i fatti del G20.
Il suo viaggio si trasforma in un’odissea: prigioni, ricorsi, speranze di libertà, minacce di una lunga reclusione, aule di tribunale, processi, conflitti istituzionali, fino alla tanto agognata libertà.
Il libro Vietato Partecipare – G20 Amburgo. Storia di un processo, edito da Agenzia X, è una cronaca dettagliata e coinvolgente delle vicende giudiziarie di Fabio.
Una sorta di bollettino che vorrebbe apparire oggettivo e distaccato, ma dal quale traspare l’incredulità per l’andamento del processo e la compartecipazione morale, orgogliosa e rabbiosa, di Jamila, madre di Fabio e autrice di questo libro, alle scelte politiche e giudiziarie del figlio: il risultato, anche grazie al saggio conclusivo di Margherita D’Andrea, è una immagine lucida della gestione del dissenso e dell’ordine pubblico negli stati europei e del tentativo di criminalizzare chi decide di mettere in gioco il proprio corpo per manifestare per un mondo diverso.
Abbiamo partecipato alle mobilitazioni di Amburgo e le successive mobilitazioni a supporto dei manifestanti arrestati durante il summit.
Ora, a più di due anni da quei giorni di luglio, per chi è stato vittima della repressione il G20 non è ancora finito. La storia di Fabio poteva essere quella di ognuno di noi
Ruggero Sorci
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