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Omicidio Sandri, la superteste giapponese"L’agente mirò per 10 secondi"

Il racconto della testimone dell’omicidio del tifoso laziale, ucciso sulla A1″Puntò la pistola verso quell’auto. La teneva con entrambe le mani. Poi sparò”
“Quel poliziotto prima di sparare puntò l’arma e prese la mira per dieci secondi…”. È l’accusa della supertestimone dell’omicidio di Gabriele Sandri. Ma non solo: cinque giorni prima aveva superato con giudizio positivo l’addestramento al poligono di tiro. Era il 6 novembre 2006, qualche giorno dopo, domenica 11, l’agente della polstrada Luigi Spaccarotella estrasse la pistola d’ordinanza e sparò contro l’auto con a bordo Gabriele Sandri uccidendo il 28enne tifoso della Lazio. “Non fu un colpo accidentale. Quell’agente mirò prima di premere il grilletto” hanno sempre sostenuto i famigliari di Sandri, assistiti dall’avvocato Michele Monaco. Una ricostruzione fatta propria dal pm Giuseppe Ledda che, a chiusura delle indagine, ha confermato l’imputazione di “omicidio volontario”. Una conclusione basata su alcune dichiarazioni. Ad accusare il giovane poliziotto sono due donne e in particolare un’operatrice turistica giapponese che per caso quella domenica si trovava nell’area di servizio di Badia al Pino sull’A1, vicino ad Arezzo. Keiko H., 42 anni, è la supertestimone dell’inchiesta sull’uccisione di “Gabbo”. Il 15 novembre ha raccontato la sua verità agli investigatori della guardia di finanza e ora le sue dichiarazioni sono finite tra le migliaia di pagine depositate dalla Procura di Arezzo. “Dopo aver fatto colazione – si legge sul verbale – uscivo dall’autogrill per fumare una sigaretta nel piazzale antistante. All’improvviso sentii uno sparo. Ma non capivo la provenienza. Vidi allora dei ragazzi, dall’altra parte dell’autostrada, scappare e correre verso delle autovetture. Successivamente vidi i due poliziotti correre verso di me e in particolare uno dirigersi verso l’estremità del piazzale mentre dall’altra parte i ragazzi salivano su un’autovettura di colore chiaro. Il poliziotto dopo essersi fermato puntava una pistola tenendola con entrambe le mani protese in direzione dell’autovettura e dopo circa dieci secondi sparava. Ricordo bene il momento dello sparo: l’autovettura era in movimento e anche dopo proseguiva la marcia. A quel punto, impaurita, mi sono recata verso il pullman sul quale viaggiavo”.
La versione della giovane giapponese trova conferma anche dal racconto da una cassiera dell’autogrill. La donna però riferisce di aver sentito uno solo sparo. “All’interno del market un mio collega aiutava a fare delle fotocopie, dopo alcuni minuti l’agente è uscito. Dopo un quarto d’ora udivo il suono di una sirena. Allora uscivo dal locale e vidi che c’erano due auto della polizia. Nell’area di servizio opposta vedevo delle persone correre con in mano dei bastoni o qualcosa di simile e raggiungere un’autovettura e saliti a bordo partire in direzione nord”. La dipendente dell’autogrill racconta poi il momento dello sparo. “In quell’istante uno dei poliziotti mi è passato davanti. Giunto alla fine del guardrail, all’altezza di un cumulo di terra smossa, ha disteso entrambe le mani impugnando la pistola. Ha aspettato che quell’auto imboccasse la rampa che da accesso all’autostrada e poi ho udito un colpo di pistola. E mentre l’auto continuava il suo viaggio, il poliziotto è tornato sui suoi passi, sempre correndo, e ha raggiunto i suoi colleghi”. E ancora: “Non ho notato assolutamente se il poliziotto durante la corsa, sia all’andata che al ritorno, avesse in mano una pistola che, ripeto, gli ho visto impugnare solo poco prima della sparo”.

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