Menu

Qual é la risposta giusta se la domanda é sbagliata? Migrazioni e altre questioni

Dovremmo interrompere questa “discussione” degenerativa sui soccorsi in mare. Dovremmo proprio! Perché continuare a darle un seguito non potrà altro che enfatizzare ulteriormente livelli già pericolosi e imbarazzanti di degrado intellettuale, sociale e politico. Il parlottare italiano, dai più altisonanti proclami delle figure istituzionali, fino al più sgrammaticato commento facebook dell’ultimo tuttologo da tastiera, ripercorre in discesa il tragitto di edificazione della cosiddetta società civile, e ci involve tutti verso il ritorno al grado zero della coscienza umana e civica.

La ridondante elucubrazione collettiva sugli eventi in corso nel Mediterraneo è l’attestazione ultima di quanto illusoria sia questa ritrovata “partecipazione” democratica dei cittadini alla dinamica politica, la prova della completa inutilità delle questioni poste ad intrattenimento e sollazzo del popolaccio, la conferma di quanto menzognera è la prospettiva da cui si vuole indurre ad approcciare il problema.

E mentre la falsificazione galoppa svelta verso la completa metamorfosi dei paradigmi, mentre si succedono aggressioni e intimidazioni razziste, mentre si torna a sdoganare un pregresso stadio umano di animalità e sopravvento, la causa prima della natura mortifera assunta dalla naturale e millenaria pratica migratoria resta taciuta e insoluta. Per moltissimi perfino ignota.

Lo spauracchio della clandestinità viene agitato tra le folle seminando astio più che vero e proprio panico, ma lasciando la definizione puntuale di questo abusato aggettivo all’ombra di un significato polisemico e fluido, mutevole, circostanziate, indefinito. Si diffonde del termine una “definizione indefinita” che ha più le caratteristiche di un “sentire”, una definizione che non è tale e che è invece spazio aperto di impressioni multiple e deduzioni non sottoposte a prove di confutazione.

I migranti si dividono in profughi o clandestini. Gli uni in fuga da guerre e fame, forse meritevoli della nostra caritatevolezza, gli altri invece… Chi sono? Le risposte che si ascoltano disegnano un arcobaleno tetro di ignoranza, pregiudizio, confusione e cattiveria.

E qual è la circostanza che li avvicenda insieme sui barconi? Anche qui le risposte sono scoraggianti, la domanda sembra essere difficile.

Anche le persone solidali rinunciano alla produzione di un discorso complessivo e integrale sulla questione dell’universalità sancita del diritto alla libertà di movimento che é però di fatto, per alcuni, sistematicamente disconosciuto e violato. Sono ormai oberate nell’urgenza quotidiana di reagire colpo su colpo ai colpi bassi delle politiche migratorie. In molti chiedono l’apertura dei porti, altri un’accoglienza degna e senza intrighi a beneficio dei profitti economici, altri la regolamentazione del mercato schiavista di extra comunitari da sfruttare per un lavoro agricolo ispirato a trascorsi feudali, altri verità e giustizia su dispersioni e decessi di frontiera, altri i corridoi umanitari,  altri e ancora altri, altro e altro ancora, ognuno spendendo la sua infinitesimale porzione di lotta circoscrivendosi entro un recinto a se stante e dissociato dal resto, ognuno producendo depotenziamento e parcellizzazione, contribuendo allo sconcatenamento delle reciproche implicazioni e dei nessi, inficiando seppur in buona fede, le nostre stesse potenzialità di rivendicare collettivamente, e fortemente, la pari desiderabilità di tutti i passaporti e l’abolizione di un sistema dei visti configurato per agire in qualità di ultimo baluardo colonialista e classista di apartheid economico e sociale.

I cittadini di ogni paese del mondo devono poter viaggiare, come pure, senz’altro, devono poter essere rintracciabili e perseguibili laddove abbiano messo in atto azioni improprie. La clandestinità che tanto inalbera gli italiani che la immaginano come scelta volontaria di chi certamente è in mala fede e soprattutto, pronto a far cose che non vorrebbe si collegassero alla sua identità e con essa alla sua propria individuale e totale responsabilità, molto semplicemente, davvero banalmente, non è questo! Ed è assurdo dover parlare partendo da questa basica ed elementare constatazione. Inoltre, per quanto l’assurdo di cui dico sia già di per sé sufficientemente estraniante, non é certamente il nocciolo del problema reale, che invece è ben più grave e si pone rispetto al fatto che se l’inganno originario in cui i più cadono è questo, non si è davvero nella condizione di poter contare su una partecipazione politica matura e consapevole e pertanto, ogni esternazione a riguardo da parte dei più, oltre ad essere puro opinionismo, è reiterazione e aggravamento della distorsione. Una distorsione così degenerata da averci ricondotto nel giro di un breve decennio, dal cosmopolitismo al nazionalismo, al razzismo e al pre-fascismo.

Non si può certo fare una lezione di storia scrivendo un articolo, e forse uno dei problemi è infatti la sovrabbondanza di articoli e la scarsa disponibilità di chi li legge ad informarsi sulla genesi di quei fatti su cui in brevi righe il cronista di turno azzarda come nelle fiabe scenari e morali.

Ricevetti un commento ad un mio articolo in cui era scritto: “Non mi pare che la libera circolazione sia interdetta e quindi […] se vogliono venire, che lo facciano legalmente e con i documenti”. Come a dire: “Ma ti pare che uno arriva in Italia e non ti vuole dire da dove viene e come si chiama!?! Che voglia andarsene in giro a far quel che vuole senza fornire le generalità, e che io onesto contribuente debba dargli pure 35,00€ al giorno e le case che vengono negate ai connazionali che hanno perso reddito e dignità!?!”.

Fotor_153232816933457

Ecco, cosa dire dunque?! Come rispondere?! È evidente che non può esserci un dibattito a partire da simili presupposti, ne tanto meno un confronto politico, ma solo un ciclo di lezioni di storia e diritto. Un amico dall’inflessione romanaccia mi disse: “Ma nu je risponde, aò ma che te paga che devi sta a perde tempo a faje lezione? Che studiasse!”.

Siamo dunque all’incomunicabilità!

Possiamo sproloquiare all’infinito, ognuno dalla sua piazza o dalla sua tastiera, ognuno nel suo bar o ai suoi microfoni; non ha più senso! Vero, falso, e tutto il grigio degli stadi intermedi sono un fluido magmatico instabile e fuori controllo, come le onde di un Mediterraneo assassino in cui affogano quotidianamente le persone migranti e le capacità intellettuali di chi le guarda morire, cercando nelle parole ipotesi che giustifichino l’impensabile, e trovando parole per la verità indicibili.

FB_IMG_1531921058547

Forse nessuno è in grado di accettare in piena coscienza la possibilità che sia in atto una strage di innocenti come effetto di politiche che nell’esclusivo perseguimento dell’interesse economico hanno progressivamente rinnegato istanze umane ed esigenze sociali. Forse questi naufraghi devono necessariamente essere quei brutti e cattivi “clandestini” di cui sopra, perché basta invece un pizzico di giustizialismo fuso a rivendicazioni di giustizia, a poter accettare o almeno “farsi una ragione” di una strage di colpevoli. Forse per questo nessuno è interessato a chiedersi il perché di queste folli partenze in mare. Se sono criminali o parassiti, se sono ignobili poco di buono, se sono tutto questo e anche peggio, i loro gesti non possono che essere folli dalla prospettiva delle persone per bene.

Dunque inutile farsi domande, dedicarsi a conoscere e impegnarsi a capire. Meglio avere risposte pronte: “Ma che ‘razza’ di gente!” può certamente essere una di queste. Gente che delinque, che mente, che mette bambini in mare, che ha pretese, che invade, che si impossessa abusivamente del nostro welfare, dei nostri posti di lavoro, dei corpi delle nostre donne, delle panchine dei nostri anziani, degli asili dei nostri bambini. Che sovverte la tradizione, non abbraccia la nostra religione, non apprezza nemmeno la nostra rinomatissima alimentazione, non vuole l’integrazione, a si atteggia a padrone!

E più la disumanità tragica di questa strage quotidiana si avvicinana dalle lontananze dell’orizzonte alla prossimità della punta dei nasi comunitari e nostrani, più si ha bisogno, come in un gioco equilibristico di leve e contrappesi, di rabboccare astio e nefandezza nel calderone fetido di giustificazioni con cui lavare una coscienza che però, se ne accorgeranno, scoprirà un giorno se stessa niente affatto purificata da siffatte abdluzioni.

Quando vorrete davvero conoscere il perchè delle morti in mare, non vi sarà difficile; finché non vorrete, continuate a dibattere se sia delle ONG, dei trafficanti, dell’incoscienza delle vittime o della giustizia divina.

Per tutti quelli che invece lo conoscono già, continuate pure a farvi risucchiare da contenziosi su quale sia il primo vero porto sicuro da una certa latitudine o qualsiasi altra, su come debba essere modificato il trattato di Dublino, o sulla rinegoziazione di briciole percentuali sulle quote per i ricollocamenti. Eventualmente, anche sulla legalità o meno del dire ad un cittadino non comunitario di “andare via”. Continuate ad arrovellarvi su come debbano identificarsi e dove tumularsi i “caduti”, o su come debbano svolgersi le migliori ricerche per il ritrovamento degli scomparsi, vivi o morti. Su quali siano le più acute formule giurisprudenziali per ricorrere contro questo o quel respingimento, gestore SPRAR, procedura Hot Spot, generale indolenza delle istituzioni o particolare Ministro leghista.

Continuate pure a lasciare che le questioni sostanziali si diluiscano anche nei vostri stessi discorsi, disperdendosi nell’analisi microscopica dei loro stessi sottoprodotti e sotto insiemi di problemi.

Ormai non si distinguono più i sintomi dalla malattia, sicché ogni tentativo di cura é destinato a restare inesorabilmente inefficace.

L’Italia è terzultima in Europa per spesa in istruzione; volevo ricordarlo qualora non fosse eccessivamente iperbolico il passaggio mentale veloce dalla condizione a cui siamo ridotti, alla qualità e perché no, anche quantità, della nostra educazione. Anche su questo però, nessun discorso complessivo e integrale sulle cause e gli effetti dell’ignobile inaridimento; del resto ci si sente perspicacissimi e soddisfatti dalle proprie abilità intellettive anche solo nell’esercitare l’enigmistico diletto di scovare differenze tra foto vere e false di bambini o bambolotti riversi a mare e naufraghe con o senza smalto. Eppure lo sguardo di Josefa, in questa foto senza smalto, parla da solo.

FB_IMG_1531897984421

La storia pretende dagli uomini e le donne la capacità di compiere oggi scelte e azioni che giudicherà domani. Concede un margine di tempo in cui resta guardare, uno spazio in cui l’illusione dell’impunità e la lusinga del consenso rassicurano attori ignari e fallaci. Aspetta che ognuno abbia preso la sua decisione, e poi inesorabile, ad uno ad uno, presenterà il conto delle conseguenze.

Monica Scafati

Leave a Comment

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>