Le ragioni di No Prison. Recensione al libro di Livio Ferrari e Giuseppe Mosconi – Apogeo Editore 2021, pp. 108, € 15,00
Il carcere ha una funzione falsa e puramente ideologica, perché finge di controllare, evitare e prevenire i reati, mentre li produce e riproduce, con effetti e livelli di sofferenza sui reclusi, violandone sistematicamente i diritti fondamentali.
Perché la prigione umilia, annulla, stigmatizza e impone il dolore e la sofferenza, è crudeltà, crea la mancanza di responsabilità verso il proprio comportamento e aumenta la pericolosità di tutti coloro che vi transitano, che diventano a loro volta moltiplicatori irreversibili e potenziali della violenza ricevuta.
Il carcere evoca l’annientamento del “criminale” che spaventa e fa passare il messaggio che quelli in libertà sono sempre innocenti, mentre quelli imprigionati sono certamente colpevoli. Questo vale soprattutto per gli extracomunitari e i poveri, che sono i più arrestati e reclusi rispetto al resto della popolazione, al punto che produce nella gente la convinzione che sono coloro che commettono più crimini. Il carcere è considerato come un male necessario, nella mancanza di coscienza e conoscenza in generale, senza alcuna consapevolezza che provoca più problemi di quanti ne risolve. Sembra non possa esserci alternativa ad esso, mentre e necessario progettare la sua abolizione e sostituzione di forme diverse di gestione degli illeciti.
L’abolizione della prigione non è un’utopia.
Il carcere è barbarie, in quanto vendicativo ed incurante della reale esperienza delle persone, strumento dell’antica retorica del castigo. E’ necessario mettere in discussione la costruzione che il diritto penale produce degli atti illeciti, che sta a fondamento delle pene detentive, per operare un salto di paradigma, che conduca ad una conoscenza oggettiva dei fatti perseguiti e di chi li pone in essere, nell’ottica della reintegrazione e della ricostruzione dei legami sociali.
Continuare a sostenere il sistema carcerario significa in fondo autorizzare la pratica della vendetta di Stato e della sua violenza, con l’imposizione del dolore e della sofferenza ai ristretti. Non vi è alcun motivo di credere che lo spettro della prigione ridurrà la criminalità, è pertanto assurdo ritardare la ricerca di soluzioni di non carcere.
Gli obiettivi di No Prison sono evidenti proprio nell’ottica delle soluzioni per una riduzione considerevole dei numeri della detenzione, nella de-costruzione delle astrazioni e generalizzazioni del sistema penale, per analizzare e risolvere i conflitti, oltre la cultura della vendetta, dentro ad un’informazione e coscienza estese.
In libreria dal 27 maggio.
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