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Persecuzione giudiziaria: Mimmo Lucano non può tornare a Riace

La Cassazione aveva annullato il divieto di dimora. Ma il Riesame ha dato ragione ai pm

Mimmo Lucano deve restare in esilio, fuori dai confini di Riace. Così ha deciso ieri il tribunale della Libertà di Reggio Calabria, rigettando il ricorso del sindaco sospeso. La pronuncia riguarda il procedimento relativo all’operazione Xenia, in base alla quale è stato rinviato a giudizio con 26 persone per la gestione dei migranti e per l’affido della raccolta rifiuti del comune della Locride.

È LA SECONDA VOLTA che il tribunale ha dato torto a Lucano. Il 27 febbraio la Cassazione si era espressa a favore del sindaco annullando con rinvio il divieto di dimora. Secondo gli ermellini, mancavano gli indizi di comportamenti fraudolenti nel caso del servizio rifiuti: le delibere e gli atti di affidamento alle due cooperative L’Aquilone ed Ecoriace sarebbero stati adottati con «collegialità» e con i «prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei rispettivi responsabili del servizio interessato». Ancora, la Cassazione ha sottolineato che «l’affidamento diretto di appalti in favore delle cooperative sociali finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate» è consentito a condizione che gli importi siano «inferiori alla soglia comunitaria».

Sul fronte migranti, invece, gli ermellini avevano rilevato elementi di «gravità indiziaria» ma avevano anche valutato che Lucano si sarebbe dato da fare per favorire la permanenza in Italia della sua compagna, tenendo quindi in considerazione la relazione affettiva. E sui «presunti matrimoni di comodo», che sarebbero stati favoriti dal sindaco tra immigrati e concittadini, nel dispositivo si legge: «Poggia sulle incerte basi di un quadro di riferimento fattuale non solo sfornito di significativi e precisi elementi di riscontro ma, addirittura, escluso da qualsiasi contestazione formalmente elevata in sede cautelare». Ieri però il Tribunale della Libertà ha di nuovo accolto la tesi dei pm. Il processo inizierà l’11 giugno a Locri. Lucano dovrà difendersi dall’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e abuso d’ufficio. La procura in origine aveva contestato anche i reati di associazione per delinquere, truffa, falso, concorso in corruzione e malversazione, capi rigettati dal gip.

LA SCORSA SETTIMANA la procura di Locri ha emesso un secondo avviso di conclusione delle indagini nei confronti del sindaco sospeso: gli vengono contestati i reati di truffa e falso ideologico. Nel mirino l’utilizzo dei fondi per l’accoglienza dei migranti. A Lucano si contesta di avere indotto in errore il Viminale e la prefettura di Reggio Calabria con «una falsa attestazione in cui veniva dichiarato che le strutture di accoglienza erano rispondenti e conformi alle normative vigenti in materia di idoneità abitativa, impiantistica e condizioni igienico-sanitarie». Alla notizia della nuova inchiesta, è stato amaro il commento di Lucano: «C’è un accanimento contro Riace, contro di me e contro l’esperienza di integrazione di cui il comune e io siamo stati protagonisti. Ho sempre agito nel rispetto della legge, sulla base delle richieste che mi venivano dalla prefettura».

Adriana Pollice

da il manifesto

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