
Michele De Palma e Italo Di Sabato, responsabili per il Prc rispettivamente per i movimenti e per l’osservatorio sulla repressione, reagiscono alla «inquietante» richiesta di condanne al processo per i fatti del G8 a Genova nel 2001, chiedendo l’immediata creazione di una commissione parlamentare di inchiesta. Per i due rappresentanti del Prc, «la richiesta della procura di Genova di 225 anni di carcere per 25 manifestanti è inquietante: non si capisce come sia possibile chiedere pene così severe per gli imputati», perchè «a Genova, come testimoniano i tanti drammatici filmati su quei giorni, ci furono scontri violentissimi, le forze di polizia ferirono centinaia di manifestanti, giungendo ad uccidere Carlo Giuliani». «Ed è in questo clima – secondo Di Sabato e Di Palma – che maturarono gli scontri che videro coinvolti anche quei ragazzi per i quali oggi si chiedono pene così esemplari. Mentre i processi per le violenze poliziesche si avviano inesorabilmente verso la prescrizione». «Continuiamo con forza – è la conclusione – a chiedere che venga subito istituita la commissione d’inchiesta sulle violenze di Genova».
E l’istutuzione della commissione di inchiesta è stato fonte di discussione parlamentare. Per Daniele Farina, vice presidente della commissione Giustizia alla Camera, il comportamento tenuto dal gruppo di Di Pietro durante la votazione dei pareri sulla proposta di legge per la istituzione di una commissione di inchiesta monocamerale su quanto accaduto nei giorni del G8 a Genova « l’Italia dei valori usando impropriamente la sede della commissione Giustizia, ha cercato di mettere in discussione il merito del provvedimento e la stessa istituzione della commissione di inchiesta sui fatti del G8 di Genova del 2001». «Risultano sorprendenti le motivazioni con cui l’Italia dei Valori ha votato contro l’istituzione di una commissione di inchiesta – dice Farina – Se infatti la presenza di inchieste in corso da parte della magistratura rappresentasse un motivo ostativo, le commissioni d’inchiesta istituite in tutta la storia della Repubblica si conterebbero sulle dita di una mano». «E visti i tempi della Giustizia – conclude – al massimo sarebbero commissioni di storici e di archeologi
Share this: