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Padova: Bufera sulla Polizia Locale, quattro agenti fermano un venticinquenne in Bmx in modalità «I can’t breathe»

L’assessore Bonavina mette le mani avanti ed esclude che ci sia una correlazione tra il colore della pelle del venticinquenne residente a Padova e le modalità del fermo: «Lo escludo, ma se venissero ravvisati comportamenti scorretti, non consoni o addirittura abusi, prenderemo i dovuti provvedimenti»“

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«Mi state umiliando, mi state umiliando», lo ripete più volte. E’ un bruttissimo episodio quello che si è consumato in via Umberto I, nella domenica del 25 aprile. A un giovane su una bicicletta sportiva, una Bmx da freestyle, viene intimato di fermarsi da quattro agenti della Polizia Locale. Forse perché le bici di quel tipo non hanno un sistema di frenata tradizionale, questa è un po’ lunga e si innesca così un fraintendimento che per fortuna non porta a più gravi conseguenze.

Presa

Il giovane, come si vede chiaramente da un video che sta circolando sui social, viene bloccato dagli agenti che gli chiedono un documento per l’identificazione. Ha con sé il codice fiscale, come dice più volte, ma per gli agenti non basta: «Con quello potete identificarmi», dice quando ormai la situazione ha preso una brutta piega. Uno dei quattro agenti infatti, che dal video sembra evidentemente avere un atteggiamento oltre le righe rispetto ai suoi colleghi, ha afferrato da dietro il ragazzo, per il collo, sbattendolo per terra senza lasciare la presa. L’immagine non può che richiamare a quel «I can’t breathe» farfugliato con le ultime forze da George Floyd, l’americano ucciso da un agente di polizia negli Usa proprio a seguito di quel tipo di presa, prolungata fino alla asfissia. E facendo leva su questo drammatico episodio che ha fatto il giro del mondo che chi filma il fermo in via Umberto, cerca di calmare la situazione, ma sono tante le persone che invitano gli agenti ad avere un atteggiamento meno aggressivo e violento sul giovane.

Conseguenze

«Quando mi sono state sottoposte le immagini che circolavano in rete ho subito chiesto un dettagliato rapporto su quanto accaduto al Comando della Polizia Locale. Questo perché, pur nella mia massima fiducia sulla professionalità dei nostri agenti che sono certo non agiscono su basi discriminatorie ma sono un corpo a servizio di tutti i cittadini e della legalità, era corretto avere un quadro preciso di cosa fosse accaduto e di come si sia arrivati al fermo documentato anche dalle immagini», ha fatto sapere l’assessore alla sicurezza, Diego Bonavina. L’assessore mette le mani avanti ed esclude che ci sia una correlazione tra il colore della pelle del venticinquenne residente a Padova e le modalità del fermo.  «Non serve in questa sede ribadire che la nostra amministrazione, da sempre e coi fatti, ha dimostrato di essere attenta ai diritti di tutti quanto ai doveri e ha sempre attuato politiche di rispetto delle persone come della legalità, dell’inclusione, e soprattutto volte a combattere ogni forma di xenofobia. Capisco che questi episodi siano sempre spiacevoli per tutti, agenti compresi, soprattutto in un clima in cui legittimamente e da più parti, anche sulla base di episodi gravi avvenuti negli Stati Uniti, si è chiesta una policy di trasparenza e proporzionalità nell’uso della forza da parte delle forze dell’ordine, ma mi sento di escludere che il caso in oggetto nasca da quell’humus culturale sbagliato e correttamente condannato». L’assessore Bonavina ha però fatto sapere, contattato direttamente, che «se sarà ravvisato che ci sono stati comportamenti scorretti, non consoni o addirittura abusi, in quel caso ci potrebbero delle conseguenze».

Body Cam

L’assessore entra nella dinamica del fermo: «La persona in questione ha rifiutato di fermarsi all’alt degli agenti, ha rifiutato di fornire i documenti di identificazione e ha infine tentato la fuga. Tutti questi aspetti integrano reati penali e necessariamente prevedono che il personale di polizia proceda con l’identificazione, poiché non era dato sapere in quel momento quali fossero i motivi per cui la persona opponeva resistenza e tentava la fuga.
In questo momento è in corso un procedimento di polizia giudiziaria per i reati commessi. La persona è dotata di un avvocato come previsto dal codice di procedura penale e ora, nelle sedi previste e con le autorità preposte, si procederà alla verifica dei fatti e a fare quindi chiarezza su quanto avvenuto». Detto questo, come anche il ruolo impone, l’assessore ha ribadito, proprio per evitare casi come questo, l’importanza della Body Cam per gli agenti: «Ci tengo a ribadire, a dimostrazione di quanto siano per noi importanti il rispetto dei diritti e della trasparenza tanto per gli agenti quanto per tutti i cittadini, che siamo tra le prime città in Italia ad introdurre l’uso massiccio delle body cam, ovvero dispositivi in gradi di certificare sia eventuali aggressioni agli agenti sia, viceversa, eventuali comportamenti non idonei da parte degli agenti. Una cosa è certa e va ribadita: le regole valgono per tutti e vanno rispettate e io non posso che considerare positivamente in termini più generali lo sforzo di tutte le forze dell’ordine che ogni giorno lavorano a servizio della comunità per la tutela di tutti».

Ivan Grozny Compasso

da Padova Oggi

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PADOVA: PARTECIPATO PRESIDIO ANTIRAZZISTA DOPO UNA AGGRESSIONE DI POLIZIA

Al grido di “No Justice, No peace” a Padova si è tenuto ieri sera, 26 aprile 2021, un partecipato presidio sotto la sede del Corpo di Polizia Municipale di via Gozzi dopo che il giorno prima si è registrato un preoccupante episodio di violenza razzista da parte proprio di alcuni agenti della municipale.

Come ricostruito da attiviste e attivisti antirazzisti il 25 aprile 2021 tre agenti della polizia municipale hanno fermato un ragazzo di origine africana perchè banalmente percorreva con la bicicletta un tratto di pista pedonale contromano. Per questo banale episodio è stato fermato, stretto al collo, scaraventato a terra e bloccato per diversi minuti, comprimendogli il torace.

“Una scena purtroppo vista tante volte in giro per il mondo, che immediatamente rimanda a quanto accaduto poco meno di un anno fa a Minneapolis, a quel “I can’t breathe” disperato urlato da George Floyd in fin di vita, a quell’uccisione che ha rotto gli argini di secoli di razzismo e privilegio bianco” ricordano dalla piazza dove si sono registrati numerosi interventi al microfono,  soprattutto di giovani di seconde generazioni, che hanno denunciato il carattere sistemico di questi episodi razzisti anche in questa città.

Segnalate anche le responsabilità istituzionali sia prima che dopo i fatti, su tutte le imbarazzanti prese di posizione dell’assessore alla sicurezza, come ci ricorda in questa intervista Nando, del CS Pedro, presente ieri in piazza. Ascolta o scarica

da Radio Onda d’Urto

 

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