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Portland (USA), difendono due «musulmane»: uccisi a coltellate da neonazi

Le vittime sono Namkai-Meche e Ricky John Best, veterano di guerra. L’aggressore è Jeremy Joseph Christian, pregiudicato bianco 35enne, il ritratto del nuovo pericolo americano: il terrorista di estrema destra che odia ogni sfumatura di diversità

A Portland, in Oregon, due uomini sono stati accoltellati e uccisi, un terzo gravemente ferito, per aver cercato di difendere in metropolitana due giovani donne all’apparenza musulmane dall’aggressione di un altro passeggero, che gridava insulti anti-islamici nei confronti delle due ragazze.

L’aggressore è Jeremy Joseph Christian, pregiudicato bianco 35enne, ora in carcere con l’accusa di omicidio aggravato; nella sua pagina Facebook messaggi contro gli anti-fascisti, materiale neonazista e antisemita, foto che lo ritraggono in convegni di estrema destra dove fa il saluto nazista.

Ad aprile si era fatto notare per uno scontro tra neo-nazisti e anti-fascisti, mentre inneggiava alla supremazia ariana; era stato ripreso dai giornalisti dell’Oregonian che stavano trasmettendo l’evento in livestreaming, qualcuno gli aveva chiesto se fosse un neonazista ed aveva risposto: «Generalmente picchio le persone che mi chiamano razzista, sono un bianco nazionalista, sostengo la linea della balcanizzazione razzista e religiosa».

Joseph Christian è il ritratto del nuovo pericolo americano: il terrorista di estrema destra che odia ogni sfumatura di diversità, che si è sentito braccato durante gli otto anni liberal del presidente afro americano e tutto questo odio lo riversa, sentendosi legittimato dal nuovo presidente, su tutti quelli che non sono altri maschi suprematisti bianchi.

Ma è solo una parte della fotografia americana che arriva dall’Oregon, l’altra sono i 600mila dollari raccolti dalla cittadinanza e messi a disposizione delle famiglie dei tre difensori che ora sono definiti eroi; in migliaia si sono riuniti per una veglia in memoria di Namkai-Meche, 23 anni, laureato di recente, di Ricky John Best, veterano di 53enne e padre di quattro figli, e in onore del 21 enne Micah David-Cole Fletcher, ferito al collo, in ospedale ma non più in pericolo di vita.

«Voglio solo ringraziare le persone che hanno messo la in pericolo la loro vita per me e la mia amica – ha dichiarato una delle due ragazze, la diciassettenne Destinee Mangum con il volto rigato di lacrime – Non ci conoscevano ma ci hanno difese».

Il sindaco di Portland, il governatore dell’Oregon, Hillary Clinton hanno commentato questa storia, mentre per giorni non l’ha fatto Donald Trump. «Parole violente portano ad atti violenti», ha sintetizzato Ted Wheeler, sindaco di Portland, il Consiglio per le Relazioni Americano-Islamiche ha sollecitato Trump a parlare contro la crescente islamofobia negli Stati Uniti e Dan Rather, uno dei giornalisti più anziani dell’Oregon, ha scritto un post su Facebook chiedendo apertamente a Trump di parlare di questi morti.

«Due americani sono morti lasciando nel dolore la famiglia e gli amici. Milioni di persone sono addolorate e profondamente preoccupate per ciò che potrebbe accadere. Spero che tu possa trovare questa vicenda degna del tuo tempo e parlarne».

La risposta di Trump è arrivata solo ieri, dopo una dozzina di altre esternazioni su Twitter: «Gli attacchi violenti a Portland sono inaccettabili. Le vittime si sono opposte all’odio e all’intolleranza. Le nostre preghiere sono con loro» ha twittato Trump, o chi per lui, ma non dal suo account personale, bensì da quello ufficiale @POTUS, del presidente Usa.

Marina Catucci

da il manifesto

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