Un grande striscione «Que Viva Askatasuna» appeso in corso Regina Margherita, al numero 47 dove dal 1996 ha sede il centro sociale, dice molto della volontà di resistere di uno spazio di critica e socialità che è un pezzo di storia nella Torino (e non solo) dei movimenti. Alle richieste di sgombero – l’ultima è quella di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale – e alla volontà di zittire una voce scomoda, Askatasuna ha risposto con un grande concerto in strada (con in cartellone Africa Unite, The Bluebeaters, Bandakadabra, Lou Dalfin, Willie Peyote e Zuli), che è però stato anticipato venerdì da una diffida del questore.

Una diffida per inottemperanza alle norme che regolano eventi di questo tipo. Il centro sociale non ha fatto marcia indietro: «La questura – ha replicato il Csoa Askatasuna – arriva addirittura a diffidare i musicisti. La musica, da sempre strumento di libera espressione, diventa un nemico per la Questura di Torino troppo impegnata a fare la guerra ad Askatasuna. In questi giorni abbiamo assistito ad una vera e propria caccia all’artista per notificare delle diffide di esibizione pubblica al civico 47 di corso Regina per l’evento di sabato. Artisti, amici e collaboratori tecnici che da sempre sostengono l’Askatasuna sono stati raggiunti nelle proprie case, nei magazzini, nei luoghi di lavoro o convocati direttamente in questura per essere intimiditi dall’esporsi su un palco davanti a migliaia di persone a nostro sostegno. Sappiamo bene che la sicurezza e l’ordine pubblico sono le classiche scuse questurine per silenziare eventi creati dal basso, al di fuori delle logiche di profitto organizzati per sostenere cause politiche e sociali cittadine molto sentite. Siamo di fronte ad un ennesimo attacco al quale rispondiamo senza alcun timore».

E così, sabato sera, Askatasuna – nonostante qualche cambiamento di programma (il live è stato dal balconcino) – ha animato il quartiere Vanchiglia tra musica, tanti artisti, e parole di lotta contro la guerra e contro la repressione: «Hanno cercato di fermare tutta questa solidarietà ma non ci sono riusciti. Ci accusano di associazione a delinquere, per noi la nostra è un’associazione a resistere». In tanti e tante, cantando anche a squarciagola, si sono stretti al centro sociale di corso Regina Margherita 47 dalla caratteristica facciata rossa. Cambiando volto, per una sera, a quel tratto trafficato di strada.

Il Csoa Askatasuna è da tempo nel mirino degli inquirenti soprattutto per le proteste in Val di Susa contro il Tav Torino-Lione. Il 20 ottobre si aprirà il processo che tra le imputazioni vede per 16 militanti di Askatasuna l’accusa di associazione per delinquere. Lunedì scorso, poco prima della discussione della mozione per lo sgombero di Fdi (bocciata), Forza Italia ha annunciato una mozione in cui si chiede che la città di Torino si costituisca parte civile nel processo.

Il tema degli spazi sociali resta caldo in città, la destra forte della vittoria alle politiche soffia sul fuoco che il centrosinistra non sembra in grado di spegnere. Nelle scorse settimane è stato sgomberato Edera Squat, casa occupata da quasi 5 anni in via Pianezza 115, nel quartiere delle Vallette estrema propaggine della periferia Nord, una delle zone più in difficoltà del capoluogo. Ieri, proprio a difesa di questo spazio, c’è stata una pedalata contro sgomberi e repressione.

da il manifesto