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Pisa 7 Maggio 1972 – Muore Franco Serantini ucciso a manganellate dalla Polizia

Il 5 maggio del 1972 a Pisa è previsto il comizio elettorale di Giuseppe Niccolai (Movimento Sociale Italiano); Lotta Continua indice una manifestazione antifascista che viene duramente caricata dai reparti della celere.

Tra i manifestanti ci sono anche alcuni anarchici, tra cui Franco Serantini ventenne e membro di un circolo intitolato a Giuseppe Pinelli: alcuni elementi del Secondo e Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma giunti sul Lungarno Gambacorti picchiano violentemente Franco – utilizzando anche il calcio dei fucili – e poi lo arrestano portandolo in una caserma di polizia e, successivamente nel carcere Don Bosco.

Il giorno seguente, nel corso di un interrogatorio, Franco comunica di avvertire un forte malessere – specialmente alla testa – ma i rappresentanti delle istituzioni lì presenti (giudice, polizia penitenziaria, medico) non prendono in considerazione le sue parole.

Alle 9.45 del 7 maggio Franco muore in ospedale, dove viene portato dopo essere stato ritrovato in coma all’interno della sua cella: il pestaggio del lungarno ha fatto il suo corso.

Il numero 17 (dicembre 1972 – gennaio 1973) della Rivista Anarchica – rintracciabile qui: https://www.google.it/amp/s/stragedistato.wordpress.com/2011/10/19/a-rivista-anarchica-n-17-dicembre-1972-gennaio-1973-ammazzato-due-volte-dalla-perizia-medico-legale-appare-evidente-che-lanarchico-serantini-fu-assassinato-non-solo-dalla-bestialita-dei-baschi-neri/amp/ – fornisce una ricostruzione approfondita degli eventi, con particolare attenzione alle condizioni di salute di Franco Serantini: l’esame autoptico rileva “ovunque ecchimosi, contusioni, lesioni interne, emorragie. Alla testa, la più grave, alle gambe, al dorso, alle braccia. Focolai emorragici o ecchimotici localizzati dappertutto, infiltrati di sangue nello spessore dei seni durali, dell’encefalo, del cuore, dei polmoni, della milza”.

A distanza di quarantasei anni la triste vicenda di Franco Serantini ci sembra ancora, purtroppo, rappresentativa tanto della pessima gestione dell’ordine pubblico quanto delle altrettanto pessime condizioni del sistema carcerario. L’indifferenza con cui è stato ignorato e sminuito il suo stato di malessere ci ricorda molto da vicino l’atteggiamento di chi ha lasciato morire Francesco Mastrogiovanni nel 2009, così come quello di chi ha ignorato le richieste di aiuto espresse da Aldo Bianzino nel 2007.

Pietro Nissim ha composto per Franco la canzone Ballata per Franco Serantini (https://youtu.be/bb3eZ2BlYe4): una delle ultime strofe recita “poi tutt’a un tratto han fretta: da morto fai paura; scatta l’operazione ‘rapida-sepoltura’: «É solo un orfano, fallo sparir, nessuno a chiederlo potrà venir»”.

Nel corso di questi anni abbiamo visto molti tentativi di dipingere come figli di nessuno le vittime di apparati istituzionali che non sembrano capaci di praticare quella democrazia che dicono di difendere: proprio per questo ribadiamo l’importanza della solidarietà, delle reti, affinché nessuno sia figlio di nessuno, affinché tutti possano essere figli del mondo intero.

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