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Pisa: La questura vieta Canapisa 2011

Canapisa, edizione 2011 non si farà. E’ questa la decisione che sarà resa ufficiale  con un’ordinanza della Questura.  L’ennesimo incontro del Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico. Comitato che, dopo le tante riunioni, ha optato alla fine per il no. Così, dopo mille polemiche, rinvii e persino l’intervento del sottosegretario Carlo Giovanardi, che ha chiesto al sindaco Marco Filippeschi di bloccare la manifestazione antiproibizionista, Canapisa sarà vietata. Oggi il questore di Pisa, Raffaele Micillo, su indicazione dello stesso Comitato, firmerà il documento ufficiale. Alla base del diniego, il mancato accordo sul percorso che il corteo avrebbe dovuto tenere questo sabato.
Ma l’Osservatorio Antiproibizionista-Canapisa crew, organizzatore della street parade non ci sta e rilancia la richiesta presentata da più di un mese e mezzo agli organi preposti di poter svolgere il corteo seguendo il percorso fatto lo scorso anno.
“Riteniamo inaccettabili – spiegano dall’Osservatorio antiproibizionista – le proposte di percorso e di conclusione della manifestazione ad oggi fatte dalla Questura: la prima vedrebbe la fine su un rotonda sulla via Emilia, la seconda davanti al parcheggio del Palazzo dei Congressi. Si tratta come è facilmente intuibile per chiunque di opzioni che non garantiscono la sicurezza dei manifestanti, visto che si chiudono su una strada e non in una piazza e che non garantiscono quel rapido deflusso dei manifestanti a fine corteo, auspicato dalla Questura. E poi chi ha mai visto un corteo che non si conclude in una piazza, ma su una rotonda? Sono non-soluzioni che rischiano di creare solo tensioni”.
Non è però solo questo il punto critico avanzato dagli organizzatori: “La Questura che gli anni scorsi era stata molto ragionevole nel concordare la gestione della manifestazione, quest’anno, proprio in seguito alla stretta di Giovanardi, ha annunciato una militarizzazione del corteo, nonostante Canapisa in undici anni sia stata sempre una manifestazione assolutamente pacifica. L’impressione è che si voglia creare il caso per impedirne lo svolgimento, e che anziché praticare la riduzione del danno qui il danno si voglia volutamente massimizzare per cancellare anche questo appuntamento nazionale, proseguendo quella campagna che Giovanardi da anni sta conducendo, spegnendo tutte gli appuntamenti antiproibizionisti che si svolgono in Italia”.
L’Osservatorio antiproibizionista rivendica così il suo diritto a manifestare e manifestare in forma visibile nelle strade del centro città e soprattutto di poter chiudere l’iniziativa in una piazza: “Abbiamo presentato al Comune da più di un mese e mezzo la richiesta di occupazione di suolo pubblico, e tutte le autorizzazioni necessarie per San Paolo a Ripa d’Arno, ma ad oggi non abbiamo nessuna risposta”.
E qui gli organizzatori chiamano direttamente in causa il sindaco e l’amministrazione comunale: “In un momento di evidente crisi del Governo, occorre che il comune di Pisa chiarisca da che parte sta: se è a favore delle politiche dell’esecutivo di Berlusconi e della legge Fini-Giovanardi oppure se dalla parte delle Costituzione, riconoscendo il diritto di manifestare non solo a parole ma nei fatti garantendo lo svolgimento e la conclusione di una manifestazione. Attendiamo una risposta”.
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Il Comunicato del Prc di Pisa
L’anti-proibizionismo è cosa seria. Come lo è Canapisa, la manifestazione che da undici anni a fine maggio attraversa le vie del centro di Pisa. Chi scende in piazza lo fa su una piattaforma politica che merita rispetto e attenzione. Rivendica il diritto all’auto-determinazione, al consumo critico e consapevole, ed alla riduzione del danno in materia di droghe. E denuncia i gravi danni derivanti dalla criminalizzazione dell’uso di sostanze: dalla proliferazione dei mercati neri alla crescita delle mafie, dall’equiparazione nefasta e anti-scientifica tra droghe leggere e pesanti alla diffusione di nuovi pericolosi mix chimici per eludere i controlli, dal boom di ingressi (e di morti) in carcere per i tossicodipendenti alla diminuzione degli interventi di tipo sociale.
Questi effetti sono il risultato di normative ideologiche, repressive e criminogene come la legge Fini-Giovanardi che nel 2006 ha reintrodotto in Italia, caso praticamente unico in Europa, sanzioni penali per il consumo personale di sostanze, non importa di che natura, possedute anche in dosi minime. Il sottosegretario Giovanardi, non soddisfatto del fallimento della legge che porta il suo nome, ha deciso recentemente di intervenire sulle autorità cittadine per ostacolare il normale svolgimento di Canapisa. Evocando in modo strumentale alcuni recenti fatti di cronaca, il sottosegretario ha scritto al Sindaco, al Prefetto ed al Questore per sapere se avessero previsto «misure straordinarie di controllo dell’ordine pubblico, di contrasto del fenomeno dello spaccio delle sostanze stupefacenti, nonché per la verifica del rispetto del divieto di propaganda pubblicitaria previsto dal testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti».
L’effetto è stato quello voluto: mentre in Italia soffia un vento di liberatorio cambiamento, Pisa si allinea ancora una volta sulle posizioni repressive della destra. Il Comitato per la sicurezza, di cui fanno parte i tre destinatari della lettera, finora ha chiesto agli organizzatori di dirottare il percorso di Canapisa su vie periferiche e di concludere la manifestazione in luoghi inidonei a contenere migliaia di persone, minacciando controlli eccezionali anche sulla vendita di cibi e bevande. Comunque la si pensi in materia di sostanze, il diritto di manifestare e di esprimere liberamente il proprio pensiero costituisce un principio fondamentale per ogni democrazia, tutelato dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani. Le autorità possono limitare le libertà dei cittadini solo per comprovati e gravi motivi di ordine pubblico, non certo in base ad un pregiudizio ideologico o in base ad una criminalizzazione preventiva di chi si suppone parteciperà ad una iniziativa.
Per queste ragioni chiediamo con forza al Comitato per la sicurezza di garantire il diritto di manifestare senza discriminazioni, e al Comune di Pisa di fare lealmente la propria parte. Spostare Canapisa dal centro della città, dove la manifestazione si è svolta normalmente per anni, rischia di costituire un inquietante precedente, oltre a produrre problemi di gestione e a minacciare alla fine proprio quella sicurezza che sta a cuore alle autorità.
Federico Oliveri
segretario cittadino
Rifondazione Comunista Pisa

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